Vintage: A History of Wine | Tutte le puntate di Hugh Johnson sulla BBC (riassunte e con voto)

Vintage: A History of Wine | Tutte le puntate di Hugh Johnson sulla BBC (riassunte e con voto)

di Maria Rita Mancini

Stuzzicata dalle parole di Jacopo Manni su “Il vino” di Hugh Johnson mi sono trovata a fare binge-watching dell’intera serie di video della BBC (1989) – Vintage: A history of wine – una maratona scandita da un susseguirsi di “ancora uno, poi smetto…”.
Ho preso qualche appunto su ciascun episodio, una sorta di indice propedeutico alla visione, perché penso che dovrebbero essere visti da ogni eno-appassionato, specie se poco avvezzo alla cultura anglosassone del vino.

In calce ho poi aggiunto un commento rapido con voto in stelline (da una a cinque).


VINTAGE: A HISTORY OF WINE

PUNTATA 1 – Le origini
In Georgia, ai piedi del Caucaso, un uomo si lava i piedi, entra in un tronco scavato colmo di grappoli e comincia a pestarli. Non c’è traccia di una cantina ma si notano mucchietti di terra smossa sotto cui sono sepolti grandi qvevri in cui il vino fermenta. Una zucca scavata è lo strumento utilizzato per versare il vino nel bicchiere. Enologia primitiva. Il commercio lungo le vie fluviali porta alla diffusione della vite più a sud, prima in Mesopotamia poi in Egitto. Qui le scene delle pitture tombali raccontano la vinificazione di oltre 4000 anni fa.
Consigliato agli irriducibili del vino naturale.
Voto: ⭐ ⭐ ⭐ ⭐ ⭐

PUNTATA 2 – Vino e religione
Il viaggio continua da Oriente verso Occidente solcando il Mediterraneo, portando con sé il culto di Dioniso, il dio godereccio che si sollazza tra ebbrezza, disinibizione e piacere carnale. Ma il vino è presente anche nella religione cristiana e Hugh Johnson ci conduce nella città araba di Cana nel luogo in cui Gesù fece il suo primo miracolo, trasformando litri di acqua in buon vino. Si dice che da allora i suoi follower aumentarono notevolmente…
Consigliato ai gozzovigliatori seriali per i quali il vino è sacro!
Voto: ⭐ ⭐ ⭐

PUNTATA 3 – Il vino nell’antica Roma
Qui Johnson è l’oste di un bar di Pompei e racconta le democratiche proposte alla mescita degli antichi romani. Due i nomi citati tra tutti: Plinio il Vecchio, autore del primo manuale di viticoltura della storia, e Galeno, medico personale dell’imperatore, che usava il vino come panacea… i sintomi restavano, ma il paziente era più felice! L’espansione dell’Impero romano porta alla piantumazione della vite in Francia: è l’inizio di una nuova era enologica.
Consigliato ai fan di Alberto Angela!
Voto: ⭐ ⭐ ⭐ ⭐

PUNTATA 4 – Il vino in Germania
Arrivano i secoli bui del Medioevo. E tetri sono anche i corridoi e le cantine dell’abbazia Kloster Eberbach, sul Reno, scenario delle riprese de “Il nome della rosa”. Qui i monaci non producevano veleno ma vino bianco, un delizioso Riesling che poi commerciavano con la lungimiranza di un broker di Wall Street. All’esterno delle spesse mura, alter ego teutonico dell’iconico Clos de Vougeot, c’è il grand cru Steinberg, uno spettacolare clos di 32 ettari. Altrettanto impressionante è il racconto di quella che Johnson definisce “la degustazione più straordinaria della sua vita”: l’assaggio di una bottiglia di Riesling della superannata del 1540, dopo un breve affinamento di circa 424 anni. Chiude questa puntata eccezionale la leggenda degli eiswine. Imperdibile!
Consigliato a chi in cantina conserva ancora la bottiglia di lambrusco del bisnonno.
Voto: ⭐ ⭐ ⭐ ⭐ ⭐

PUNTATA 5 – L’Inghilterra e la Guascogna
Il poliedrico Johnson indossa cappello e impermeabile giallo per ripercorrere il viaggio delle navi che da Bordeaux trasportavano litri e litri del tradizionale claret rosso, destinato a riempire i calici inglesi. Poi, con un talento da trasformista, che farebbe invidia ad Arturo Brachetti, veste i panni dell’esploratore e, armato di torcia, scende nei sotterranei di Saint-Émilion tra botti, catacombe, tombe e resti umani.
Consigliato agli Indiana Jones alla ricerca delle botti perdute!
Voto: ⭐ ⭐ ⭐

PUNTATA 6 – La Côte d’Or
Johnson passeggia sul più instagrammabile dei vigneti, quello di Romanée-Conti, una chimera enologica. Il Professore di geologia dell’Università di Digione Noël Leneuf nell’intervista spiega la stratificazione del suolo dei coteaux, destinato solo alle varietà più nobili: chardonnay e pinot noir. Nel XIV secolo questa convinzione indusse Filippo II di Borgogna il Temerario a discriminare il più modesto gamay, che egli definì disgustoso e dannoso per gli esseri umani, e a bandirlo da questo Eden vitato. L’esilio nel sud della Francia sarà l’origine del Beaujolais!
Consigliato a chi: prendetemi tutto, ma non il mio Corton-Charlemagne!
Voto: ⭐ ⭐ ⭐ ⭐

PUNTATA 7 – La storia dello Champagne
Tra interviste impossibili a Dom Pierre Pérignon, labirinti di pupitres nelle cantine di Reims in cui ognuno sogna di perdersi, e la walk of fame dell’Avenue de Champagne, si snoda la storia delle bollicine più famose del mondo. Da perfetto gentleman inglese Johnson omaggia la Signora dello champagne, Madame Veuve Cliquot, mostrando come l’intuito femminile avesse cercato di risolvere il pericolo delle esplosioni delle bottiglie, quando ancora non esisteva la gabbietta in ferro… niente spoiler, andate a vedere!
Consigliato agli Champagne addicted!
Voto: ⭐ ⭐ ⭐ ⭐ ⭐

PUNTATA 8 – Madeira e Porto: i vini immortali
Un’isola sperduta nel mezzo dell’oceano e caldo potrebbero indurre a pensare che il solerte Johnson, che ha lasciato il completo in tweed per una vivace camicia, si sia preso una vacanza, invece l’indefesso inglese sta illustrando la produzione del Madeira.
Quindi si sposta in Portogallo e si immerge nell’atmosfera festosa della pigiatura delle uve, dove nelle grandi vasche i piedi si muovono a ritmo di fisarmonica. Il biopic è dedicato a Joseph Forrester, purista del Porto, che affogò nel Douro, che ai tempi, come mostrano le immagini in bianco e nero, era agitato da rapide turbolente.
Consigliato agli amanti del vintage.
Voto: ⭐ ⭐ ⭐ ⭐

PUNTATA 9 – L’ascesa di Bordeaux
Lafite, Latour, Margaux. Basterebbero questi tre nomi per ottenere un religioso silenzio. Ma nel lusso ostentato di Bordeaux, c’è chi rimane umile, come Eric de Rothschild, direttore di Lafite, il quale ha con parsimonia messo da parte qualche bottiglia e confessa di preferire l’annata del 1799 a quella del 1797.
Infine viene mostrato il sancta sanctorum di Bordeaux, il documento della classificazione dei 62 châteaux più importanti del Médoc. Sempre sia lodato.
Consigliato agli snob wine lover dell’upper class.
Voto: ⭐ ⭐ ⭐ ⭐ ⭐

PUNTATA 10 – La distruzione della vite europea
Ricordate la sigla di Quark? Sarebbe perfetta come intro di questa puntata interamente dedicata alla scienza del vino. Da Louis Pasteur alla fillossera, con tanto di primo piano dell’indisponente afide, che però viene sconfitto dall’eroe di tutti i bevitori di vino: Jules Émile Planchon. Segue un breve tutorial su come realizzare da soli un innesto nel caso di novello attacco!
Ma poiché Hugh non può finire una puntata senza mostrare una botte, con un repentino cambio di tema si passa ad un estemporaneo, ma appagante, assaggio di fresco rosso della Rioja del 1920!
Consigliato agli enoscienziati.
Voto: ⭐ ⭐ ⭐ ⭐

PUNTATA 11 – I vini australiani
Shottino, breve come la storia del vino australiano e le promesse degli uomini! L’aneddoto di Mr Seppelt riassume in modo esemplare quanto sia difficile imporre prodotti nuovi e quanta determinazione sia necessaria per infrangere le barriere dello scetticismo.
Consigliato ai talent scout del vino.
Voto: ⭐ ⭐ ⭐

PUNTATA 12 – I vini della California
Johnson dopo lungo girare, confessa che vorrebbe trovare un momento di quiete nella assolata Napa Valley o nella vicina Sonoma, la cui storia è legata all’ungherese Agoston Haraszthy che vinificava uno strano vino chiamato Zinfandel.
That’s America, il paese del self-made: si copia, ma sempre in grande: arrivano le barbatelle europee e si cerca di riprodurre i metodi borgognoni!
Nessuna cantina polverosa questa volta, ma una degustazione sul cofano di un’auto in mezzo alla vigna.
Consigliato a chi: preferisce l’Americano allo Spritz!
Voto: ⭐ ⭐ ⭐ ⭐ ⭐

PUNTATA 13 – Il vino oggi e domani
L’ultima puntata sembra un dietro le quinte, di quelli che appaiono dopo i titoli di coda, un contenuto speciale dedicato ai fedelissimi che lo hanno seguito tra botti e degustazioni. Sul video scorrono immagini di esperimenti tecnologici che sfidano i limiti della viticoltura, in luoghi torridi, vigneti che assomigliano più ad opere di land art che a zone di produzione. Nell’intervista Brian Croser, della cantina Petaluma, nel sud dell’Australia, dichiara: “La tecnologia non crea la qualità, la qualità si fa in vigna, ma la tecnologia permette il controllo della qualità”.
Stay tuned!
Consigliato alla generazione Alpha.
Voto: ⭐ ⭐ ⭐

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Maria Rita Mancini

Nata tra i Castelli di Jesi, laurea in lettere e filosofia, insegna italiano alla scuola primaria e si occupa di formazione. Dal 2021, a tempo perso, aiuta in cantina un amico produttore di ottimo Verdicchio. Affascinata dall'antropologia del vino, ha festeggiato il diploma dell'Associazione Italiana Sommelier con Chateau d'Yquem 1995.

1 Commento

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Stefano Cinelli Colombini

circa 11 mesi fa - Link

Deliziosi quei film, ricordo di averli visti tanti anni fa. Ovviamente sono molto "datati", come ogni pellicola di quell'epoca. Da allora sono stati studiati tantissimi documenti e le leggende (che in quei tempi erano quasi l'unica fonte di informazione) sono state superate da notizie vere, ricerche e dati, però nella loro ingenuità sono affascinanti. Si noti che l'Italia è confinata all'antica Roma, c'è una quantità spropositata di Francia e l'Europa centrale, i Balcani, il mediterraneo e l'oriente sono totalmente ignorati. I greci sono solo un lampo di Dioniso. Una visione così Old British da essere carinissima, ma oggettivamente un po' limitata. Già ai suoi tempi. A suo enorme merito si deve riconoscere che in Italia a quei tempi non ci passava neppure per il capo di realizzare qualcosa di simile su un supporto così moderno. Da noi solo libri. Ad esempio l'enciclopedia di Garoglio è anteriore e enormemente più informata, su ogni parte del mondo, però è cartacea. E noiosa.

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