Abbasso lo sfruttamento dei braccianti agricoli. Enologhe di tutto il mondo, unitevi
di Elena Di LuigiQuesta settimana, nel mondo, si è parlato di storia, donne, moda e diritti umani.
THE DRINK BUSINESS. A 50 metri sotto il livello del mare, al largo di Tirana in Albania, è stato ritrovato un relitto con 300 anfore usate per trasportare il vino verso i mercati del nord Europa. Questi contenitori risalenti al primo secolo a. C. ci ricordano l’importanza dell’area per la sua fiorente attività vinicola. Gli archeologi non escludono sorprese dagli altri 20 siti individuati nel mare e ancora tutti da esplorare.
DECANTER. Il sito www.womenwinemakers.com, dopo aver censito oltre 3,200 cantine californiane, ha concluso che solo il 5% di quelle al sud dello stato contro il 12% di quelle di Sonoma e Napa sono dirette da donne winemaker. Nonostante la dominanza maschile nel settore, si prevede una crescita al femminile nei prossimi anni del 15-20%, a differenza di quanto avviene in Francia e in Italia, dove nonostante una più antica tradizione le cose sembrano andare a rilento. Ma altrove….
THE NEW YORK TIMES. Ntsiki Biyela, prima di studiare da winemaker in Sud Africa non sapeva nemmeno cosa fosse il vino. Al termine del college e pronta a tutto per ottenere una borsa di studio che la portasse lontana dalla baraccopoli dove era nata e cresciuta, accetta di studiare enologia nella prestigiosa Stellenbosch University. Oggi, dopo il titolo di donna winemaker nel 2009 e altri premi, è considerata tra i migliori del paese e si distingue perché si rifiuta di descrivere un buon vino con termini altisonanti quando basta un “very nice”.
BBC NEWS. Ma in Sud Africa altri problemi restano irrisolti. L’agenzia Human Right Watch nel documento “Ripe with Abuse” ha denunciato i viticoltori sudafricani per gli abusi perpetrati ai danni dei braccianti stagionali. Oltre a sollecitare il governo a intervenire in queste zone, l’agenzia dichiara che anche il consumatore può esprimere la sua indignazine boicottando i supermercati che non possono dimostrare la virtuosità delle cantire da cui importano i vini.
L’ALSACE. Si chiama “Vino di the verde” e Frédéric Pottecher è il primo a produrlo in Europa seguendo una ricetta cinese. Ne esistono 5 variazioni in base a miscele diverse e ha una gradazione alcolica pari a 13.5 gradi. Rimandiamo i giudizi a dopo l’assaggio.
MERCURY NEWS. Bere o servire il vino con cubetti di ghiaccio potrebbe non essere più un gesto punibile con la radiazione dall’albo dei “wine connoisseurs”. Rispettabili cantine in Francia, Argentina e Australia stanno producendo dei vini pensati per party-goers e bevitori occasionali. Quindi vini più dolci, un pò frizzantini e più piacevoli on the rocks, magari sulla spiaggia o per un picnic. Novità o semplice revival degli anni ’70?
DIARIO UNO. Attraverso un sistema di tracciabilità laser, l’Argentina dice basta agli scandali del vino. L’Instituto Nacional de Vitivinicultura (INV) ha stabilito che, gradualmente a partire da settembre, tutti i vini per il mercato nazionale ed estero dovranno portare un codice ufficiale che ne permettà la tracciabilità online. Il tutto a costo zero per il consumatore.
THE GUARDIAN. Vi siete mai chiesti se bere vino British o English sia la stessa cosa? Per i produttori a nord della Manica la differenza è essenziale, visto che per “britannico” si intende il vino fatto con uve di bassa qualità e importate, mentre per “inglese” un vino da uve coltivate nel sud del paese. A preoccuparli di più di questi tempi però è il prezzo, molto basso per i primi perché avendo una gradazione alcolica minore costano meno e si vendono meglio al supermercato. Come dire, avete voluto la bicicletta…
NEW ZEALAND HERALD. Disegnano abiti, ma anche maioliche, penne, bagni e una lista infinita di oggettistica varia. E perché non bottiglie e etichette? Tra gli stilisti che hanno già prestato la matita al mondo vinicolo ci sono Jean-Paul Gaultier che ha disegnato una bottiglia-corsetto per lo Champagne Piper-Heidsieck e la casa Emilio Pucci, che ha “vestito” La Grande Dame di Veuve Clicquot. Tutto purchè non ci rifilino vini dagli aromi firmati.
THE GUARDIAN. E per rimanere in tema moda & vino, gli stilisti dicono che questo autunno vestiremo boozy-colours, quindi scarpe bordeaux, giacche merlot e così via.
2 Commenti
Lorma
circa 13 anni fa - Link"si distingue perché si rifiuta di descrivere un buon vino con termini altisonanti quando basta un “very nice” condivido: è la mia filosofia di produttrice amante delle vigne e non del vino!
RispondiAlberto G.
circa 13 anni fa - LinkBoicottare tutti i prodotti non etici,sarebbe una bella risposta a questi personaggi che ancora esistono,anche in Italia. Lo sfruttamento (ed anche il razzismo)e' uno dei motivi psicologici che da sempre mi hanno condizionato nel bere i vini sudafricani. Saro'esagerato, ma secondo me il 90%di chi produce ed e' imprenditore in questi paesi e'uno che viene da famiglie che i passato si sono arricchite e fatto affari grazie al governo di razzisti,che permetteva solo ai bianchi di possedere e produrre qualcosa.Perche' dovrei bere lo sporco vino dei loro eredi?Se non conosco chi lo fa e come non lo bevo manco grtis.Cambiassero pure i nomi alle zone che hanno dei nomi coloniali.
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