Stati d’animo
di Daniel BarbagalloMario Soldati disse: “Il vino è per l’anima ciò che l’acqua è per il corpo”. Mi rivedo molto in questo pensiero, non ho mai considerato il vino un compagno del cibo ma piuttosto qualcosa capace di esaltare o contrastare i miei stati d’animo.
Vado oltre: il rapporto col vino mi ha reso una persona più attenta, suggerendomi che l’apparenza è un biglietto da visita che può durare molto poco.
Ci sono persone che si presentano come fuochi d’artificio per poi rivelarsi timide fiammelle pronte a soccombere al primo soffio di vento, così come altre partono lente e occorre tempo perché si rivelino in tutta la loro intensità, regalando quel calore che scalda davvero come il fuoco di un camino.
Credo che padroneggiare la degustazione sia cosa buona e giusta quindi ben vengano corsi, associazioni e quant’altro ma nel vino c’è una grande quota di arte e umanità e queste cose si misurano con altri valori, quelli emotivi.
Accetto di buon grado che l’emozione non possa guidare il giudizio oggettivo di un vino essendo appunto quanto di più soggettivo possa esistere ma occorre aver chiaro ciò che il vino rappresenta per noi, se un qualcosa da giudicare e classificare o qualcosa in grado di abbinarsi a noi stessi.
Certi giorni nascono stanchi. Si trascinano a sera carichi di fatica, facendoti pensare che la noia sia il peggiore dei mali, e in quelle giornate sento la necessità di bere un Lambrusco, che mi accompagna da tutta la vita come la colonna sonora di un film. È il primo vino che ho assaggiato pucciando il dito nel bicchiere del nonno e per me è quanto di più buono e gioioso si possa bere. L’abbinamento per contrapposizione alla noia mi ricorda che la leggerezza è un valore troppo sottovalutato e qualcosa che sappia alleviare le fatiche del vivere è un bene prezioso.
Del sangiovese apprezzo che come nessun altro sappia cullare le malinconie di quei giorni in cui il passato ti prende alle spalle all’improvviso. I ricordi sanno essere feroci e pure stronzi perché prima di riaffiorare indossano l’abito della festa per sembrare più belli: in quel caso, il carattere rugginoso e tormentato che il sangiovese assume dopo qualche anno trovo sia l’abbinamento ideale. Talvolta mi piace pensare che vorrei una carta di credito illimitata per poter pagare in una volta sola tutti i miei sbagli, poi grazie al cielo mi ricordo le parole del grande Totò: “Se fossi, se avessi e se potessi erano tre fessi che giravano per il mondo”, ci rido sù e mi scolo la bottiglia.
L’amicizia è una colonna portante che non ho mai misurato in tempo ma in spazio, ovvero non è importante il tempo che qualcuno passa con me ma conta lo spazio che quella persona occupa nella mia vita. Ci sono amici ai quali sono legatissimo ma che riesco a vedere poco e quando penso a loro mi viene voglia di berci un Barolo: vorrei che il calore e la forza del nebbiolo rafforzasse quella del nostro abbraccio dopo tanto tempo. I vini delle Langhe sono stati importantissimi e anche se ora li bevo con meno frequenza fanno parte di me a tal punto da chiamare Barolo una delle creature alle quali voglio più bene e senza dubbio quella che passa più tempo con me, ovvero il mio cagnolino.
A conti fatti, per me l’unica cosa che sta sopra il vino per bellezza sono le donne. Mi piacciono la conoscenza, il corteggiamento, osservarle mentre si sfiorano i capelli, tutto ciò che sta prima dell’amore mi coinvolge più dell’amore stesso. I vini rossi di Borgogna sono quanto di più vicino ad una donna ci possa essere, il confine tra la loro delicatezza e il loro carattere, tra l’essere impalpabili e intensi, le profondità gustative e il piacere che sanno dare sono tracciati su una linea invisibile che si sposta di continuo. Tanto buoni per tutti quanto speciali per pochi.
Un Pinot Nero è il vino perfetto per un primo appuntamento dove parole e sguardi possono trasformare una sera in notte, dove la conquista – che è l’arte di ottenere ciò che si vuole – lascia spazio alla seduzione – che invece è l’arte di ottenere ciò che non si è chiesto – perché alla fine è giusto che tutto vada come deve. E comunque se non mi è dato di innamorarmi almeno mi sarò bevuto un gran vino.
Nel momento storico in cui viviamo nulla sembra fatto per durare: frenesia, velocità e tensioni si mangiano i nostri giorni. L’unico modo che conosco per combattere questa sensazione perenne di fiato corto è un momento di lentezza. Con l’età della ragione mi sono reso conto che ho bisogno di tenere lontane le cose che mi piacciono di più: i Bordeaux per ciò che mi riguarda sono la cosa più sensazionale e completa che si possa bere.
Approcciarsi ad un vino maturo del Médoc, diciamo dal 1990 in giù, è una esperienza che chiunque ami il vino dovrebbe fare. A me piacciono talmente tanto che cerco di resistere il più possibile solo per sentire aumentare il desiderio prima di cedervi. Ci metto ore a bere un rosso di Bordeaux maturo e mi ricordo che con poche idee ben chiare e la giusta calma si può arrivare ovunque.
Il Tempo ha una sua velocità, uguale per tutti.
Secondi, minuti e ore si susseguono instancabili facendo crescere i nostri figli e invecchiare i nostri cari. Il suo scorrere è uguale per tutti in ogni angolo del mondo. eppure c’è qualcosa di diverso nel modo in cui lo percepiamo, a volte i giorni sembrano infiniti mentre altre volte gli anni sembrano attimi. Il tempo nel vino è una incognita che può arricchire o penalizzare, fatto sta che nella maggior parte dei casi si decide di concederlo solo ai rossi.
Bisogna liberare il bianco dalla sindrome del Dio minore perché, se da un lato se ne beve sempre di più, dall’altro non gli vengono date la stessa dignità e la stessa possibilità di stupirci lasciandoli invecchiare. Ritengo che i grandi bianchi invecchino in modo addirittura migliore di molti rossi perché sanno farlo in modo molto più diversificato. Nei momenti in cui mi ricordo che posso fare più di quanto io stesso creda sento la necessità di bere un vino bianco maturo.
Per concludere, a volte sento il bisogno di prendere una vacanza da me stesso, da tutte le mie complicazioni, rivendicando il diritto di essere felice senza motivo: non penso a nulla, rido da solo delle mie manie, faccio progetti irrealizzabili e mi sento più leggero. Credo da sempre che per poter prendere in giro gli altri occorra saperlo fare prima con se stessi ed ecco, in quei giorni va bene il vino che capita perché alla felicità si abbina bene ogni cosa.
[Copertina: Flickr]
8 Commenti
Nelle Nuvole
circa 3 mesi fa - LinkUn uomo che ama le donne e lo scrive persino è molto più raro di chi afferma di amare i vini di Borgogna. La felicità è una scelta e tu, caro Daniel, stai scegliendo bene. Grazie per la bella pausa di lettura che ci hai regalato.
RispondiRenato
circa 3 mesi fa - LinkQuesta è letteratura. Congratulazioni all’autore e all’ editore.
Rispondivinogodi
circa 3 mesi fa - Link...ciao Daniel ... mi sono divertito leggendoti ... mica facile...
Rispondivalerio
circa 3 mesi fa - LinkBell'articolo davvero.
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 3 mesi fa - LinkRicordo bene Soldati, era amico di mio nonno e ho passato con lui delle piacevoli giornate. Se dovessi definirlo direi che prima di tutto era un uomo di cultura, poi un gaudente vero e decisamente un seduttore. Amava piacere, forse più di ogni altra cosa, e descriveva vino e cucina con un'approccio estremamente carnale, burlesco e mai serio. Ripensandoci, quel sigaro sempre in bocca doveva avergli così bruciato il palato che è improbabile che le sue degustazioni fossero accettabili dal punto di vista tecnico, ma escludo che gliene fregasse qualcosa. Simpatico birbone, difficile pensare che avrebbe gradito che si prendesse ispirazione da lui per un approccio così romantico-malinconico al vino.
RispondiNuovo corso Friulano
circa 3 mesi fa - LinkIneccepibile il commento sui bordeaux pre-parker....chapeau...
RispondiLuca Miraglia
circa 2 mesi fa - LinkMi associo di cuore ai complimenti per il pezzo: ineccepibile la scelta dei vini e dei momenti emotivi ad essi associati. E, a proposito di uno di loro - a mio sommesso avviso il più emozionante di tutti - ricordo la frase di un piccolo, grandissimo produttore di Langa, il quale sosteneva che il vino delle occasioni speciali è il Barbaresco, ma che per l'ultima bevuta della vita non esisteva altro che il Barolo.
RispondiUgo
circa 2 mesi fa - LinkIncantevole!
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