Winemap of Europe | Questo lavoro mastodontico sul climate change del vino europeo lascia a bocca aperta

Winemap of Europe | Questo lavoro mastodontico sul climate change del vino europeo lascia a bocca aperta

di Jacopo Manni

A Bolzano, dal 1992, esiste uno dei centri di ricerca privati più importanti d’Europa. I temi di cui si occupa Eurac Research sono vari e continuamente aggiornati: management e cultura d’impresa, genetica ed energie rinnovabili ma anche, negli ultimi anni, monitoraggio ambientale e ricerca ecologica di lungo periodo. Un lavoro trasversale e incisivo, basti pensare che se conosciamo a fondo la storia della mummia Ötzi è proprio grazie ai ricercatori di Eurac.

Nel biennio 2021-2022, un team di ricerca interdisciplinare composto da Università di Venezia, Università di Trás-os-Montes e Alto Douro e Università di Innsbruck, guidato da Eurac Research, ha collaborato alla creazione di una winemap europea, una mappatura dettagliata di tutte le 1.174 DOP del vino europeo (dato riferito al 2021).

La winemap si basa su una raccolta di big data riferiti alla produzione europea vitivinicola, tra cui varietà di uva, confini geospaziali e dettagli di produzione, ed è la prima rappresentazione delle regioni europee DOP in un’unica risorsa completa. La winemap rende molto più semplice e coinvolgente il conoscere e visualizzare il vigneto europeo nel suo insieme, rendendo accessibili informazioni chiave come il tipo di vitigno coltivato in ogni regione e i metodi di produzione utilizzati.

Bellissimo viaggiare all’interno della mappa alla scoperta di DOP semi sconosciute, come per esempio la DOP danese di Kolding dedicata ad uno sparkling.

dop danese

La winemap è un tool che non ha il solo scopo di contribuire a mappare il patrimonio delle regioni vinicole europee, ma nasce soprattutto con lo scopo di aiutare ad affrontare le sfide future che il settore vitivinicolo europeo dovrà sostenere e fornire dati aggiornati che contribuiscano a tradurre le informazioni in decisioni e azioni politiche.

Per mettere a terra tutti i dati analizzati e provare più concretamente a fornire risposte, sempre più urgenti come stiamo vedendo in questa torrida 2024, è stato creato quello che i ricercatori hanno chiamato Vulnerability Index – Winemap Climate.

Il Winemap Climate offre una panoramica della vulnerabilità delle regioni vinicole DOP europee ai cambiamenti climatici, basandosi su un indice di vulnerabilità integrato. Questo indice considera tre dimensioni chiave: esposizione ai cambiamenti climatici, sensibilità delle varietà di vite alle variazioni climatiche e capacità di adattamento delle regioni. L’indice fornisce una valutazione comparativa della resilienza climatica, identificando le DOP più a rischio e quelle che potrebbero invece paradossalmente beneficiarne proprio dai cambiamenti climatici.
La mappa mostra le 1.174 DOP valutate, con informazioni dettagliate accessibili per ogni denominazione.

Attenzione però, perché tale indice di vulnerabilità classifica i gradi di rischio delle singole DOP e non dei territori vitati, e li parametra secondo quattro gradi di rischio: Very High evidenziate in rosso, High in arancione, Moderate in giallo e Low in verde.

Andando a focalizzarci sull’Italia, si scoprono cose molto interessanti, se non assolutamente rilevanti per il prossimo futuro di alcune denominazioni.

winemap
Nella fascia più a rischio, evidenziata in rosso, troviamo solamente la fascia costiera centro adriatica che dall’Abruzzo sale a nord fino alla Romagna, includendo la zona della bassa e media pianura del mantovano. Secondo questa classificazione, le DOP ad altissimo rischio oltre al Lambrusco Mantovano sono le denominazioni Bosco Eliceo, Bianchello del Metauro, Castelli di Jesi, Falerio, Offida e Terre di Offida, e tutta la denominazione Trebbiano d’Abruzzo.

winemap

In arancione vengono classificate le denominazioni considerate ad alto rischio, e anche qui la parte più sensibile ai cambiamenti climatici, e che sembra più in sofferenza, è l’Italia Centro-orientale, con la fascia geografica corrispondente al corso del Po, che va quindi da Ravenna fino a Torino, e la fascia pedemontana che da Venezia arriva fino a Brescia.

Fa riflettere molto il fatto che al sud le denominazioni con rischio Very High siano totalmente assenti, mentre con rischio High in arancione ci siano solo 5 denominazioni e tutte non particolarmente significative come: Cilento, S. Anna di Isola Capo Rizzuto, Noto, Erice e Delia Nivolelli.

Al contrario, questi indici ci raccontano che sono a rischio molte delle DOP più significative del mondo enologico, non solo italico. Parliamo di Barolo e Barbaresco, Montepulciano e Cerasuolo d’Abruzzo, Chianti Classico, Oltrepò Pavese, Colli Tortonesi, Franciacorta, Conegliano Valdobbiadene e Asolo Prosecco.

moderate

In fascia gialla, considerata quindi a rischio moderato, la situazione è molto distribuita sull’intera penisola in modo che potremmo definire più omogeneo ed equilibrato. Con Puglia, Sardegna, Sicilia e costa tirrenica laziale e toscana che finalmente appaiono in tali classificazioni. Sono molte le denominazioni considerate a rischio moderato. Le considerazioni più significative ed importanti vanno però fatte a partire dall’ultima classificazione.

low

In verde sono evidenziate tutte quelle denominazioni che risultano a basso rischio, quelle quindi che secondo questo studio presentano le migliori capacità di adattamento ai cambiamenti climatici tra tutte le denominazioni prese in considerazione. A rigor di logica, denominazioni futuribili e quindi appetibili per nuovi investimenti mirati alla resilienza del comparto vitivinicolo.

Sono molte le DOP che coprono tutto l’arco alpino, come era facile aspettarsi, passando dalle Colline Saluzzesi, al Pinerolese e alla Valsusa, al Canavese fino alla più che ovvia Valle d’Aosta. Spostandosi a est, si passa dalle Valli Ossolane, Ghemme e Colline Novaresi, fino alla Valtellina, Valcalepio, e Trento. Tutta la denominazione base del Prosecco poi sembra in gran forma, come anche il Collio Goriziano, Friuli e Friuli Colli Orientali tra le altre. I vermentino liguri e di Gallura anche sembrano in gran volata verso il futuro.

Da segnarsi sono le DOP toscane sostenibili e quindi forse più futuribili. Una lista di “outsider” che potranno magari conquistare nuovi e inaspettati spazi tra le denominazioni di una delle regioni più importanti nel mondo del vino. E sono in ordine sparso: Pomino, Colline Lucchesi, Valdinievole, Montecarlo, Bianco dell’Empolese, San Torpè (giuro che non la conoscevo), e più a sud la Valdichiana Toscana e Cortona.

Nel Lazio, sono due le DOP segnalate: Nettuno e Montecompatri-Colonna. Mentre se state cercando qualche zona dove investire in Puglia, sono evidenziate in verde le due di Castel del Monte cioè Nero di Troia Riserva e Bombino Nero. In Calabria le Terre di Cosenza e Savuto. Mentre in Sicilia si segnalano in ottima forma la Malvasia delle Lipari, le messinesi Faro e Mamertino di Milazzo, Monreale e Contea di Sclafani, al centro della Trinacria, e le già più famose Vittoria e Cerasuolo di Vittoria.

Winemap of Europe risulta essere dunque un lavoro mastodontico e di sicuro interesse scientifico, ma soprattutto, un bellissimo esercizio di futuro e prospettiva che indubbiamente serviva in un mondo dove al 30 luglio sono già troppe le aziende che hanno dovuto iniziare la vendemmia. Un lavoro che inizia, o quantomeno aiuta, a immaginare una nuova geografia del vino per la seconda prossima metà di questo veloce e incalzante XXI secolo.

Mappare il conosciuto per esplorare il possibile risulta ad oggi un esercizio di profonda necessità.

Sono sempre stato affascinato dalla cartografia. Facevo dei disegni ispirandomi alle carte geografiche. Per me le carte sono l’equivalente di una ricerca per classificare il caos. Una mappa ti dice dove eri, dove sei e dove sarai: in un certo senso rappresenta tre tempi in uno. È un meraviglioso ideogramma di informazione. (Peter Greenaway)

[La mappa è consultabile qui]

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Jacopo Manni

Laureato in Storia Medievale è PhD student in geografia a Tor Vergata con una tesi sulla valorizzazione vitivinicola del Vulcano Laziale. Studia i vini vulcanici e le geografie del vino. Ha un suo podcast sul futuro del cibo. Ha pubblicato libri di cucina per Terre di Mezzo e Armando Curcio e ha scritto podcast sul vino e sul cibo per Chora Media tra i quali Vino Vicino. Vive di vino e studia le sue geografie.

4 Commenti

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Simone

circa 1 mese fa - Link

Buongiorno, come mai la denominazione Montepulciano d'Abruzzo e Cerasuolo d'Abruzzo vengono nominate nel nord? Perché il trebbiano d'Abruzzo è a rischio rosso mentre le altre 2 denominazioni son a rischio arancione. Grazie

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Jacopo Manni

circa 1 mese fa - Link

Ciao Simone, non esiste nessun nord ma gradi di rischio (ho modificato il passaggio che forse confondeva) le mappe sono indicizzate sulla base del rischio di vulnerabilità che i ricercatori hanno elaborato sulla base di dati scientifici relativi alle singole DOP e non ai territori in generale. Per capirci meglio è la DOP trebbiano d'Abruzzo che viene classificata e non il territorio dove la DOP viene coltivata, per una serie di parametri relativi ai disciplinari e non al clima/suolo/ambiente di quello specifico territorio.

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Giuseppe

circa 1 mese fa - Link

Sara' che quando ci sono di mezzo mappe e cartine vado in brodo di giuggiole a prescindere dal resto ma l'ho trovato molto interessante da navigare e curiosare. E concordo che i risultati sono, in alcuni casi, sorprendenti. Certo sarebbe altrettanto utile sapere qualcosa di piu` sul "Vulnerability Index" e come praticamente viene calcolato ma temo sia troppo complicato per chi "non e' del mestiere". In futuro (temo prossimo...) avremo riscontro se ci hanno azzeccato o se il modello va rivisto. Per adesso grazie per la segnalazione, sito aggiunto ai bookmarks!

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Giacomo

circa 2 settimane fa - Link

rischiano di sparire i vini marchigiani, e io ho già perso il sonno

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