Patti chiari | Il magico mondo delle competizioni del vino regala perle

Patti chiari | Il magico mondo delle competizioni del vino regala perle

di Maria Rita Mancini

Se siete da qualche decade nell’età legale per bere, vi ricorderete di Muttley, l’opportunista e sghignazzante cane del cartone animato Wacky Races, ossessionato dalle medaglie. A quanto pare però non è l’unico e anche in ambito enologico esistono molteplici concorsi pronti a conferire con solerzia titoli, attestati, diplomi, premi fedeltà o certificati di sana e robusta costituzione. Si passa dalla serietà accademica del Decanter World Wine Awards alla goliardia intravinica della Disfida delle Contee.

Insomma, sia che voi siate in procinto di produrre il nuovo Sassicaia alcohol-free, sia che aspiriate a vincere il quartino d’oro della sagra della porchetta, nell’inclusivo mondo del vino troverete sicuramente un concorso pronto a soddisfare le vostre esigenze narcisistiche.

Patti Chiari è una trasmissione prodotta dalla Radiotelevisione svizzera, si occupa di attualità e in diverse occasioni si è anche dedicata ad approfondimenti sul vino. In questa puntata di circa sessanta minuti si alternano racconti, blind tastings e riflessioni sui concorsi vitivinicoli internazionali per cercare di rispondere ad un interrogativo marzulliano: una medaglia è un oggettivo riconoscimento qualititativo o mera mercificazione?

L’ospite chiamato ad esprimere il parere di tecnico ed esperto è Paolo Basso, che nel 2013 ha vinto il titolo di miglior sommelier del mondo. Si tenta un funzionale, quanto semplice, esperimento sociale: si acquista nella grande distribuzione un vino da circa 3 euro, si inventa un nome istrionico e si mettono in atto le proprie doti artistiche per disegnare una nuova etichetta, si alza il prezzo a circa 27 euro, ci si iscrive a tre diversi concorsi internazionali e si attendono i risultati. Con un po’ di fortuna, è probabile che tutti gli sforzi siano ripagati e si potrà posizionare una fulgida medaglia d’oro tra la coppa del torneo di calcetto della parrocchia e la targa di campione di limbo dell’estate ’92.

L’obiettivo del servizio è ovviamente verificare l’affidabilità e la serietà delle competizioni. Esistono molteplici concorsi, ma solo alcuni svolgono in modo responsabile questo lavoro di selezione e rispettano quei criteri necessari a garantire la serietà dovuta: degustazioni rigorosamente alla cieca, confronti dei pareri di giudici qualificati e una percentuale massima di prodotti che possono essere premiati. I produttori che scelgono di partecipare a queste competizioni, generalmente lo fanno per avere la conferma della qualità produttiva e per guadagnare visibilità. Inoltre l’esposizione di una medaglia porta di solito ad un aumento delle vendite.

In particolare, in questa inchiesta ci si riferisce ad una ben definita fascia di mercato che comprende consumatori di vino non esperti, che acquistano bottiglie nella grande distribuzione e che non hanno sviluppato una particolare cultura enologica. Per questa tipologia di acquirenti, scegliere un vino tra gli stipati scaffali di un supermercato può rivelarsi un’operazione alquanto complessa, in cui intervengono molteplici fattori: fascia di prezzo, tipologia, etichetta. Una medaglia apposta su una bottiglia conferisce a quel vino un valore aggiuntivo, offrendo così al disorientato e indeciso consumatore una sorta di “scorciatoia di pensiero” che lo aiuta a compiere una scelta apparentemente motivata.

Le neuroscienze chiamano questo inconsapevole atteggiamento dell’essere umano “effetto alone“: si tratta di un’innata predisposizione a generalizzare, per cui se attribuiamo un significato positivo alla medaglia, automaticamente estenderemo quello stesso giudizio a tutto l’oggetto in questione. Inoltre una medaglia è la prova tangibile che qualcuno prima di noi si è impegnato in quella stessa scelta, perciò fidandoci del giudizio di un sedicente esperto risparmieremo tempo ed energie; è lo stesso meccanismo che ci induce a fidarci del numero di stelline attribuite nelle recensioni dei ristoranti.

C’è un ultimo aspetto che va considerato. Ovviamente chi decide di dedicarsi alla valutazione dei vini non è mosso da spirito filantropico. Per partecipare a queste competizioni è necessario pagare una tassa di iscrizione, ma soprattutto, in caso di vincita, le luccicanti medaglie da apporre sulle bottiglie vanno acquistate. Accanto a concorsi che premiano un massimo del 30% delle etichette iscritte, ce ne sono altri ben più generosi che arrivano a conferire le ambite onoreficenze fino all’80% dei vini partecipanti! Come a dire: c’è del buono in ognuno di noi. Questi elementi possono sicuramente sollevare qualche lecito dubbio sulla serietà di alcune di queste competizioni. Nel corso della puntata si scoprirà come la nota International Challenge Gilbert e Gaillard abbia deciso di premiare con una medaglia d’oro il vino da 3 euro, descrivendolo creativamente come un vino che “porta molta convivialità”.

Insomma, parafrasando i latini potremmo concludere “de gustibus non disputandum est” ma “de medaglibus” qualcosa possiamo anche dirlo. Buona visione.

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Maria Rita Mancini

Nata tra i Castelli di Jesi, laurea in lettere e filosofia, insegna italiano alla scuola primaria e si occupa di formazione. Dal 2021, a tempo perso, aiuta in cantina un amico produttore di ottimo Verdicchio. Affascinata dall'antropologia del vino, ha festeggiato il diploma dell'Associazione Italiana Sommelier con Chateau d'Yquem 1995.

10 Commenti

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AG

circa 1 settimana fa - Link

Direi che oggi i Muttley sono gli organizzatori di concorsi che al ringhio 'soldi, soldi soldi' arrivano alla stolkerizzazione pur di avere partecipanti da premiare con medaglie ricavate da scatole della pasta

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Lanegano

circa 1 settimana fa - Link

Una bella medaglia non si nega a nessuno, suvvia !

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Paolo

circa 1 settimana fa - Link

Direi che "a fagiuolo" questo articolo conferma le considerazioni che avevo lasciato ieri: la promozione commerciale si è fatta da strumento a prodotto a sé stante e usa il prodotto come strumento del proprio business. Una discreta inversione di ruoli, n'est-ce pas?

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Stefano Cinelli Colombini

circa 1 settimana fa - Link

È un trucco antico, da sempre quasi ogni produttore narra di aver versato a famosissimi giornalisti una annata diversa, meno prestigiosa (o un vino qualunque), e loro credendola un cinque stelle la hanno stra-premiata. Storia vecchia. Si può anche degustare un Masseto alla cieca a fianco di dieci altri vini con uvaggi analoghi e trovarli migliori, e allora? La realtà è che il prezzo lo fa il mercato, ovvero la capacità di vendere, il contesto in cui ci si trova, il momento storico e mille altri fattori per lo più intangibili, la qualità intrinseca conta ma è solo uno tra tanti fattori necessari. Per cui godetevi la vostra sensazione di superiorità sui dispensatori di premi, sui giornalisti e sui clienti che pagano tanto senza sapere cosa comprano, e siate felici. Il vino è gioia, e se voi la ottenete così va benissimo. L'importante è godere.

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Francesco Fabbretti

circa 6 giorni fa - Link

Ennesimo bel post (con annesso documentario) che mi lascia con la convinzione sempre più forte che la narrazione, che ruota non solo "sul" ma anche "intorno" al vino, richieda una vigorosa attitude adjustment. Inutile parlare male delle medaglie se poi, bene o male, siamo i primi, quando ci capita di parlare di vino, a rivelare, ad esempio, le differenze qualitative tra dei vini di cui conduciamo una degustazione. Io mi tengo stretto il motto di Bartali "l'è tutto sbagliato, tutto da rifare" e provo a portare avanti le mie idee. Sbaglierò? Ai posteri l'ardua sentenza

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vinogodi

circa 4 giorni fa - Link

...si , perchè i concorsi equin .... ahem ... felini...ahem cinofil...ahem deile varie sommellerie sono una roba seria? Maddai ...

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Francesco Fabbretti

circa 4 giorni fa - Link

I concorsi equin .... ahem ... felini...ahem cinofil...ahem deile varie sommellerie ci saranno sempre, così come ci saranno sempre i medaglifici internazionali. Ti dirò di più, dobbiamo smetterla di credere nella nostra presunta "superiorità morale", in quanto capaci di compiere acquisti coscienti e qualitativamente rilevanti, senza andar dietro ai nomi. Un lavoratore che entra in ufficio alle 8 di mattina e stacca, dopo un po' di straordinario (per far quadrare i conti a casa), alle 7 di sera, se entra in un supermarket con un budget di 5/6 euro, e compra un vino pieno di medagliette dorate appiccicate in bella vista, ha tutta la mia comprensione. Che poi io faccia un percorso diverso ci sta, ma non perchè io ho "più ragione", ma perchè ho la "mia ragione" ed è quella che intendo far valere: il vino è prodotto da persone umane e, tanto più ritrovo quelle persone nei loro vini, tanto più quei vini mi piacciono. Non parlo di vini ecologici e artigianali perchè "è giusto" parlarne, ma perchè sono vini che, 9 volte su 10 preferisco ai cosiddetti vini convenzionali, e quindi provo piacere a dare loro uno spazio maggiore

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Vinogodi

circa 3 giorni fa - Link

....un mio carissimo amico ha vinto la medaglia d'oro al concorso per miglior spurgofogne di Parma e ne ha tratto grande beneficio . Aspetto , con impazienza ed un poco d'ansia, i risultati del concorso del miglior amministratore di condominio regionale , fra le iniziative professionali emerite, oppure quello della miglior Bagna Cauda fra quelli di prodotto ... io direi , anche su questo sito, di pubblicarne le interessanti classifiche ed eventuali premi assegnati ...

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Matteo

circa 4 giorni fa - Link

Nel vino come oserei dire nei film, spettacoli teatrali ecc la soggettività (data da molteplici fattori, proprie conoscenze sul vino, gusti diversi,contesto...è molto alta) difatti si assiste spesso ad esempio a film acclamati dalla critica e bocciati al botteghino o viceversa, se poi a questo nel vino aggiungiamo la sudditanza psicologica, per non dire altro ,di molti wine writer, buonanotte! Non rimane che organizzare un concorso alternativo e indipendente fatto da Intravino e i suoi lettori :)

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AG

circa 3 giorni fa - Link

E soprattutto continuate a mettere le medaglie di cartone nelle schede tecniche dei vostri nettari che una nota di colore ci sta sempre bene

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