L’85% delle visite in cantina è sostanzialmente inutile

L’85% delle visite in cantina è sostanzialmente inutile

di Alessandro Morichetti

Più passa il tempo, meno mi convince il potere salvifico dell’assunto veronelliano di camminare le vigne per capire un produttore. Disilluso? Forse sì, e ho molte buone ragioni per esserlo. Troppe delusioni, troppe frottole, troppe verità di comodo e double face.

Un passo indietro. Ne parlammo già: di quanti produttori di vino vi fidate? Io sto sul 15%. Non di più e confermo la mia percentuale, che ovviamente non ha nulla di scientifico: solo tanti indizi che conducono a un risultato concreto.

Qualche elemento sparso. Vivo in una zona produttrice di alto livello, le Langhe. Mi occupo di vino per lavoro, interagisco quotidianamente con molti produttori e, ogni tanto, visito qualche cantina. E devo ammettere che farlo vivendoci dentro mi ha aperto spiragli di comprensione che non avrei avuto altrimenti, vivendo a Roma, Milano o in qualsiasi zona (praticamente tutte) dove non si respira vino dalla mattina alla sera.

Qui più che altrove gli interessi economici – che ci sono e sono forti come le opportunità commerciali, ben più che altrove – possono corrompere gli animi. Leggo Slow Wine, guida di Slow Food ai vini, nebbiolocentrica e Langhe based, e potrei darvi ottimi elementi, sacrosanti e non discutibili, per stracciare alcune delle chiocciole più note di tutto il Piemonte. Sì stracciarle, cioè dimostrare che esse, in realtà, nascondono ben altre verità: che magari i redattori non vedono o che forse non vogliono vedere. Sia chiaro e netto, l’intento di andare oltre il bicchiere è nobile e ormai necessario da tanti punti di vista su cui non mi dilungo. Quel che contesto e problematizzo è la possibilità di farlo realmente basandosi su cosa ci viene raccontato. Fatti e numeri che per il visitatore sono, molto semplicemente, non dimostrabili.

Ma il discorso si capisce meglio facendolo all’inverso e cioè se immagino io di essere un produttore che riceve in visita clienti operatori, privati, giornalisti, blogger, comunicatori, turisti o chi sia. A ciascuno la storia può essere raccontata in maniera diversa. Al redattore di Slow Wine se ho 40 ettari da cui produco di tutto (magari vendendo un botto di sfuso) magari dirò che ne ho 20 e che vinifico tutto (potrebbe mai contraddirmi o dubitare? No!), e magari in visita lo porterò nell’ettaro meglio esposto piuttosto che dove la vigna è piena di fallanze o marciumi. Occhio, vade retro code di paglia per la carità: non dico che facciano tutti così e che nessuno si senta offeso perché non sono il giudice della coscienza altrui, dico solo che una problematicità intrinseca nella dialettica tra produttori e interlocutori vari c’è e chi la nega o è stupido o in malafede. Tertium non datur.

Ripeto, nulla di personale. Ma davvero qualcuno crede in coscienza di poter capire l’azienda con una o più visite a casa d’altri? Davvero si può dare per scontata la buona fede di chi ha invece tutto l’interesse a raccontarsi per meglio di come è?

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

98 Commenti

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marcow

circa 3 anni fa - Link

Per il momento è il miglior articolo dell'anno 2022. E, senza ombra di dubbio, uno dei migliori articoli degli ultimi 10 anni. E spero che sia soltanto l'inizio di un nuovo corso: un'altra comunicazione è possibile.

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

... Marcow , aggiungo perchè adoro l'iperbole : miglior "manoscritto" dall'epoca egizia : perchè già con le prime codifiche enologiche dell'impero romano , qualche dubbio mi sovviene , conoscendo di persona alcuni produttori di Falerno del Massico che destinavano il loro vino in giare all'imperatore raccontando storytelling non sempre credibili o dimostrabili o trasparentissime sull'origine e la tecnologia ( e trattamenti in vigna) . Quindi grande Moricchia , che ci hai aperto gli occhi ...

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Marco Tebaldi

circa 3 anni fa - Link

Ho difficoltà a capire tutta questa diffidenza. Se vai in cantina con una ipotesi di comprartela, è legittimo saperne tutto. Se ci vai per comprarne il prodotto, la visita è un interessante corollario che a mio avviso serve soprattutto per prendere consapevolezza del fattore umano che la governa. Di lì in avanti l'acquisto sarà guidato da criteri di fiducia e soprattutto da quanto ti piace il prodotto stesso. Ne puoi comprare una, 100 o nessuna bottiglia, soprattutto se hai pagato la visita. Per investimenti ben più compromettenti, mica che per comprare un'automobile puoi pretendere di visitare la fabbrica e vedere i registri delle non conformità? Nemmeno quando ti sposi poi chiedi un check-up relativo alla salute del tuo futuro consorte...😉

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Clizia

circa 3 anni fa - Link

Non sono i vignaioli a essere cattivi, siamo noi che abbiamo lo sguardo appannato. Che male c'è nel produrre vino sfuso se questo mi permette di dormire tranquillo e di giocare con la vigna nuova, di fare esperimenti, di tirare fuori il vino figo? Che male c'è nell'aggiungere tannini, filtrare, bonificare vini se queste sono tutte pratiche consentite senza le quali il 90% dei vini che amiamo puzzerebbero di stalla e chissà che altro? Odio anch'io quando la visita in cantina non è coerente con ciò che ho nel bicchiere e con lo storytelling, ma ricordiamoci che tante pratiche consentite sono necessarie per non affondare nei debiti, e raramente un bravo produttore è anche un bravo commercialista e un intrattenitore

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M/M

circa 3 anni fa - Link

Complimenti per la risposta Clizia, ha espresso perfettamente il mio pensiero e credo quello di tanti come me che con il vino "devono" vivere. Sta cosa che tutti debbano andare avanti fregandovi, sempre e comunque, perchè? Che produttori,contadini, vignaioli avete conosciuto??

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Nicola Micheletti

circa 3 anni fa - Link

Bell’articolo grazie! Anche io ho iniziato ad avere le tue stesse sensazioni tempo fa, ricordo che ci rimasi un po’ male ma me me feci una ragione… Alcuni anni fa un noto produttore della Valpolicella, rispondendo a una mia domanda su quale fosse la differenza in termini di resa finale tra i vari cru della sua azienda (tutti abbastanza adiacenti) mi rispose : “ la differenza è minima. Io però ti posso garantire che il 100% del mio vino lo faccio con le uve nate e vendemmiate in quei campi.” Alla mia obiezione del tipo “grazie al cazzo” mi quantificò anche lui un 10% circa di cantine virtuose che in Valpolicella fanno vino solo con uve aziendali, il resto beh potevo immaginarmelo. In ogni caso nell’attribuzione delle chiocciole è possibile che in effetti pesino variazioni regionali. A livello del veronese (valpolicella+soave) le ho passate tutte di persona e conosco i proprietari, le ho trovate tutte adeguate (al netto dei gusti personali).

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Mattia Grazioli

circa 3 anni fa - Link

Sono il primo dall’altra parte della barricata… Picchiatemi pure! Provo a dare una mia interpretazione. Io nasco appassionato di vino degli altri e poi mi ricordo di avere 5 ettari in una delle zone più vocate e più sputtanate d’Italia. Ho visitato centinaia di aziende negli anni, da quelle più piccole e artigianali, fino ai grandi imbottigliatori. In visita, se si va con occhio critico, si nota tutto… Si nota in primis la pulizia, poi la cura, il design, la coerenza con il luogo, l’attenzione e il rispetto del cliente. Solo dopo ci si dedica al vino; qui si apre un mondo. Assaggio da vasca si o assaggio da vasca no? Le cantine che fanno assaggiare da vasca, mediamente si espongono. Spesso chi fa fare assaggi da vasca è chi è in grande confidenza con il proprio prodotto e, quantomeno, sa come si apre un rubinetto, si usa un ladro e se deve abbassare un semprepieno lo sa fare. Queste piccole cose permettono libertà nel cliente di chiedere. Se vado in una grossa cantina e ho a che fare con uno splendido ragazzo/ragazza che magari parla 5 lingue, sa comunicare bene visto il suo percorso di studi, ma non sa gestire le fasi di cui sopra e nemmeno maneggiare una bottiglia io vado in crisi. La cosa mi inibisce, dal momento che non so cosa chiedere se non assaggiare il prodotto che, tra l’altro, devo analizzarmi/valutarmi da solo, perché il malcapitato potrebbe dirmi di tutto e io non mi fiderei di nulla. Discorso tempo: una visita in cantina non può durare meno di 90 minuti per essere definita tale. Discorso compenso: è un lavoro e come tale deve essere pagato, in base ai servizi dati. Discorso prezzo dei vini: troppe aziende fanno concorrenza ai loro clienti principali, che sono enoteche e ristoranti. In cantina i vini andrebbero venduti a prezzo enoteca, o molto simile, piuttosto è meglio fare un piccolo omaggio extra a fine degustazione. A me piace ricevere clienti in azienda; è quello che ho capito in questi anni e voglio che chi viene a trovarci stia bene.

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antonio C.

circa 3 anni fa - Link

Sono d'accordo con Mattia soprattutto a proposito del prezzo in cantina. Alcuni appassionati visitano le cantine avendo una formazione che permette loro di apprezzare anche alcuni dettagli "tecnici", altri magari per fare qualcosa di diverso visto che passano il week end in una zona vocata, ma tutti si aspettano di pagare il vino meno di quanto lo pagherebbero in enoteca! Mi ricordo che durante la mia prima visita in Borgogna, alla fatidica domanda: posso comprare delle bottiglie? Regolarmente i proprietari mi indirizzavano all'enoteca più vicina dove avrei potuto acquistare le etichette che mi interessavano. Penso che queste dovrebbero essere le linee guida da seguire

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franco

circa 3 anni fa - Link

Vorrei obiettare a proposito delle linee guida da seguire. É vero che enoteche e risto sono i clienti ad oggi maggiori per i produttori di vino in bottiglia... aggiungerei però anche gli importatori e/o i distributori in questa categoria. Però, anche volendo affidare all'esterno parte dei processi aziendali, in questo caso la vendita e parte del marketing, a rimetterci è sempre il consumatore finale + il produttore. Vero che bisogna pur campare... ma sarà anche vero che forse di distributori/importatori/enoteche ne abbiamo a bizzeffe.. è un mercato saturo. E la vendita tramite agente/distributore/rivenditore sta diventando, lo dimostra amazon e la repentina crescita degli e-commerce, obsoleta. Quindi al netto di queste considerazioni semplificate per comodità e brevità, siamo ancora sicuri che queste siano le linee guida da seguire? Tutte quante le aziende vinicole hanno bisogno di questa catena di "intermediari"??? Mi viene in mente un po' la filiera della frutta, a chi produce qualche centesimo, alla distribuzione la fetta più grande della torta. Lo scotto lo paga il consumatore e il produttore costretto a giocare al ribasso. Poi ti ritrovi casi macroscopici in cui l'intermediario guadagna più soldi del produttore o del rivenditore, contribuendo al contrario all'insuccesso e mancata promozione di alcuni prodotti/zone vinicole. No, laddove possibile io credo che l'azienda debba farsi carico della vendita in modo da cuccarsi tutto il margine di cui parte viene sacrificata per farsi comprare da questi soggetti... soggetti che poi magari il vino non lo distribuiscono/promuovono neanche. Comunque non è argomento da liquidare con un paio di commenti su intravino...

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Federico Bibi

circa 3 anni fa - Link

Parole sante. Condivido in pieno anche noi in azienda facciamo fare un esperienza completa a porte aperte. La coerenza è il primo elemento!

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VALERIO

circa 3 anni fa - Link

Questa risposta mi è proprio piaciuta caro Mattia. Credo di aver capito qual è la tua cantina.. e sarò presto felice di visitarti!

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...me lo dici pure a me che ci andiamo insieme?

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Mattia Grazioli

circa 3 anni fa - Link

https://www.grazioliwines.com/vini Qui ci sono un po’ di info molto molto basiche. Contattatemi pure al 3396975182, l’Oltrepo ha voglia di appassionati.

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Pinguino

circa 3 anni fa - Link

Sottoscrivo ogni singola parola!

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marcow

circa 3 anni fa - Link

Mattia Grazioli, non la conosco come viticultore: dovrei visitare l'azienda più volte in un anno durante tutte le fasi del ciclo di coltivaziobe che portano alla raccolta. E dovrei poter accedere in azienda in qualsiasi momento senza avvisare. Conoscosco bene il ciclo completo di coltivazione in frutticultura. Chi pensa di farsi una passeggiata tra le vigne e capire quello che il coltivatore ha veramente fatto durante l'anno è un illuso. __ In cantina, di cui non ho esperienza, le cose si complicano ancora di più. 90 minuti per capire cosa? Ma stiamo scherzando? __ Caro Mattia Grazioli non la conoscosco come 1,viticultore, 2 non conosco i suoi vini, la 3 conosco soltanto come COMMENTATORE di INTRAVINO. E, basandomi su questo, dico che lei è un OTTIMO COMUNICATORE.

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Mattia Grazioli

circa 3 anni fa - Link

Lo prendo come un complimento. Noi siamo aperti in ogni processo di vigna e cantina e lo facciamo vedere/esperire. Detto questo, sto facendo un vino con un amico/cliente conosciuto ad una fiera. Per il puro piacere di farlo. Ottimo comunicatore… è un grosso complimento.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 3 anni fa - Link

Occhecavolo, noi produttori di vino (o di carrube, gelati o turbine nucleari) siamo gente che campa vendendo il suo prodotto, ed è evidente che ti mostreremo sempre il lato più sfolgorante e nasconderemo la polvere sotto i tappeti. Però scusa, questo è vero anche per la politica e per ogni cosa di questo mondo, e mi pareva che il lavoro del giornalista fosse di trovare la verità (ops, parola grossa, diciamo di smascherare almeno le balle più evidenti). Se ognuno fa il suo, il sistema gira.

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Irene

circa 3 anni fa - Link

45 minuti di applausi Stefano, siamo vicini alla scoperta dell'acqua calda pare...

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Carlo

circa 3 anni fa - Link

Umile opinione da cantiniere. Posso dire che per l'ambito enologico a me bastano 3-4 domande. Se quello davanti mi risponde come dovrebbe rispondere allora continuo la conversazione e magari nasce anche un confronto tra le mie e le sue esperienze. Se dall'altra parte c'è chiusura (e ci può stare, é comprensibile) finisco la visita, la degustazione, se mi piacciono i vini compro senza farla lunga.

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Simone Dini

circa 3 anni fa - Link

Carlo quali sono le 3 4 domande indagatorie in questione ..?

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Maurizio

circa 3 anni fa - Link

L'articolo è inappuntabile. Tutti i non disillusi sanno come gira il mondo e la comunicazione e la critica intorno ad esso. Ragion per cui personalmente se c'è proprio una cosa che non sopporto è l'ipocrisia di quelli citati da Morichetti che strumentalizzano l'etica per elevarsi sopra gli altri quando sono impantanati tanto uguale nei soliti interessi, se non di più.

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Savio

circa 3 anni fa - Link

Intendeva dire tutti i disillusi ?

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Maurizio

circa 3 anni fa - Link

Si ovviamente, errore mio!

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marcow

circa 3 anni fa - Link

Carlo: "Umile opinione da cantiniere" __ Sul commento di Carlo, cantiniere, vorrei aggiungere. È chiaro che c'è una ENORME differenza tra un addetto ai lavori(in questo caso un viticultore o un esperto in vinificazione) e un semplice bevitore di vino che sta in ufficio e non sa nulla di viticultura e di enologia. Ma neanche il più grande enologo italiano può in 90, e senza controlli accurati di laboratorio, capire quello che veramente è stato fatto in una cantina.

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...concordo , Marcow . Per esperienza personale e famigliare...

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marcow

circa 3 anni fa - Link

Vinogodi so da dove deriva la tua grande e sincera PASSIONE. Anche per merito del tuo papà. __ Colgo l'occasione per salutarti con sincera simpatia. __ Saluto Mattia Grazioli che ha confermato di essere un buon comunicatore potendo rispondere con altri toni. __ Concludo dicendo che poi, comunque, di qualcuno ci dobbiamo fidare. E, se vi ricordate, io ho sempre espresso fiducia e stima nei confronti della famiglia Librandi di Cirò.

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...ce ne sono tanti altri , tanti. Bisogna però partire dal presupposto che un'azienda agricola/vinicola è un'impresa, la passione un plus. E fare impresa significa ottenere il sacrosanto profitto, dove la poesia è utile ma non indispensabile. Sempre nel rispetto della natura che ci ospita , del cliente che ci dà il pane e delle regole che governano la convivenza civile. Che il comunicatore debba necessariamente essere un mestiere, non mi garba , perchè il compromesso , in una materia come il vino ( o cibo) è sempre latente. Ma questo è lo stato dell'arte , inutile farci film non aderenti al reale. Chi ha a che fare con il reale , il mondo reale intendo , quello della fatica , del lavoro , dell'esperienza e di tutte le componenti legate alla filiera intera, dall'aspetto agronomico a quello commerciale, sa di cosa parlo...

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AG

circa 3 anni fa - Link

Se un tecnico (enologo o enotecnico o cantiniere ) degno di questo nome non riconosce una certa pratica alla prima occhiata in cantina e al primo sorso nel bicchiere, farebbe bene a cambiare mestiere

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David Landini

circa 3 anni fa - Link

Dire che visitare le aziende è inutile porta a cancellare anche il bisogno della critica e del racconto. Per me è doveroso che chi racconta sia coerente alla vera verissima realtà, ma altrettanto è un assunto necessario che chi racconta sia capace di intenderlo. Altrimenti fine della storia da tutte le parti. Forse ci si prende un po' tutti troppo sul serio. boh!?! La butto lì.

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Mattia Grazioli

circa 3 anni fa - Link

Sovrastima, più che prendersi sul serio...

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Angelo bertacchini

circa 3 anni fa - Link

Beh. Mi appunto il nome così non riceverò mai l'autore. Invitare un appassionato in azienda significa rinunciare al proprio tempo libero per intrattenere qualcuno che si pensa appassionato di vino al nostro pari. Se solo un attimo sospettassi che colui possa ritenere "superflua" la visita, lo accompagnerei al cancello con grande soddisfazione. Piuttosto mi chiedo, costui, cosa intenderebbe scoprire visitando l'azienda? Penserebbe forse di poter svelare qualche arcano mistero colpevolmente nascosto dal produttore? Se si pensa che fare vino sia come produrre Cocacola e che dietro sia nascosta qualche formuletta magica, si sbaglia di grosso. Fare vino significa dedicarsi con passione al proprio territorio, lottando anima e corpo contro gli ostacoli che ogni giorno ti pone davanti. Fare vino è fatica e niente si guadagna se non col sudore della fronte, in un mercato per niente certo e scontato. Se spesso tale autore si sarà trovato di fronte uno story telling un pò caramellato, forse potrebbe essere perchè non necessariamente il produttore si debba sentire in obbligo di raccontare i propri problemi ad uno sconosciuto e certamente esordire dicendo che l85% delle visite è inutile non è certo il miglior modo per entrare in empatia con un produttore.

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...Angelo, mi hai anticipato di qualche minuto...

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Mattia Grazioli

circa 3 anni fa - Link

io concordo però con Morichetti; tante volte ci si sente indesiderati e un bancomat con i piedi...

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...Mattia, di stro**zi ce ne sono a iosa, basta andarli a cercare , ma non solo in cantina , ma in qualsiasi struttura recettiva o aperta al pubblico. Il problema è loro , produttori/commercianti/ristoratori/albergatori o non , non chi ci mette passione personale e usufruisce di un bene o servizio...

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Mattia Grazioli

circa 3 anni fa - Link

Concetto centrato; il produttore ha le stesse probabilità di essere un caso umano che ha qualunque essere umano.

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Dario

circa 3 anni fa - Link

Angelo, non mi pare Morichetti abbia affatto scritto questo. Il suo ragionamento riguarda la retorica scontata e preconfezionata in funzione di ciò che un consumatore vuol sentirsi dire: fra l'arroccarsi nel "sapete 'na sega voi di vino" e fare un banale e rifritto racconto ci sono molte altre declinazioni comunicative possibili.

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viola

circa 3 anni fa - Link

Credo che bisognerebbe partire dalla genesi dei produttori, di come sono cresciuti e di chi ha contribuito a tutto questo benessere economico, tecnologico e qualitativo, a scapito però di alcuni valori più umanistici. Ammetto che tutto il comparto ha sicuramente contributo a far crescere non solo il mondo del vino ma tutto il territorio, l’indotto artigianale e industriale che ha lavorato in ogni settore per i produttori. Detto questo il tema delle troppe frottole, troppe verità di comodo di doppie facce, se mi consentite è tutto in queste poche parole riportate qui sotto e sono tratte dal docu-film Barolo Boys. Devo anche dire probabilmente le più significative e rappresentative di tutto il docu-film e danno un significato e una risposta a quel “L’85% delle visite in cantina è sostanzialmente inutile.” Carlo Petrini “L’essere vanesi della propria generazione è un errore. Bisogna avere una dimensione storica e rispettarle tutte. Oggi nessuno di questi fa più gruppo questa è la nemesi storica. Si fa gruppo quando si è deboli ed è giusto farlo, dopo di ché non ce n'è più uno che fa squadra.” Mark De Grazia “Il fatto che io abbia deciso di fare un’azienda qui in Sicilia è anche una conseguenza normale, naturale, no..? Qui di nuovo sto aiutando tutta la zona, il territorio e sta succedendo una cosa simile a quella delle Langhe, sicché già so come andrà a finire …… risata …… in un certo senso so già, vedo già i germi della gloria e allo stesso tempo, nella gloria stessa, si vedono già i segnali di disgregazione futura. E’ impressionante, è questo ti dà la consapevolezza di quello che è l’essere umano in fondo.” Questo vale per tutti anche e soprattutto per i produttori di vino

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nicola

circa 3 anni fa - Link

"di quanti produttori di vino vi fidate? " = bere vino di chi ci si fida dovrebbe essere la regola o almeno la regola del “saggio” bevitore. Ho 53 anni bevo vino da 35 anni ed il vino per me rimane una passione. Da quando sono diventato vecchio (diciamo circa una decina di anni fa) apro meno bottiglie, diciamo che la mia media da vecchio è di circa 400 bottiglie all’anno. Di queste 400 la metà sono di produttori che bevo regolarmente da almeno da 15/20 anni, 100 di produttori che bevo sporadicamente e 100 le riservo per bottiglie mai provate prima. Negli ultimi 5 anni un 10% di mai provate prima è passato nella categoria sporadicamente e direi 4 vini da sporadicamente sono passati al “posto fisso”. Del vino ho sempre apprezzato la varietà, le differenze, le interpretazioni e quindi la vastità ma adesso da vecchio mi rendo conto che è sempre più difficile bere bene, sano e bere vini e produttori coerenti. Si i vecchi hanno un brutto carattere.

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Spetnat

circa 3 anni fa - Link

E meno male che bevi meno da "vecchio"

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Lanegano

circa 3 anni fa - Link

Probabilmente ciò che dice il Morichetti è vero e sacrosanto tant'è che mai ho messo piede e mai lo metterò in un 'cantinone' da visita guidata. E' sicuramente è vero che circolano molti 'incantatori di serpenti' e fuffaioli. Vero però che nella mia parziale e piccola esperienza le visite in cantina mi hanno donato, in almeno tre casi (non faccio nomi ma comunque Friuli, Piemonte e Sardegna) la possibilità di 'vedere' davvero come lavorano alcuni produttori e soprattutto di cementare bellissime amicizie che travalicano la mera questione enologica. Quindi direi che le visite in cantina spesso forse non valgono la pena ma possono anche portare a scoperte ed esperienze straordinarie. Tutto sta, credo, nello scremare a priori ciò che presumibilmente non fa per noi e per il nostro modo di intendere il vino e ciò che gli gira intorno. Poi, come sempre, un pizzico di buona sorte aiuta....

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viola

circa 3 anni fa - Link

Credo che bisognerebbe partire dalla genesi dei produttori, di come sono cresciuti e di chi ha contribuito a tutto questo benessere economico, tecnologico e qualitativo, a scapito però di alcuni valori più umanistici. Ammetto che tutto il comparto ha sicuramente contributo a far crescere non solo il mondo del vino ma tutto il territorio, l’indotto artigianale e industriale che ha lavorato in ogni settore per i produttori. Detto questo il tema delle troppe frottole, troppe verità di comodo di doppie facce, se mi consentite è tutto in queste poche parole riportate qui sotto e sono tratte dal docu-film Barolo Boys. Devo anche dire probabilmente le più significative e rappresentative di tutto il docu-film e danno un significato e una risposta a quel “L’85% delle visite in cantina è sostanzialmente inutile.” Carlo Petrini “L’essere vanesi della propria generazione è un errore. Bisogna avere una dimensione storica e rispettarle tutte. Oggi nessuno di questi fa più gruppo questa è la nemesi storica. Si fa gruppo quando si è deboli ed è giusto farlo, dopo di ché non ce n'è più uno che fa squadra.” Mark De Grazia “Il fatto che io abbia deciso di fare un’azienda qui in Sicilia è anche una conseguenza normale, naturale, … Qui di nuovo sto aiutando tutta la zona, il territorio e sta succedendo una cosa simile a quella delle Langhe, sicché già so come andrà a finire …… risata …… in un certo senso so già, vedo già i germi della gloria e allo stesso tempo, nella gloria stessa, si vedono già i segnali di disgregazione futura. E’ impressionante, è questo ti dà la consapevolezza di quello che è l’essere umano in fondo.” Questo vale per tutti anche e soprattutto per i produttori di vino

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Giacomo

circa 3 anni fa - Link

Il Grande Alessandro come direbbero nelle mie zone...GLIA SCOPERTO L'ACQUA CARDA

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Franca

circa 3 anni fa - Link

Sì, molti sono i dubbi dopo il "racconto" del produttore..però è comunque un arricchimento di conoscenza e io ricordo meglio il colore, sapore e l'odore di un vino di cui ho anche visto la vigna e la cantina

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Francesco Annibali

circa 3 anni fa - Link

Alessandro mi pare che tagli il mondo un po' troppo con l'accetta. E' evidente che le visite in cantina servano. Mi dirai che pensare che un superappassionato e/o ispettore, attraverso una visita una tantum, possa garantire moralmente l'opinione pubblica riguardo alla condotta di un produttore, ecco questo sì - fa sorridere.

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rudi alias Dott.Conti

circa 3 anni fa - Link

lL'85% degli articoli di questo blog è sostanzialmente inutile,dico questo dopo una lunga lettura, oltre 10 anni,e sono tanti gli articoli letti che mi conducono a questo risultato,chiaramente senza una certezza "scientifica".qualche elemento sparso:vivo da 10 anni sul blog,frequento sporadicamente qualche blogger e visito innumerevoli siti e ve lo assicuro questo è triple face....vi riporto la citazione di un famoso film di Alberto Sordi,il marchese.... scusate ma continuerò più tardi devo fare una visita guidata

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Melo

circa 3 anni fa - Link

Condivido. Questo articolo, per quanto possa trapelare una qualche verità, non è molto utile.

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Renzo Maria Morresi

circa 3 anni fa - Link

Renzo: Sono un produttore di 70 anni e Gino Veronelli l'ho conosciuto camminando le vigne con Gianvittorio Baldi, e riportando l'impressione vivissima che lui, il Gino, a noi produttori, fosse in grado di far la visita andrologica con lo sguardo. Per me, mi perdoni Morichetti, è tutto e solo questione di preparazione e di voglia di andare a fondo, cosa che si può fare soltanto volendolo da sempre (ché la preparazione non s'improvvisa) e per sempre (che la tenacia non è mai quella d'un momento). Credo di poter dire che le visite nella nostra azienda, a Modigliana, arricchiscono certamente me, che di mercato capisco pochissimo, e fors'anche il visitatore col quale condivido volentieri quel che so o credo di sapere, assieme a un bicchiere, che non conta balle...

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Alberto

circa 3 anni fa - Link

Un articolo che trasuda di qualche balla e alcune ovvieta' Ma la cosa che mi fa girare le balle e' questo accanimento contro una guida e solo Slow Wine che meriterebbe forse un approfondimento legale se ci sono elementi diffamatori.. Perche' sputtanare con un blog il lavoro di tante persone proprio nn mi sta bene.

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rudy alias garrigue

circa 3 anni fa - Link

Ehehe che "servizi " che si fanno tra vicini di casa, poi se si incontrano si salutano affettuosamente

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Alessandro Morichetti

circa 3 anni fa - Link

Gentile Alberto, sono responsabile di quel che dico ma non di quello che capisci tu e mi pare evidente che hai capito ben poco. Accanimento contro Slow Wine e sputtanamento te li sei proprio sognati, mi spiace. Nelle visite c’è una difficoltà oggettiva e intrinseca, per gli slow e per tutti: chi non lo capisce o è un illuso o un idealista o peggio in malafede. Slow Wine è l’unica guida che consulto da molti anni ma ciò non toglie che difficoltà strutturali ci siano. Nobile l’intento ma problematica l’attuazione, questo ho scritto. Il resto è frutto della tua immaginazione. Pace e bene.

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Alberto

circa 3 anni fa - Link

Sono uno di quelli che si spacca la schiena nella sua vigna. Nn ho voglia d insistere nell affermare che il tuo articolo e' un pessimo esempio di blog velenoso.

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Alessandro Morichetti

circa 3 anni fa - Link

Il bello è che non c'è nessun veleno e chi lo ha capito in primis sono titolari di aziende, consulenti di aziende e chi ci lavora dentro. Stavo parlando di un'altra cosa ma evidentemente non ci siamo capiti, succede. E nessuna mancanza di rispetto per chi sta in vigna, ci mancherebbe solo.

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Paolo A.

circa 3 anni fa - Link

Quando c'è Morichetti, c'è il titolo (e relativo post) clickbait. Ormai è un assioma, un postulato.

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rudy alias garrigue

circa 3 anni fa - Link

Morrichetti fa rima con ciuffoletti

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Ventitreventitre'

circa 3 anni fa - Link

Infatti non a caso nell'articolo precedente si cita Cernilli contro Gori....

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Corrado

circa 3 anni fa - Link

Non la conosco personalmente. Ho sentito spesso parlare di lei. Ci sono ancora produttori veraci, che si fanno il mazzo, ma emergere tra gli squali è impossibile

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Stefano 72

circa 3 anni fa - Link

Bah se l ' articolo necessita della spiega dell ' autore...forse andava riscritto. Lo trovo, come molti dell' autore, che seguo con piacere e come molti della " testata" per cui scrive, eccesivamente votati ad alzare polvere e fango. Da utente di cantine da molti anni credo che sia molto semplice capire dove stia la verità e se ti stanno raccontando frottole. Certo non bisogna ascoltare imbambolati o distratti da altro. Poi, ovvio, come in tutti i commerci ci può essere un indoramento della pillola, ma la sostanza è verificabile spesso anche con poco sforzo. Le visite in cantina e vigna sono utili eccome, oggi ancor più di ieri visto i mezzi e le conoscenze che si hanno per verificare le info ricevute. Alessandro Morichetti quella della quantità di ha poi...come l' ha pensata?🤣

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bevo_eno

circa 3 anni fa - Link

nel 2022 fai l 85% delle visite in meno rispetto al 2021... detto questo se lavori nel mondo del vino e non hai ancora capito che il fine ultimo delle aziende vitivinicole è guadagnare €€€ fatti due domande. pretendere che una cantina in una visita racconti TUTTO è come pretendere che il giornalista che ha scritto questo articolo ci faccia sapere e faccia i nomi a cui allude nella seguente frase: e potrei darvi ottimi elementi, sacrosanti e non discutibili, per stracciare alcune delle chiocciole più note di tutto il Piemonte.

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Vinoebbasta

circa 3 anni fa - Link

Mi stupisce che molti siano caduti nel tranello scontato e arrogante di sua eccellenza dott.prof mister modestia morichetti,.Aggiungo che come alcuni "partecipanti" a questa discussione mi occupo di vino ( nel senso che metto fatica e sudore )da oltre 30 anni e non ho mai avuto bisogno di "post" o pubblicità varie per vendere il mio vino ma di persone che dimostrano passione e rispetto , come quelle che vengono a visitarmi ogni anno.Tanti saluti!!!

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GIANFRANCO CINARDI - LAIS INTERNATIONAL W.W.I.

circa 3 anni fa - Link

Con sorpresa mi trovi concorde col tuo articolo e non serve sprecare fiumi di parole!..ma vogliamo parlare di tutti questi wine influncer che spuntano come funghi e credono di essere e Ferragnez delle vigne?!

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AG

circa 3 anni fa - Link

Perché, se fossero i Ferragnez (chi???) cambierebbe qualcosa?

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Stefano Zunino

circa 3 anni fa - Link

Apprezzabile, mettere nero su bianco, dubbi e diffidenze, soprattutto a riguardo del popolo piemontese che è diffidente per natura. Ma se si vuole essere obbiettivi, occorre rilevare l’essenza della visita alla cantina che non potrà mai essere oggettiva, bensì soggettiva e riferita all’interlocuzione con la persona, il produttore, al quale occorre spremere la sua intimità, interrogarlo sulla sua vita, sui suoi saperi e sui sentimenti. Questo è il gioco, che è poi uguale a quando ci si interroga sulla bontà e qualità di un vino.

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Giuseppe

circa 3 anni fa - Link

Anni fa mi iscrissi a un "corso" che prevedeva 4 intere giornate in vigna e altrettante in cantina, sparse per le 4 stagioni per coprire l'intero ciclo vegetativo della pianta e i momenti topici in cantina. Davvero 8 domeniche ben spese! Senza dubbio il mio miglior ricordo nel mondo del vino, forse anche perche` enologo e cantiniere non badarono troppo a indorare la pillola. Certo la visita guidata di x minuti tutti intruppati dietro "il tizio/tizia con la bandierina" tipo escursione da villaggio vacanza sono un altra cosa ma quando possibile da semplice curioso il giretto in cantina io lo faccio sempre volentieri! PS sicuro che il produttore cerchera` di vendere al meglio la propria merce e usera` un registro/dettaglio diverso se ha di fronte la famigliola in gita domenicale o il redattore di una guida (spero per la soddisfazione di entrambi). Ma che dica a quest'ultimo di avere 20ha quando ne ha 40 e macroscopiche falsita` di questo tipo col rischio che poi vadano in stampa mi sembra davvero un iperbole dell'autore a cui ultimamente sembra non mancare mai lo spunto polemico...

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ESala

circa 3 anni fa - Link

85% ? Allora possono rivendicare la DOC!

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STEFANO ZUNINO

circa 3 anni fa - Link

Apprezzabile, mettere nero su bianco, dubbi e diffidenze, soprattutto a riguardo del popolo piemontese che è diffidente per natura. Ma se si vuole essere obbiettivi, occorre rilevare l’essenza della visita alla cantina che non potrà mai essere oggettiva, bensì soggettiva e riferita all’interlocuzione con la persona, il produttore, al quale occorre spremere la sua intimità, interrogarlo sulla sua vita, sui suoi saperi e sui sentimenti. Questo è il gioco, che è poi uguale a quando ci si interroga sulla bontà e qualità di un vino. Il produttore è come la sua bottiglia, per conoscerlo bisogna entrare nella sua intimità.

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marcow

circa 3 anni fa - Link

"Il produttore è come la sua bottiglia, per conoscerlo bisogna entrare nella sua intimità" __ È un metodo che può portare verso vicoli chiusi. Il vino va bevuto in modalità ANONIMA. L'etichetta dovrebve essere coperta. Chi degusta e valuta non deve sapere CHI ha prodotto quel vino. Al limite conosce soltanto la tipologia del vino che beve. Questo dovrebbero fare... almeno... gli ESPERTI... che recensiscono per il grande PUBBLICO sui mass media. Un semplice bevitore, un appassionato ha più libertà e può fare come gli pare. __ Ma, secondo me, se proprio vuol conoscere l'INTIMITÀ di un vignaiolo lo si dovrebbe frequentare per lunghi periodi: pensare di conoscere la sua intimità dopo essere stato seduto per un paio di ore nella poltrona del suo salotto ad ascoltare le "storie che racconta"... è una ingenua illusione. __ Conosco profondamente il mondo dell'agricoltura. Non è più la realtà bucolica di un passato che non esiste più. La poesia è il 15 %. L'85 %, per restare nella metafora, è business, è MARKETING. Tutto ruota attorno a questi valori dominanti.

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STEFANO ZUNINO

circa 3 anni fa - Link

Per esperto che uno sia, non potrà mai mettere a confronto centinaia di migliaia di bottiglie anonime di vino. Da profondo conoscitore dell'agricoltura, posso affermare senza ombra di smentita che il vino è emozione, l'espressione di un territorio, del suo produttore e delle storie di vita di chi assaggia e produce. E il marketing del vino non può che essere la traduzione di queste esperienze. E' per questo che un buon comunicatore deve saper scavare nella identità di un vignaiolo e di un territorio.

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Stefano Zunino

circa 3 anni fa - Link

Per esperto che uno sia, non potrà mai mettere a confronto centinaia di migliaia di bottiglie anonime di vino. Da profondo conoscitore dell'agricoltura, posso affermare senza ombra di smentita che il vino è emozione, l'espressione di un territorio, del suo produttore e delle storie di vita di chi assaggia e produce. E il marketing del vino non può che essere la traduzione di queste esperienze. E' per questo che un buon comunicatore deve saper scavare nella identità di un vignaiolo e di un territorio.

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Fabio

circa 3 anni fa - Link

Mediamente del vino che bevo in un anno una buona meta` l'ho acquistato direttamente in cantina (conosciute da tempo o, se nuove, facilmente dopo visita e chiacchierate varie). Per nessun altro "genere alimentare" succede la stessa cosa anche se mi ritengo un consumatore attento e curioso. Di tutta la carne mangiata nel 2021 solo prosciutto, cotechini e qualche pollo arrivano dal produttore. Zero pesce (abito lontano da mare/laghi posso accampare qualche scusa...) Tolto il riso di tutti gli altri (pasta, farine, mettiamoci anche legumi) quel che so l'ho letto sull'etichetta, per verdura/frutta (meno quella del mio orto) ancora meno visto che l'etichetta manco ce l'hanno. Qualcosina meglio con formaggio, birra e liquori. Tutto questo perche` secondo me il vino fa caso a se`, unica "merce" (a parte qualcosina per birra/olio e liquori) su cui e` sorto un fiorente turismo con fatturati notevoli legato appunto alle visite in cantina e indotto vario. Anche volendo non e` facile visitare i "luoghi di produzione" di carne/ortaggi/pasta/riso, giusto qualcosina per i formaggi (vedi Parmigiano o Bitto Storico) le distillerie e qualche birrificio artigianlae rispetto il vino dove invece la maggioranza delle cantine e` visitabile. Secondo me si spiega solo col fatto che col vino si trascende l'aspetto di alimento ed entrano in gioco tutta una serie di altri fattori ampiamente dibattuti anche su questo sito. Normale beccarsi delle delusioni, chiedo all'autore: senza le visite come sarebbe andata coi vini delle cantine "deludenti"? Mi unisco al suggerimento del commento precedente: nel 2022 evita tutte le visite in cantina e tra un anno tira le somme a livello lavorativo/personale per capire se sono quasi sempre inutili oppure no (io sono quasi sicuro della risposta...) FB

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marcow

circa 3 anni fa - Link

"Tutto ruota attorno a questi valori dominanti" __ Prima di tutto la COMUNICAZIONE. Ma quello che è preoccupante in Italia è che anche la CRITICA ENO-GASTRONOMICA, che potremmo far rientrare nel più ampio concetto di comunicazione, ma che ha caratteristiche che la distinguono da tutte le altre forme di comunicazione... è allineata all'andamento generale e dominante. Parafrasando il titolo, la Critica Eno-Gastronomica Italiana è per il 15 % è vera critica enogastronomica INDIPENDENTE... al Servizio del Consumatore, Bevitore, Cliente ecc... e per l'85 % al servizio di chi produce, del marketing di chi produce.

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Angelo D.

circa 3 anni fa - Link

Chi ha conosciuto Franco Biodi Santi, parlando con lui seduto al camino, pranzando con lui in cucina al Greppo penso abbia colto parecchio della sua azienda. Ciò vale per tanti, molti produttori, grandi e piccoli con i quali si è fatti poi un pezzo di strada assieme nella vita, per un motivo o per un altro. Siamo sicuri invece che la questione siano le visite in azienda e non, più semplicemente, i visitatori?

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Giancarlo

circa 3 anni fa - Link

Sono un piccolo produttore di Pinot Nero nella montagna cortonese , meno di un ettaro di vigna. Anch'io girando vigneti e cantine sento belle novelle (peccato tante novelle) , sono anni che dico raccontiamo quello che facciamo, ma raccontiamo la verità... E sono straconvinto che il consumatore per quanto attento e preparato difficilmente riesce a distinguere il vero dal falso: Cantine che fanno 80/100000 bottiglie dichiarando di pressare con i piedi; Vigne che fanno 0(zero) trattamenti; Gradazioni e acidità perfette, in una fase di stravolgimenti climatici , ottenuti naturalmente... Vini naturali, biologici, biodinamici , convenzionali, del contadino.... Ma quanti consumatori conoscono realmente i disciplinari e conoscono come avvengono i controlli da parte degli enti certificatori... Detto ciò , e mi limito a questo, credo che comunque sia l'unico sistema per toccare con mano quello che si acquista, magari cercando di essere più attenti... Essere più matematici e meno sognatori senz'altro può aiutare a distinguere il vero dal falso! Venendo all'articolo , invece mi verrebbe spontaneo pensare che lo scrittore, a tratto la sua personale percentuale dei buoni (15℅)in seguito alle visite in cantine, quindi significa che SONO STATE UTILI!!

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Andrea

circa 3 anni fa - Link

Se un articolo, al di là dell' immediato fastidio, o compiacimento, è pure in grado di generare pensiero, esercizio di memoria, entrambi, allora è un buon articolo. Se poi è in grado di smuovere convinzioni, o almeno metterle alla prova allora è pure eccellente. Per me. Se poi tutto ciò viene fatto senza che dopo tot tempo arrivi il contrordine compagni è ancora più apprezzabile. Per cui, grazie Morichetti.

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...condivido pure io ...

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marcow

circa 3 anni fa - Link

Giancarlo apprezzo molto quello che hai scritto. __ Angelo D Interessante __ Andrea Condivido. Hai centrato le caratteristiche più importanti di un grande articolo.

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Giancarlo

circa 3 anni fa - Link

Bravo Alessandro, hai creato un buon dibattito, vedo con piacere risposte da figure legate in maniera differente al mondo del vino e ogniuno ha la sua verità : vedi Stefano Cinelli Colombini, vedi Fabio, vedi Marcow, vedi Stefano , Viola ecc, poi sta alla soggettività di ogni consumatore scegliersi la sua cantina ,scegliere se vorrà l'interlocutore formato a DOC (dove non potrà chiedere quasi niente fuori " lezione"o il produttore con le mani sporche dove può osare qualcosa di più... È giusto tirare l'acqua ogniuno al proprio mulino, ma io dico facciamolo con più trasparenza... Solo così , secondo me potremo far crescere veramente tutta la filiera

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Nic Marsél

circa 3 anni fa - Link

I visitatori non sono mica dei NAS :-) Come appassionato ho smesso da tempo di andare a "disturbare" per cantine. Ora mi scelgo una zona, prenoto vitto, alloggio e vado diretto in cantina (al massimo una telefonata all'ultimo istante) per acquistare almeno un cartone. Se trovo qualcuno bene, altrimento passo al successivo sulla lista. Se mi fanno assaggiare son contento, e se mi fanno vedere qualcosa meglio ancora. Prima di andarci so già quello che devo sapere, ma esserci di persona cambia la prospettiva. A volte scatta l'empatia a volte no. A volte resto 10 minuti a volte a cena. Quello che viene viene. Per me tutte visite utili. Quelle un pò casuali da Vittorio Graziano, da Angiolino Maule, da Frozza e da Croci, per esempio, me le ricorderò per tutta la vita!

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Giancarlob

circa 3 anni fa - Link

Sarà pure stato Veronelli a dirlo, ma " camminare le vigne" non è educativo per i neo diciottenni che leggono il sito......

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AG

circa 3 anni fa - Link

Invece rende perfettamente il poggiare i piedi sul terreno

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Viva Roddolo

circa 3 anni fa - Link

Condivido con molti dei partecipanti a questo dibattito il giudizio positivo sull'articolo, bravo Alessandro, hai proposto un argomento davvero interessante. Soffermandomi su uno dei primi interventi, quello di Antonio c. dove racconta che i produttori borgognoni anziché vendergli direttamente le loro bottiglie lo indirizzavano presso la più vicina enoteca mi viene da sorridere pensando, ad esempio, alle Langhe del Barolo. Qualche tempo fa ebbi la fortuna di visitare Lorenzo Accomasso. La stessa bottiglia acquistata da lui l'ho poi rivista in una delle enoteche del paese di Barolo dove veniva rincarata almeno 5 volte (se non di più)... Mi rendo conto che sto citando uno degli dei dell'Olimpo e ammetto di non essere in grado di entrare nel merito della concorrenza più o meno "sleale" che fanno le cantine alle enoteche o ai loro rivenditori in generale, fermo restando che sono autorizzati a fare vendita diretta e decidere autonomamente a quanto vendere il loro vino al visitatore (per assurdo potrebbero anche regalarlo....), poi però come appassionato/consumatore il mio obiettivo è ovviamente quello di trovare il prezzo più basso. Mi spiego meglio: non è che in certe zone vocate e con un alto flusso di turismo le enoteche rincarino eccessivamente i prezzi?

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

... "pecunia non olet" ... quando mi vengono a dire che in cantina dovrebbero fare il prezzo delle enoteche impugnando lo scettro della correttezza commerciale di queste ultime ( o di chi commercia vino per buona quota parte del mercato ) , mi scappa da ridere . OK , non bisogna generalizzare e il libero mercato ti permette un delta larghissimo rispetto all'offerta finale , però , parlando di Langa , trovare i vari Monfortino, Giacosa, Mascarello ( sia Bartolo che Mauro) , Rinaldi , Burlotto , Accomasso , Rosso ecc , ecc , ecc , ecc , ecc , ecc , ecc , ecc , ecc , ecc , ecc , ecc , ecc , ecc , ecc , ecc , ecc , ecc , ecc , ecc , ecc , ecc , ecc , ecc , ecc , ecc anche nelle enoteche locali , ma anche on line o sui siti internazionali , con ricarichi minimi dal 200% ai 500% a seconda delle votazioni della critica ( che conta) , avrei tanto da dire o ridire non tanto sulle balle che contano i produttori sulle pratiche di cantina o se allungano qualche "bottiglia premio" al povero cristo di appassionato che si sfagiola ore di macchina e costi non indifferenti per spostarsi , quanto sull'usura che tutti ( dico tutti) i commercianti applicano appena ne hanno occasione , senza scomodare il sacrosanto diritto alla giusta remunerazione del proprio lavoro ... ...

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marcow

circa 3 anni fa - Link

Per il momento è il miglior commento dell’anno 2022. E, senza ombra di dubbio, uno dei miglior commenti degli ultimi 10 anni.

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BT

circa 3 anni fa - Link

ma infatti!!! sono completamente d’accordo con lei, parlando da semplice bevitore/consumatore. dire che in cantina devo pagare lo stesso prezzo che in enoteca é una fesseria colossale. e che lo abbiano detto/fatto in borgogna non significa nulla. certo all’entendant di bordeaux i ricarichi erano assai minori che in certe enoteche italiane. (i ristoranti non parliamone nemmeno). faccio 200/300 km di auto e la pago uguale? ma in che film?!?

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Pasquale

circa 3 anni fa - Link

Solo chi di mestiere fa il commerciante di vini online può scrivere tali vaccate. Decidete la qualità di un vino e di un produttore leggendo le recensioni su un e-commerce! Ah! Ah! Ah!

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carmine foli

circa 3 anni fa - Link

Delle guide non ci possiamo “fidare”, dei produttori nemmeno. Di chi allora? Magari si potesse avere tempo per girare tutte le cantine di una x denominazione, per potersi fare un giudizio proprio e affidabile!

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Andrea

circa 3 anni fa - Link

L' esperienza citata sopra in Borgogna mi ha fatto venire in mente la visita ad Istvan Szepsy una decina di anni fa. Sono andato a trovarlo in una giornata estiva pessima, pioggia a catinelle e i vicoli che dal centro di Mad portavano alla sua cantina trasformati in torrentelli fangosi. Non ho avvisato perché non ho trovato i suoi contatti sul web, mi sono fidato delle indicazioni dei suoi compaesani. Nessuna indicazione, nessun nome al portone. Mi accoglie lui, molto più basso che in foto, ed invece che cacciarmi giustamente con una pedata nel sedere mi fa passare due ore delle più sublimi della mia vita, svelando ogni meraviglia della sua cantina e della sua casa, presentandomi la figlia (altra meraviglia) e facendomi capire l'essenza di Tokaji, la sua storia, i suoi vini. Sorpeso e divertito che un Italiano fosse andato a trovarlo. A suo dire l' unico. Mi ero preparato con il portafoglio foderato di contante, ma la lezione doveva finire con l' invito a comprare i suoi vini all' enoteca del paese, accompagnato dalla chiosa che tutti lì avevano fatto la fame con i Russi in casa ( letteralmente), ed ora era giusto che tutti potessero godere in parte del benessere che quelli come lui avevano ricreato.

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Enrico

circa 3 anni fa - Link

Non capisco è tutto così chiaro. Così con questa mia risposta che è la prima e anche l' ultima mi faccio nemici tutti quelli che scrivono e addirittura giudicano il nostro lavoro e tutti i colleghi che sono frequentemente visitati. Due sono le cose chiare: Chi scrive sbaglia cantine da visitare. Secondo dopo l'errore sputa anche nel piatto dove mangia.

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...eddai Enrico , Alessandro ( Morichetti) ha soltanto intavolato una discussione un poco provocatoria e in tanti hanno partecipato , penso con stimolo dialettico. Molto meglio di alcuni articoli monografici di questo e quello che letti, si archiviano in un amen con uno o due interventi . Anzi , dato il successo di partecipazione , fossi in Morichetti ne scriverei un altro articolo speculare " Il 15% delle visite in cantina è sostanzialmente utile" ... non avrà lo stesso successo di audience e partecipazione , però da dire ce ne sarebbe ancora tanto...

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Nicola Micheletti

circa 3 anni fa - Link

Sono d’accordo ci starebbe tutto. Anzi dato che non si potevano fare i nomi dei cattivi ( le famose cantine di Langa che non meritano la chiocciola…) sarebbe utile invece mettere giù i nomi dei buoni, delle cantine in cui la visita è stata speciale e, perché no, parlare bene di alcuni vignaioli che oltre che fare il vino buono meritano anche di essere apprezzati come persone.

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Vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...eppoi sai quanta gnocca: Bruna, Maria Teresa , Carlotta, Elena, josetta...

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marcow

circa 3 anni fa - Link

Nicola Micheletti il 19 gennaio scriveva: "Alcuni anni fa un noto produttore della Valpolicella, rispondendo a una mia domanda su quale fosse la differenza in termini di resa finale tra i vari cru della sua azienda (tutti abbastanza adiacenti) mi rispose : “ la differenza è minima. IO però ti POSSO GARANTIRE che il 100% del mio vino lo faccio CON LE UVE nate e vendemmiate in quei campi.” Alla mia obiezione del tipo “grazie al ca...” mi QUANTIFICÒ anche lui un 10% circa di CANTINE VIRTUOSE che in Valpolicella fanno vino solo con uve aziendali, il resto beh potevo immaginarmelo" (Nicola Micheletti 19 gennaio) __ Lo stesso si può dire delle ZONAZIONI en BOURGOGNE. Nel senso che non è... il VIGNERON... che PUÒ GARANTIRE... perché è da bambini ingenui... credere... a TUTTO QUELLO CHE RACCONTA... mentre si ha le cule sulle poltrone del suo salotto o mentre vi fa fare... una VISITA GUIDATA(da lui) in cantina... di 90 minuti. __ Da queste semplici considerazioni nasce l'ESIGENZA di avere una CRITICA ENO(GASTRONOMICA)... INDIPENDENTE, SERIA... AL SERVIZIO... DEL CLIENTE.

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

... Marcow , potresti fare una carta d'identità del critico indipendente , almeno come lo intendi tu? Giuro, ancora non l'ho capito . Come dovrebbe campare , da chi "dovrebbe" essere sostenuto economicamente ( sembra una domanda retorica a cui posso già darti una risposta , ma sarebbe solo una traccia scontata ) , quali caratteristiche ecc . Senza entrare nello scontato di caratteristiche ovvie quali : 1) Autorevolezza ( e ci mancherebbe) - 2) esperienza ( che quella mica si compra al supermercato o in televendita) - 3) Economicamente incorruttibile ( quindi con una struttura editoriale che lo sostiene economicamente quasi a livello di mecenatismo . Gli pseudo influencers sul web se lo possono permettere solo perchè foraggiati da chi saranno oggetto di promozione più o meno occulta ... attenzione , non si campa con le tre bottiglie omaggio da esibire e farci teatrino in qualche diretta...) . Anche le guide sappiamo come sono finite , in molti casi per la transumanza dei migliori soggetti dove l'appeal economico era più ... sostenuto o perchè sostituite da strumenti più efficaci di conoscenza o , perlomeno , perchè l'immaginario collettivo le aveva relegate a poca attendibilità nel giudizio e quindi ... inutili come "guide" che guidano . Si , insomma , chiarisci una volta per tutte il tuo Marcow - pensiero a riguardo , dove il supporto tecnico ( assaggi alla cieca totale, non fare sostare il proprio culo sui divani dei produttori ecc) mi/ci è abbastanza chiaro ...

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marcow

circa 3 anni fa - Link

Caro Vinogodi, mi sembra che tu abbia detto tutto, in modo sintetico e in modo molto chiaro. Non devo aggiungere altro. __ Il punto "critico" del tuo ragionamento, già ribadito in altri dibattiti, mi sembra questo: per fare una critica indipendente bisogna essere economicamente indipendenti. Poiché fare critica enogastronomica costa è impossibile svolgerla in modo indipendente e si è costretti ad accettare dei compromessi. Ciò significa che l'attività di critica DIPENDE, dal punto di vista econonomico, anche dalle disponibilità dei produttori che, in varie forme, più o meno esplicite, la sostengono economicamente. Ma questo conduce sicuramente a fare una critica enogastronomica poco indipendente e, per questo, poco affidabile. Se le cose stanno così non si può pretendere che la critica enogastronomica sia autorevole e credibile.

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Nicola Micheletti

circa 3 anni fa - Link

Messa giù così mi verrebbe da dire che serve un critico esperto di vino che lavori per una grande e prestigiosa testata il cui interesse primario non è il vino e che certo non è interessata a invischiarsi in rapporti poco professionali con una cantina. Essenzialmente direi grandi giornali extra-italiani. Mi chiedo se però in queste testate lavorino critici con l’autorevolezza e l’esperienza necessaria e soprattutto se questo tipo di analisi interessi davvero i lettori.

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PD

circa 3 anni fa - Link

Apprezzabile disanima dell'enoscenario italiano e delle sue dinamiche con la quale concordo. GRAZIE!

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PD

circa 3 anni fa - Link

Apprezzabile disamina dell'enoscenario italiano e delle sue dinamiche con la quale concordo. GRAZIE!

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BT

circa 3 anni fa - Link

la miglior visita in cantina, per me, é stata un piccolo produttore trentino. fu memorabile per me e per mia sorella (tanto che lei se la ricorda ancora) comprai tutto il possibile anche perché a milano arrivava poco.

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Sula Vineyards

circa 3 anni fa - Link

Couldn't have agreed more. Good post with some great information shared.

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