Vendemmia 2024, luci e ombre | Qualche dato e la parola a 10 produttori

Vendemmia 2024, luci e ombre | Qualche dato e la parola a 10 produttori

di Simone Di Vito

Dopo l’annus horribilis 2023, bastava davvero poco per fare meglio. Le stime parziali nel report annuale di Assoenologi, Ismea e UIV (datato 24 settembre) ci raccontano che in questo 2024 saranno 41 milioni gli ettolitri di vino prodotti, un +7% sicuramente positivo che renderebbe di nuovo l’Italia il leader mondiale, in termini quantitativi, della produzione di vino. Tuttavia, numeri ben lontani dalla media produttiva degli ultimi 5 anni.

Molte delle problematiche dell’annata precedente hanno lasciato inevitabili strascichi, e non sono mancati precipitazioni, grandine, caldo afoso, siccità e dulcis anche alluvioni, marchi indelebili di un clima alle soglie del tropicale e ormai schizofrenico, con un riscaldamento globale sempre più protagonista. La curiosa controtendenza, invece, è che quest’anno in molti vini la gradazione alcolica sarà più contenuta del solito.

Stime vendemmiali
Nella tabella qui sotto, il trend di molte regioni falcidiate nel 2023 mostra una ripresa produttiva. In particolare, quelle di centro e centro-nord. Guardando però la media degli ultimi cinque anni, in realtà più che di aumento per alcune sarebbe più corretto parlare di ritorno alla normalità.

Su tutte, Abruzzo e soprattutto Molise hanno praticamente raddoppiato la produzione rispetto al 2023. Bene Toscana, Lazio, Umbria e Marche, poi Campania, Basilicata, Puglia e Calabria al sud, da segnalare infine una piccola ma significativa ripresa anche in Emilia-Romagna. Più o meno stabili Veneto, Friuli, Piemonte e Liguria; le note negative arrivano da Lombardia, Val d’Aosta, Trentino-Alto Adige e le isole.

Screenshot_20241021-072946

Come sempre però, la realtà può essere ben diversa dai numeri di una tabella. Per avere un po’ il polso della situazione anche stavolta ho interpellato dieci produttori, un mix da nord a sud tra realtà piccole, medie e grandi, tracciando poi con ognuna un piccolo bilancio post-vendemmia.


Partenza dall’Irpinia, dove la 2024 è stata una boccata d’ossigeno.

Serena Gaita – Az. Agr. Villa Diamante – Montefredane (AV) – Campania
“Questa è stata un’annata di ripresa da una disastrosa 2023, dove avevamo perso il 70% della nostra produzione, eppure quel poco fatto poi paradossalmente è stato di qualità eccellente. Con le malattie della vite purtroppo non si può ragionare di anno in anno e vista la virulenza della peronospora che avevamo avuto, il rischio era di avere un ritorno al risveglio del clima. Per fortuna non è successo e anzi le piante fin dalle prime ricognizioni sono apparse belle e sane, clima permettendo i trattamenti sono stati regolari, quindi non abbiamo avuto grossi problemi in vigna e anzi posso dire che abbiamo recuperato quasi tutta la produzione persa nell’annata scorsa.

Abbiamo avuto un fortissimo caldo a giugno, luglio e agosto con diversi crolli termici che non hanno permesso una maturazione fenolica e tecnologica adeguate. C’è stato un momento durante il prelievo campioni in cui analiticamente l’acidità c’era, ma in realtà l’uva era solamente dolce, fortunatamente poi sono tornate le piogge, il che ha generato un recupero della sensazione di acidità ma viceversa un blocco dell’accumulo di zuccheri, tant’è vero che in questa 2024 avremo gradazioni alcoliche più “basse” (12/12.5/13) rispetto agli ultimi anni

Fare un vino di vigna che rappresenti l’annata diventa sempre più difficile, non è più questione di capire il comportamento delle piante ma di interpretare il clima attuale. Non puoi più fidarti delle tue conoscenze perché poi, per esempio, arrivi ad agosto in cui hai 15 giorni di pioggia consecutivi e le maturazioni non saranno quelle che più o meno ti aspettavi. L’imprevedibilità del clima da un lato rende tutto più pesante e difficile, dall’altro rende la cosa avvincente poiché è lì che il produttore dimostra di sapere far un vino d’annata.”

WhatsApp Image 2024-10-08 at 10.49.30

Fiano a Montefredane – Az. Agr. Villa Diamante


Da Avellino saliamo a Cupramontana, dove anche qui, dopo una 2023 da lacrime e sangue, si torna a respirare.

Corrado Dottori – La Distesa – Cupramontana (AN) – Marche
“Annata segnata da un germogliamento precocissimo a causa di un inverno sostanzialmente assente. Fioritura e invaiatura sono state molto precoci. In primavera c’è stata un’alternanza di periodi molto caldi e asciutti e periodi freddi e molto umidi; dalla fine di giugno ai primi di settembre abbiamo avuto una totale assenza di precipitazioni e ondate di calore importanti. Settembre e la prima parte di ottobre, al contrario, hanno visto riversarsi sul lato adriatico quantità di piogge notevoli, con episodi di tipo alluvionale.

Un andamento così squilibrato e – a tratti – estremo ha ovviamente condizionato fortemente la maturazione delle uve. Abbiamo riscontrato grandi differenze tra vitigno e vitigno, tra vigneto e vigneto, molto spesso tra parti differenti nella stessa vigna. La vendemmia è stata quindi molto lunga, faticosa e complicata, sono state necessarie raccolte scalari e grandi selezioni più del solito. Tuttavia dopo la terribile 2023 qui abbiamo avuto una buona produzione sia in termini quantitativi che qualitativi, con ottimi andamenti delle fermentazioni legati alla buona dotazione di azoto assimilabile, motivo per cui faremo tutti i nostri vini, con l’impressione che questi giocheranno più su leggerezza e finezza che su potenza e estrazione.”

-8530237037399850041

Vendemmia terminata – La Distesa


I capricci di un clima ormai imprevedibile si fanno sentire anche in Trentino, dove è successo di tutto e di più…

Mario Pojer – Pojer & Sandri – San Michele all’Adige (TN) – Trentino
“Siamo partiti con un stagione invernale atipica e molto mite, sono mancati freddo e neve, ciò che caratterizza il nostro inverno trentino insomma. Finito l’inverno ha fatto caldo fino al 25 di aprile, in cui c’è stato subito un piccolo disastro (in foto): in quota siamo arrivati a -1°C e il nostro impianto di 12 ettari di varietà Piwi ha sofferto il freddo, di questo abbiamo perso circa il 70%. La vegetazione anticipata con temperature e pioggia (quest’anno circa 1580 mm, la media negli ultimi 103 anni era di 950!) ha fatto sì che la peronospora ci è praticamente saltata addosso, per cui avanti tutta coi trattamenti.

Altra rogna l’abbiamo avuta con le nottue e i maggiolini che mangiavano i germogli appena cresciuti, era pieno. Poi è arrivata la fioritura e ancora tanta pioggia, e per via della filatura (può essere provocata sia dall’avverso andamento della stagione che da parassiti che sottraggono linfa ai fiori, N.d.A.) ci hanno rimesso varietà come il lagrein. A maggio ancora peronospora e trattamenti, ad agosto caldo, siccità e mal dell’esca (mai avuto così tanto come quest’anno), non ci siamo fatti mancare anche un po’ di grandine ma per fortuna non ha fatto danni. Infine settembre, con tanta acqua e una vendemmia piuttosto difficile.

Morale della favola: 30% in meno sulla produzione, un non esagerato contenuto zuccherino ma qualità accettabile, in particolare penso che faremo dei buoni bianchi e sicuramente un ottimo pinot nero. Alla fine posso dire sicuramente meglio della catastrofica 2023, ma è stata comunque un’annata di merda, anche se siamo riusciti tutto sommato a portarla a casa. Purtroppo quando c’è di mezzo il 4 (’84, ’94, 2004 e 2014) bisognerebbe evitarle queste annate.”

IMG-20241014-WA0025

I danni del 25 Aprile sul vigneto PIWI – Pojer e Sandri


Ottime notizie dall’Etna, qualità, quantità e un anticipo sulla raccolta in linea col trend degli ultimi anni.

Salvo Foti – I Vigneri – Milo (CT) – Sicilia
“Quest’annata è stata contraddistinta da piogge scarse nel periodo autunno-invernale, senza nessuna nevicata e con temperature massime sopra la media. Alcune piogge fuori stagione sono pervenute tra maggio e giugno, per fortuna contenute e meno intense rispetto all’annata precedente e questo ha evitato attacchi massici di peronospora che avevano avuto proprio nella 2023. I mesi estivi sono stati abbastanza caldi. Le piogge, di buona intensità e quantità, sono arrivate in diversi momenti di questo periodo e hanno consentito alle piante di riprendersi dallo stress dovuto al caldo. Le maturazioni sono state molto lente, date le importanti escursioni termiche e i passaggi climatici estremi tra caldo e freddo.

Le varietà autoctone etnee hanno raggiunto la perfetta maturazione solo tra fine settembre e la prima decade di ottobre. Abbiamo raccolto tutto tra la fine di settembre e metà ottobre, periodo in linea con lo scorso anno ma se penso a 5/6 anni fa siamo in anticipo di almeno 2 settimane. L’annata 2024 ha dato delle uve sane. Secondo il nostro parere, sia per quantità che qualità è un’ottima annata.”

IMG-20241016-WA0002

Alberello di grenache di 150 anni a 1000 m – contrada Tartarici Soprano, Etna Nord-Ovest – i Vigneri


Uno sguardo in Romagna dove per fortuna si è portato a casa gran parte del raccolto prima dell’ennesima alluvione.

Elisa Mazzavillani – Marta Valpiani – Castrocaro Terme (FC) – Romagna
“A Castrocaro Terme l’annata ha avuto le sue complessità: l’inverno praticamente non c’è stato e le piogge sono state sporadiche, pertanto le piante si sono risvegliate molto prima del previsto. Il 23 aprile abbiamo evitato per un soffio la gelata sul sangiovese che già aveva germogliato. Da gennaio a giugno sono caduti circa 380 mm (concentrati maggiormente in primavera) ciò ha garantito un buon equilibrio in vigna grazie anche a un clima piuttosto mite, salvo poi non esserci più nessuna precipitazione dal 1 luglio al 2 agosto, con temperature fino ai 38°C e minime notturne raramente sotto ai 18°. In pre-invaiatura, abbiamo aiutato le piante con due applicazioni di caolino, sia per proteggere i grappoli dalle scottature, ma anche per abbassare la temperatura interna delle piante; su certe esposizioni abbiamo rivisto ed eliminato la cimatura sfruttando invece “l’effetto a ballerina” di ricaduta dei tralci per aumentare l’ombreggiamento. Le prime piogge sono giunte il 19 e 20 agosto, appena in tempo, posticipando la vendemmia dei bianchi di una settimana e dando un grande aiuto al sangiovese che aveva già i vinaccioli maturi.

Quest’anno le bucce erano meno spesse, rispetto agli anni precedenti. Dando un’occhiata ai mosti suppongo saranno vini leggeri di alcool, con pH bassi e acidità nella media, salatissimi e con tannini lievi, insomma: particolarmente golosi da bere. Ancora non so se usciremo con tutti i cru, ma personalmente sono felice di esser riuscita a portare a casa quasi tutte le uve prima della terza alluvione (in un giorno sono caduti 172 mm). In questi momenti ci si sente da una parte molto grati perché poteva andare molto peggio e al tempo stesso particolarmente fragili. Il cambiamento climatico è un fatto reale, ogni anno è una nuova sfida, che porta con se una maggiore capacità di osservazione e sensibilità di lettura della campagna, dove cerchiamo ogni anno di dare il massimo.”

IMG-20241017-WA0025

La tecnica del “baie-par-baie” utilizzata per il vino Fiore dei Calanchi – Marta Valpiani


A dispetto delle più che positive stime regionali (+30% sullo scorso anno), sul Vulture, ahimè, la realtà è stata ben diversa.

Viviana Malafarina – Basilisco – Barile (PZ) – Basilicata
“La 2024 era partita sotto ottimi auspici. La paura per la ripartenza della vegetazione dopo i danni da peronospora della 2023 è stata spazzata via da un germogliamento esuberante e omogeneo. La fioritura è stata regolare e promettente, mentre l’allegagione ha portato un ottimo quantitativo di futuri grappoli. Purtroppo l’assenza quasi totale di precipitazioni dall’autunno precedente ha iniziato a mostrare le conseguenze ad inizio estate. Nonostante i nostri vigneti poggino su suoli vulcanici e si trovino tra i 500/600 metri di altitudine abbiano un effetto tampone che trattiene l’acqua e idrata i suoli anche in condizioni per altre zone deleterie. Tuttavia, con l’innalzarsi delle temperature è stato evidente che la mancanza di accumulo idrico nei mesi invernali avrebbe compromesso la produzione.

Tutti i settori agricoli della Basilicata ne hanno risentito, tanto da spingere la regione a parlare di stato di emergenza. Per la viticoltura nelle zone alte del Vulture le piogge iniziate ad arrivare a inizio agosto hanno dato nuovo spunto alla vegetazione e ridato slancio allo sviluppo dei grappoli in corso di invaiatura. Oggi, a vendemmia ultimata da poco (in anticipo rispetto al consueto termine della prima decade di novembre) possiamo tirare le somme di un’annata di qualità effettivamente interessante ma disastrosa dal punto di vista quantitativo. Non produrremo i cru da singolo vigneto ma solo i due vini da assemblaggio di più vigne e ridurremo di molto le bottiglie totali. Due annate consecutive a produzione più che dimezzata mettono in difficoltà il comparto e obbligano a porsi degli interrogativi sulla gestione dei vigneti nonché su un disciplinare fermo al 1971, che non tiene conto delle variazioni climatiche degli ultimi anni.”

Messenger_creation_735581DF-7FA5-4DEF-9286-1CA443B74742

La siccità sul Vulture: pochi grappoli e poco sviluppati – Basilisco


Un salto nelle Langhe, dove da due anni a questa parte la pioggia ha mitigato un po’ la siccità patita negli anni scorsi.

Fabio Alessandria – Comm. G.B. Burlotto – Verduno (CN) – Piemonte
“La definirei un’annata in parte “d’antan” ed in parte “moderna”. D’antan perché abbiamo avuto una mole di precipitazioni a cui non eravamo più abituati (dovremmo aver superato i 900 mm di pioggia, caduti prevalentemente durante il periodo vegetativo della vite); moderna in quanto l’estate tra fine luglio e agosto è stata soleggiata e calda (raggiungendo i picchi di temperatura usuali delle annate recenti). Dopo alcune annate siccitose, i nostri vigneti hanno tratto veramente giovamento dall’acqua caduta in primavera e grazie ad un lavoro importante in vigneto per contenere malattie fungine e rigoglio vegetativo siamo arrivati a fine agosto con una situazione molto promettente. A settembre le temperature si sono abbassate ed abbiamo avuto importanti escursioni termiche ma le piogge hanno complicato il finale di maturazione ed il lavoro di raccolta. Abbiamo terminato la vendemmia la mattina del 15 ottobre e anche grazie a un buon lavoro di selezione dei grappoli siamo soddisfatti sia di quantità che di qualità dell’uva raccolta. Sicuramente è stata un’annata che dall’inizio alla fine ha richiesto un lavoro straordinario in vigna. Mai come nelle annate recenti ogni collina ha dettato le sue regole ed ha richiesto un lavoro duro e specifico.”

Burlotto

“Inizia la magia!” – G.B. Burlotto


Annata impegnativa ma a quanto pare di qualità eccellente per una delle aziende top per il Prosecco.

Elvira Bortomiol – Bortomiol – Valdobbiadene (TV) – Veneto
“La vendemmia 2024 sulle colline eroiche della nostra denominazione è arrivata alle porte del mese di ottobre, evocando tempi di vendemmia di anni lontani. La qualità delle uve è stata eccellente e i grappoli, dorati e profumati, hanno sorpreso i nostri viticoltori, dopo un’annata particolarmente impegnativa che li ha visti misurarsi con condizioni meteorologiche difficili fin dalla fase vegetativa. Fortunatamente tra la fine di agosto e l’inizio di settembre la stagione ha ritrovato un equilibrio favorevole ad una buona annata. Proprio quest’ultimo equilibrato periodo ha permesso di chiudere la vendemmia e l’avvio delle fasi di vinificazione con risultati positivi, che promettono vini in linea con i nostri obbiettivi qualità Bortolomiol.

Confermiamo quindi la nostra mission delle “selezioni” dei migliori vigneti per avere poi delle bottiglie a produzione limitata nelle nostre collezioni, che possano raccontare le differenti espressioni della nostra denominazione, valorizzando i vigneti con importanti pendenze, come le Rive, dove la vendemmia, fatta interamente a mano, è definita eroica.”

Bortolomiol - Vendemmia Collagù - © Mattia Mionetto

Vigneto di Collagù – Bortomiol – ©Mattia Mionetto


Anche in Abruzzo, le ottime stime su carta non sempre rispecchiano la realtà nel dettaglio.

Cristiana Tiberio – Agricola Tiberio – Cugnoli (PE) – Abruzzo
“La 2024 è stata una delle annate più difficili di sempre. La siccità è stata brutale eppure non è stato l’unico aspetto critico. Negli ultimi anni, fatta eccezione per qualche millesimo, la scarsità di precipitazioni è diventata una costante. Ed è uno dei tanti motivi per cui da sempre lavoriamo solo con le selezioni massali, piante indigene che meglio si adattano e affrontano le nuove condizioni climatiche come la scarsa disponibilità di acqua. Non è il primo anno che ci troviamo di fronte a una stagione siccitosa ma in questo l’andamento è stato complicato da una serie di fattori che si sono sommati. Un inverno molto mite e secco che non ha portato riserve idriche nel sottosuolo, un brusco abbassamento delle temperature a fine aprile al momento della schiusura delle gemme, che ha determinato un rallentamento e in alcuni casi un blocco temporaneo del germogliamento. Dopodiché una continua irregolarità di temperature che ha comportato una crescita lenta e irregolare dei germogli.

La mancanza di acqua si è sommata a questi fattori amplificandone gli aspetti. La linfa e la corretta ripresa della fisiologia di crescita hanno fatto molto fatica. Le piante che hanno maggiormente sofferto sono state quelle delle aree più esposte alle freddure primaverili. Il risultato sono state rese molto basse e una parete fogliare contenuta rispetto al solito. Da qui un anticipo di raccolta di oltre due settimane rispetto agli ultimi anni. Le viti a seconda della loro età e forma di allevamento hanno affrontato in modo diverso la stagione con diversi gradi di adattamento. Quelle più vecchie hanno affrontato meglio il millesimo, seppur con rese molto ridotte, ma sono riuscite ad avere tempi di maturazione più graduali e a mantenere la complessità nel frutto. Le uve in generale hanno sviluppato bucce molto spesse stimolate dall’irraggiamento solare, che le hanno protette dalla disidratazione aumentando la carica proteica e tannica nei mosti e ovviamente nei vini. Le acidità si sono conservate fortunatamente ed hanno permesso di mantenere l’equilibrio dei vini. Nonostante il grande caldo e la mancanza di acqua, i lieviti indigeni sono comunque riusciti a lavorare bene, riuscendo a portare a termine le fermentazioni senza registrare stress eccessivi. I vini a fine fermentazione mostrano una bella materia, bilanciata da una buona acidità. Di solito produciamo tra le 80.000 e le 100.000 bottiglie, quest’anno probabilmente ne faremo un terzo.”

vendemmia sotto lo sguardo attento di - Tiberio

Vendemmia sotto l’occhio vigile di Diana – Agricola Tiberio


Chiusura con un pensiero a Bolgheri, dove la gioia per una vendemmia ricca e qualitativamente promettente è stata poi rovinata da una mezza catastrofe.

Michele Scienza – Guado al Melo – Castagneto Carducci (LI) – Toscana
“La vendemmia era stata molto buona sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. Le due cose vanno a braccetto anche perché con le nuove tendenze del fare vini meno concentrati abbiamo bisogno di produrre un po’ più di uva. Dunque alla fine delle fermentazioni abbiamo vini molto profumati, con buone acidità, alcolicità contenuta. La ragione di questa ottima situazione quali/quantitativa va ricercata in un inverno e una primavera molto piovose. Abbiamo avuto pioggia e temperature miti fino alla fine di giugno, dunque le viti si sono sviluppate bene e dopo la fioritura nel momento dell’ingrossamento dell’acino la presenza di acqua ne ha favorito la crescita. I due mesi centrali dell’estate sono stati a tratti molto caldi e siccitosi ma l’ottima dotazione idrica dei suoli non ha portato a situazioni di stress. Come gli uomini, le viti per sentire meno il caldo devono sudare (le piante traspirano dalle foglie) dunque se c’è acqua nel terreno la pianta sta decisamente bene anche se l’ambiente è molto caldo.

Avevamo raccolto quasi tutto ma purtroppo l’alluvione del 23 settembre ci ha rovinato quasi 4 ettari di vigneto, in parte ancora da vendemmiare (vedi foto sotto).”

WhatsApp Image 2024-10-22 at 16.03.54

Vigna Giardino e vigna Campo Grande prima dell’alluvione del 23 settembre – Guado al Melo

… Dopo l’alluvione – Guado al Melo

Schermata 2024-10-22 alle 15.50.31

“L’acqua uscita dalla fossa di Bolgheri proveniva dalla steccaia di Grattamacco, costruita nell’800” – Guado al Melo

WhatsApp Image 2024-10-22 at 17.01.31

I danni di vigna Campo Grande e di vigna Giardino visti dal drone – Guado al Melo

Come si riparte da tutto ciò?
“Si interviene sul vigneto in maniera certosina e si rimette in sesto. Si tolgono i detriti, si tagliano i fili, si rimettono i pali e si rialzano in piedi le viti che non sono state divelte. Naturalmente tutto ciò ha dei costi che sono maggiori di quelli di un impianto nuovo ma la vigna è comunque il nostro punto di partenza e dunque gli va ridato slancio e vigore. Poi naturalmente stiamo lavorando con l’amministrazione comunale e con il consorzio di bonifica al fine di migliorare la manutenzione della rete idrica primaria e secondaria, spesso in condizioni di scarsa manutenzione o addirittura di quasi abbandono.

Queste sono situazioni dolorose ma che se vogliamo ti fanno sentire vicino a tanti altri contadini e viticoltori che hanno sofferto momenti simili. Penso per esempio ai colleghi romagnoli.”

[Foto di copertina di Lucrezia Romero per Fattoria Pomona]

avatar

Simone Di Vito

Cresciuto a pane e corse automobilistiche (per via del papà pilota), sceglie la sostenibilità di bacchette, tamburi e corde grosse, tra batteria e basso elettrico. Si approccia al vino grazie a una breve carriera da scaffalista al supermercato, decidendo dopo anni di iscriversi ad un corso AIS. Enostrippato a tempo pieno, operaio a tempo perso. Entra in Intravino dalla porta di servizio ma si ritrova quasi per sbaglio nella stanza dei bottoni. Coltiva il sogno di parcellizzare tutto quel che lo circonda, quartieri di Roma compresi.

2 Commenti

avatar

AG

circa 7 ore fa - Link

Secondo me, nella Toscana centrale dovremmo aspettarci vini in amplissima quantità, di basso tenore alcolico, non ricchi in acidità né di buona maturazione fenolica. Tranne poche sparute eccezioni.

Rispondi
avatar

Stefano Cinelli Colombini

circa 2 ore fa - Link

Il 2022 è stato secco da morire, nel 2023 c'era un clima da malanni e poi grandine, nel 2024 piove sempre e nel 2025 chissà. Boh, dicevano che saremmo diventati un deserto, e invece conviene avere vigne in tanti appezzamenti lontani perché (ora come ora) in una parcella diluvia e nell'altra è secchissimo. Poggio e buca fa pari.

Rispondi

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.