Ten | La carta dei vini di Intravino – Agosto 2023

Ten | La carta dei vini di Intravino – Agosto 2023

di Simone Di Vito

Dieci consigli al mese dalla redazione di Intravino.

Tanto vino ma anche birra e distillati. Prodotti che quando li trovate a scaffale, online o al ristorante, noi vi consigliamo di comprare e vi diciamo anche perché ne vale davvero la pena.
Ogni consiglio è firmato da un editor che ci spiega perché quel flacone meriti tutta la nostra attenzione.

Poca poesia e tanta prosa, poco fumo e tanto arrosto. Un post ogni fine mese in cui troverete novità, cimeli storici, bombe a lunga gittata, solide certezze o produzioni sconosciute. Bottiglie di ogni ordine e grado che per noi meritano la massima attenzione, o più semplicemente di essere prese e stappate.

Questo è… Ten | La carta dei vini di Intravino


Agosto 2023


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Hauner • Salina Bianco 2022 • di Denis Mazzucato
Bel naso fresco di fiori bianchi, camomilla ed erba tagliata, mela, cedro e aria di mare. In bocca la struttura è media, l’alcol bilanciato e spicca per sapidità più che per freschezza. Complessivamente piacevole di beva semplice e scorrevole, finisce su note di pompelmo. Si abbina bene con cibi di tendenza dolce. Perfetto con focaccia alle cipolle, è da provare con dei gamberi crudi, magari con il rosso di Mazara del Vallo, per restare in tema.
17 €Online


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Feudo d’Ugni • Lama Bianca 2021 • di Antonello Buttara

Nel cuore dell’Abruzzo, ai piedi del massiccio della Maiella, sorge la piccola realtà di Cristiana Galasso, custode di un fazzoletto di terra. Il Lama bianca è un vino composto da trebbiano e malvasia, rustico e intenso che canta fuori dal coro, ribelle e imprudente dotato di un’acidità vibrante che sorregge una bella struttura. Il mosto macera a contatto con le bucce per quattro mesi in vasche di cemento e regala un liquido che ha la dote dell’imprevedibilità. Dentro e fuori dal cestello del ghiaccio per giocare con la temperatura, sprigiona sentori di zafferano, propoli, incenso, arancia candita e una lieve nota tannica sul finale. Rispecchia la ruvidità della Maiella, dove si sale tra le rocce per poi sciogliersi di fronte al mare.
33 € – Ristorante Da Bacone, Pescara


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Domaine de La Renardière • Arbois-Pupillin Jurassique 2020 • di Lisa Foletti

Come ciucciare una roccia bagnata. Non mi viene in mente sensazione migliore per descrivere questo Arbois Pupillin (Jura), uno chardonnay dal sorso talmente gessoso e pirico da andare ben oltre il concetto di mineralità. Scordiamoci le ruffianerie tropicali, burrose e vanigliate di certi chardonnay aggrediti dal legno o da climi troppo caldi. Questo vino, che prende il nome dall’antica origine dei terreni della zona, composti da marne blu, è il paradigma dello chardonnay che non ammicca: elettrico, grintoso, asciutto, salivante ma anche ricco, complesso e tridimensionale. Strepitoso.
45 €La Vecchia Scuola, Montalto di Montese (BO)


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Steiger-Kalena • Vino Rosato Torre Kalena 2021 di Simone Di Vito

Prima annata e solo 1000 bottiglie per questo vino su cui in un post di un mesetto fa non feci fatica a sbilanciarmi, e ribevendolo confermo: per me tra i migliori rosati italiani. Niente fragoline o il banalissimo sentore di Big-Bubble®, ma un rosa cerasuolo che è un crescendo di complessità, tra gesso, salsedine, frutta gialla e grafite, una beva piena, succosa e profonda, spinta in bocca da un fiume di acidità che te lo fa bere e godere con una facilità disarmante. Blend di montepulciano, aglianico e tintilia, torchiate e fermentate spontaneamente in tonneaux da 500 litri (2° passaggio), segue batonnage, maturazione e imbottigliamento un anno dopo circa, né filtrato né chiarificato. Prezzo importante ma che dimostra l’importanza che l’azienda dà a questo prodotto.
45 €dal produttore


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Clos Culombu • Corse Calvi Rouge 2021 di Nicola Cereda
Sono un fanatico dei cosiddetti “vini base”. La tiratura più importante, il primo prezzo, il biglietto da visita di ogni azienda. Trovo poco meritorio uscire con pochi esemplari di un’eccellente riserva quando il restante 90% della produzione è soltanto trascurabile brodaglia. Tutto questo per dire che il rosso d’ingresso della cantina corsa Culombu di Etienne Suzzoni è delizioso. Prodotto in prevalenza con uve sciaccarellu (coltivate in biodinamica) è un vino leggiadro, accattivante, mediterraneo e maledettamente originale. In cosa consista questa originalità non saprei spiegare. So solo che dopo tre bottiglie tracannate di gusto (suddivise in più occasioni) sono ormai convinto che potrei riconoscerlo alla cieca tra mille. Esiste complimento migliore?
17 €Online


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La Palazzina • Bramaterra 2009 • di Simone Di Vito

Lo scorso anno in cantina ce ne eravamo talmente innamorati che gliene abbiamo strappate 4 bottiglie. Dopo circa un’anno non solo lo trovo bellissimo come allora ma me ne godo una bottiglia intera; ed è una meraviglia che evolve sorso dopo sorso, tra fiori di campo e frutta fresca, note balsamiche, ematiche e chinotate, corpo morbido ma slanciato, un tannino misuratissimo, i 12,5° alcolici ne fanno un vino che si beve da solo e che per eleganza e beva fluida mi ha ricordato un ottimo noir di Borgogna, ma siamo a Roasio, suoli vulcanici, ricchi di sabbia e porfido, 3 anni in botti di 10 hl e dieci anni in bottiglia, che possono smussare gli spigoli di gioventù ma non il carattere che percepisci in tutti i vini di questa piccola azienda.
40 €dal produttore


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Antoniotti • Bramaterra 2016 • di Giorgio Michieletto

Vigne strappate al bosco e al porfido. Questo vino è un’istituzione di questa denominazione dell’Alto Piemonte e l’annata 2016 va ben oltre le aspettative: muscoli ed eleganza. Nebbiolo 70%, poi croatina, vespolina e una piccola percentuale di uva rara. Naso concentrato ma ben stratificato: profumi nitidi di ciliegia e confettura di lampone, pepe, foglie e radici. Poi netta la componente vulcanica con ricordi di ruggine. In bocca esplodono la sapidità e il frutto: sale e mirtilli e una parte balsamica. Grande prospettiva di evoluzione, ma tannini già ben integrati e beva già gustosa.
35 €dal produttore


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Antonio Madeira • Dão Vinhas Velhas 2016 • di Marco Colabraro
Jaen, baga, tinta amarela, marufo, tinta pinheira, alfrocheiro, negro mouro, bastardo, tinta carvalha, tourigo do Douro, bouschet: non è la formazione del Portogallo, ma sono 11 degli oltre 20 vitigni in questo rosso sorprendente. Siamo nel Dão, precisamente nella Serra da Estrela, in quello che potremmo definire un grand cru. La vigna, recuperata dopo anni di abbandono, affonda nel granito ed è composta in prevalenza di piante di 50 anni (altre, non poche, sfiorano o superano il secolo). Qui le uve, che crescono una accanto all’altra senza uno schema definito, vengono vendemmiate insieme e, dopo la fermentazione, se ne stanno 18 mesi in botti usate prima di dar vita a questa meraviglia dove complessità e facilità di beva se ne vanno a braccetto. Erbe aromatiche e spezie, liquirizia, resina, ciliegia, melograno e grafite; ogni calice offre un’espressione differente e sempre più profonda: il tannino è finissimo, l’acidità rende armonico l’insieme, così l’ultimo bicchiere è una gioia, l’ultimo sorso già malinconia.
38,5 € – Restaurante Casinha Velha, Leiria


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Emilio Lustau • Sherry Manzanilla Papirusa di Nicola Cereda
Se ti succede di preferire sempre più spesso Miles Davis ai Fontaines DC, il cioccolato fondente a quello al latte, il gorgonzola piccante a quello dolce, è possibile che il tuo palato sia pronto a confrontarsi anche con i più ostici tra i vini da ossidazione controllata. Per un approccio alla materia comunque cauto e avveduto, consiglio il Manzanilla muy seco “Papirusa” della storica e affidabile cantina Lustau. Prodotto con uve palomino ed elaborato con metodo solera sotto velo di flor, è un tripudio di nocciole tostate, pasta di pane, mandorle, camomilla e iodio. Un paio di sorsi freddissimi all’aperitivo e non si torna più indietro.
15 €Online


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Birrificio Edit • Liquifade Modern IPA • di Gianluca Rossetti
Birra dell’anno 2022 nella categoria New England IPA, prodotta da Edit, birrificio torinese nato nel 2017. Quello delle NEIPA è un sottostile relativamente giovane (data 2015 il primo riconoscimento provvisorio da parte del Beer Judge Certification Program) e divisivo da sempre: successo planetario e critiche feroci fin dalla nascita. Molto meno amare delle tradizionali IPA, vennero definite dal BJCP come “versione più torbida, vellutata e juicy di una American IPA”. Se guardo al mio, più le delusioni che le gioie. Ma la questa è buona per davvero e, bevuta senza che ne sapessi molto in una sequenza di assaggi piuttosto serrati, ha fatto faville. Schiuma pannosa con bollicine finissime per un sorso quasi pastoso. Frutta tropicale con il mango in evidenza, note agrumate. Alcol 5,7%, amaro discreto (33 IBU) e piacevolissimo in chiusura. Una punta di resina che nell’insieme non stona. In una parola: buonissima!
4,70 € – Online


 

 

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Simone Di Vito

Cresciuto a pane e corse automobilistiche (per via del papà pilota), sceglie la sostenibilità di bacchette, tamburi e corde grosse, tra batteria e basso elettrico. Si approccia al vino grazie a una breve carriera da scaffalista al supermercato, decidendo dopo anni di iscriversi ad un corso AIS. Enostrippato a tempo pieno, operaio a tempo perso. Entra in Intravino dalla porta di servizio ma si ritrova quasi per sbaglio nella stanza dei bottoni. Coltiva il sogno di parcellizzare tutto quel che lo circonda, quartieri di Roma compresi.

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