Il calo del vino online. Dopo il boom della pandemia, il mercato rallenta
di Alessandro MorichettiL’utilità dei comunicati stampa è inversamente proporzionale alla quantità e ne arrivano davvero tanti ogni giorno.
Pochissimi – credo l’1% – invece servono ad imparare qualcosa o decifrare fenomeni, e quando succede è un lampo improvviso che quasi ti scuote. Come ad esempio quello di ieri, firmato Pambianco. Merita di essere letto. Parla di ecommerce, tema a me caro, quindi abitudini di consumo, trend e traiettorie che potevano essere e che magari non sono ancora (e chissà se saranno mai).
Leggiamo insieme.
IL CALO DEL VINO ONLINE: DOPO IL BOOM DELLA PANDEMIA, IL MERCATO RALLENTA TRA NUOVE ABITUDINI E PRESSIONI ECONOMICHE
“L’e-commerce enologico, che durante la pandemia aveva raggiunto traguardi storici, mostra oggi segnali di rallentamento, con un giro d’affari che nel 2023 ha subito una contrazione significativa.
I cinque principali operatori del vino online in Italia hanno totalizzato un fatturato complessivo di 143 milioni di euro, un dato che segna un calo del 7% rispetto ai 155 milioni dell’anno precedente e che si discosta sensibilmente dai 183 milioni del 2021, anno record per il settore. Anche il margine operativo lordo registra una flessione del 6%, confermando un trend in ribasso ormai consolidato. Diverse le cause che contribuiscono a questo rallentamento e che riflettono l’evoluzione del consumo di vino e i cambiamenti in atto nel mercato enologico. In primo luogo, il settore sconta una riduzione nella produzione vinicola nazionale, che per la prima volta dal 2015 ha ceduto alla Francia il primato produttivo mondiale, penalizzando i produttori e influendo sull’offerta e sui consumi. La conseguente riduzione delle bottiglie disponibili sul mercato ha provocato un aumento dei prezzi medi, scoraggiando ulteriormente i consumatori. Allo stesso tempo, il ritorno della ristorazione a pieno regime, con proposte sempre più diversificate e accattivanti, ha sottratto una parte della clientela all’online, complice la crescente tendenza a consumare vino fuori casa. Non è indifferente, poi, il cambiamento nelle abitudini dei giovani, che non solo mostrano una preferenza per bevande a gradazione più bassa ma scelgono di bere vino in quantità ridotte rispetto alle generazioni precedenti. A queste dinamiche di mercato si somma la delusione per aspettative che, durante il picco pandemico, avevano forse sopravvalutato il ruolo dell’e-commerce: si stimava che le vendite online potessero raggiungere il 25% del mercato vinicolo, ma oggi questa quota non supera il 3-4%, rimanendo ben al di sotto delle previsioni.
Analizzando le performance dei principali player italiani, emergono differenze significative: Tannico, leader del settore, ha registrato un calo del 6% chiudendo l’anno con un fatturato globale di 64 milioni di euro, mentre Vino.com ha subito una contrazione del 22%, raggiungendo i 27 milioni. Anche Callmewine ha chiuso il 2023 in negativo, riportando una flessione del 16% e totalizzando 14 milioni di euro, e Xtrawine, nonostante un ampio assortimento di oltre diecimila etichette, non ha superato i 10 milioni, registrando un calo del 20%.
Un’eccezione positiva in questo scenario è rappresentata da Bernabei, azienda storica romana fondata nel 1933, che ha registrato una crescita del 23%, chiudendo con un fatturato di 28,5 milioni di euro. Questa performance positiva è frutto di una strategia commerciale mirata, che punta su prezzi accessibili senza forzare l’ingresso nel segmento premium, e su una presenza multicanale. La recente iniziativa “Bernabei Business”, lanciata nel febbraio 2023 e rivolta al settore Horeca, ha contribuito ai ricavi con 4 milioni di euro nei primi dieci mesi, portando risultati significativi e rafforzando la posizione dell’azienda in un mercato complesso.”
Era l’ottobre 2017 quando, con lo sguardo rivolto al futuro, si pensava che entro 5 anni il mercato dell’online sarebbe arrivato a 200 milioni di euro in Italia.(“Il volume di vendite per il vino online in Italia è passato da 4 a 30 milioni di euro in soli 4 anni. Tra 5 anni sarà di circa 200 milioni di euro“).
Il futuro è arrivato ma con numeri significativamente più bassi rispetto a quelli attesi. Intanto molto è cambiato, chi doveva vendere quote societarie ha venduto e realizzato, chi cercava di crescere un po’ ci è riuscito e un po’ forse no. Mercato già saturo o mai dire mai? Ai posteri l’ardua sentenza, nel dubbio riparliamone tra cinque anni.
22 Commenti
IWDP
circa 3 settimane fa - LinkLa notizia è che Pambianco abbia inviato un comunicato stampa interessante. In ogni caso, sarebbe interessante vedere anche i numeri fatti da Giordano-Svinando.
RispondiPaolo
circa 3 settimane fa - LinkForse anche prima dei cinque anni si potrà fare qualche conto. Ad esempio verificare nel 2024 quale è l'impatto della Enoteca di nota marca GdO lanciata a fine dello scorso anno. Proprio quella che era presentata "per fare concorrenza a Tannico". Non è poco: ha rosicchiato quote a mercato immobile/in discesa? ha trovato un suo spazio facendo tornare in positivo i dati aggregati? ha fronteggiato il trend ormai acclarato della riduzioen dei consumi? A me sembra che l'analisi del 2024 sarà frizzantina, non meno di quella ora presentata. Davvro non ci si deve annoiare attendendo il 2029.
RispondiALESSANDRO
circa 3 settimane fa - LinkEsatto, Svinando sta facendo un grosso lavoro, a mio avviso (anche per il mercato estero).
RispondiSimone
circa 3 settimane fa - LinkAlessandro ciao, grazie dell'interessante articolo. Unica certezza seppur banale e trita e ritrita ma: il trend dei prezzi è ormai davvero folle, almeno per i comuni mortali, sia chiaro. Dinamica ahimè trasversale su vitigni, vigneti, produttore ecc.
RispondiGiuseppe
circa 3 settimane fa - LinkBuongiorno a tutti, per fare dei ragionamenti + precisi dell'andamento del comparto secondo me mancano due dati: -numeri dei canali di vendita "non online" x confronto --> sono scesi di % simili? meno? piu`? -ampliare raccolta dati sulla vendita online oltre i 5 maggiori player per capire se c'e` stata piu` frammentazione.
RispondiBranch
circa 3 settimane fa - LinkAcquisto le mie bottiglie prevalentemente online e da soltanto un anno, da quando cioè mi sono decisamente appassionato al vino. I prezzi sono aumentati a vista d'occhio. Cito un paio di esempi, di etichette certo non di nicchia: Montefalco rosso di Antonelli a dicembre 2023 l'ho pagato 7,90. Oggi difficile trovarlo a meno di 10 euro a bottiglia; Etna rosso Tornatore, pagato 3 mesi fa 15 euro, oggi viaggia sui 20. In generale, rispetto a un anno fa, tutte le bottiglie che ho acquistato sono aumentate di minimo 1 euro, ma più spesso 2-3 euro se etichette sopra i 15. Non oso immaginare rispetto ai prezzi durante la pandemia. E' evidente che questi continui rialzi, non so oggi quanto giustificati, non possano che penalizzare le vendite. Almeno per quanto riguarda la maggioranza delle persone che, come me, acquistano 1/2 cartoni al mese al solo fine di portare in tavola del buon vino.
RispondiVinogodi
circa 2 settimane fa - Link...branch, confermo il trand di aumenti ( anche se in contrazione negli ultimi 2 anni per il "berealto") : Chambertin di Leroy a inizio anni 2000 con 660 Euro lo compravi: oggi meno di 15.000 - 18.000 non lo trovi...
RispondiBranch
circa 2 settimane fa - LinkGentile Vinogodi, ti ringrazio per la tua "provocatoria" ma spiritosa conferma degli aumenti di prezzo. Un problema per tutti, in prospettiva. Vini leggendari come quelli di Madame Leroy (per quanto coi prezzi in contrazione...) sempre più inaccessibili (ma sinceri complimenti a te che evidentemente li hai gustati e bevuti); discrete/buone bottiglie sempre più vicine ai prezzi di eccellenze di solo pochi anni fa. Sembra davvero che ci stiamo avvicinando a una società senza classe media, come la Metropolis di Fritz Lang. Spero naturalmente di sbagliare, e di non dover rimpiangere in futuro i tempi in cui con 10 euro mi portavo a casa un Montefalco rosso di Antonelli.
RispondiPaolo
circa 3 settimane fa - LinkMa diamine, Giuseppe ha perfettamente ragione. Nella congerie dei numeri forniti in quel report manca il dato più significativo: il totale del mercato! Le prime cinque aziende online fatturano 143mln, ma il totale del fatturato online? L'affermazione finale ", si pensava che entro 5 anni il mercato dell’online sarebbe arrivato a 200 milioni di euro in Italia, ma..." non ha riscontro, giacché non viene detto quant'è il fatturato complessivo. Come è potuto sfuggirmi? Eppure è anche il dato fondamentale per un altro tipo di analisi: il grado di concentrazione del settore. E' un dato che proprio sta nei manuali: percentuale di mercato dei primi 5 operatori.
RispondiLanegano
circa 3 settimane fa - LinkCompro molto online tutti i mesi però da un paio d'anni, complice l'aumento sconsiderato dei prezzi, mi rivolgo principalmente a siti francesi. Spese di spedizione che si ammortizzano già con sole due bottiglie e forbice sui prezzi in alcuni casi clamorosa (esempio su tutti Jolivettes 2019 di Maillart 44 euro di differenza tra Italia ed Oltralpe...). Va da sè che se un appassionato beve molta più Francia che Italia (ed io, ahimè, sono tra quelli) comprare sui nostri siti non conviene.
Rispondidomenico
circa 3 settimane fa - LinkCerco di dare un altro punto di vista. Vedo sempre più produttori vendere vino on line dal proprio sito (cito ad esempio Tua Rita, Tenute Sella, CVA). Il sempre più facile accesso alla tecnologia e alle spedizioni può aver disintermediato i tradizionali siti di e-commerce? Ovvio che, in Pandemia, i produttori abbiano ceduto alle richieste di prezzo dei vari siti di e-commerce, data la crisi prospettata dalla chiusura di enoteche e ristoranti. Poi, probabilmente, si son fatti i loro conti e hanno cominciato a venderseli da soli. La butto lì.
RispondiAndrea
circa 3 settimane fa - LinkTutte considerazioni valide. Mi soffermo su alcuni punti e ne aggiungo uno. Sezione shop di molti produttori: negli ultimi anni questa possibilità di comprare direttamente dal sito del produttore è aumentata, e, soprattutto, mentre una volta erano quasi dei flag shop, con prezzi che erano più alti dei negozi online, adesso spesso i prezzi sono più bassi. Vino francese: i ricarichi in Italia sono veramente paurosi, è il mercato libero bellezza, e chi sa cosa vuole compra sui siti francesi. Aggiungo l' elemento delle aste online: fino qualche anno fa erano luogo di scambio fra appassionati, adesso sono veri e propri mercati dove cercare di spuntare il prezzo anche sulle ultime uscite: sono diventati il canale di vendita esclusivo di alcuni distributori , e comunque complementare di altri; pure di qualche produttore. Il mercato specifico sta assorbendo tutto, ma se questa cosa aumenta, ferma restando la domanda , i prezzi inevitabilmente scenderanno. Che dovrebbe pure essere la logica corretta: in questo momento a fronte di una contrazione complessiva della domanda i prezzi invece mediamente aumentano. Ma quelli che aumentano in realtà sono una parte che è riuscita a rendersi appetibile, per motivi di moda, e pure di effettivo valore mentre molti produttori di zone sfigate o senza immagine o semplicemente scarsi non riescono neanche a fare il prezzo. È sicuramente una distorsione. Diversi imprenditori che sono entrati nel business a trend avviato dovranno riflettere sui loro investimenti; peggio per i molti che invece da diverse generazioni vivono di vino.
RispondiDePisis
circa 2 settimane fa - LinkQuali sono gli e-commerce francesi simili a callmewine o vino.com? e quanto costano le spese di trasporto?
RispondiBranch
circa 2 settimane fa - LinkSe è possibile scriverlo, fra i francesi Vinatis è credo il più conosciuto, etichette da grandi numeri, ma spesso ci sono offerte davvero convenienti, e le spese di spedizione ammontano a 6 euro. Millesima per i vini da centinaia di euro a bottiglia a salire.
RispondiAldo
circa 2 settimane fa - LinkEra ora. Nei wine bar i ragazzi bevono tutto fuorche' vino. In generale si compra meno vino. Giusto cosi. Aumenti continui ogni anno,qualsiasi produttore. Qualsiasi. Quasi a disprezzare i soldi. E tutto per 1 bottiglia con dentro un liquido. Cantine piene,strapiene. Degustazioni in giro,a pagamento,come si piovesse. Non ci sono altre soluzioni. Si monetizza prima che il carrozzone deragli per sempre.
RispondiVinogodi
circa 2 settimane fa - Link...ribadisco , il mercato del berealto è in forte contrazione , non rincorrete le sirene del "...vini ormai inaccessibili" , anzi , ora è conveniente darsi da fare e fare qualche piccolo sacrificio , se si vuole bere davvero bene. Altri esempi ( che le chiacchere da bar non mi piacciono) : Romanée Conti 3 anni fa , in annate anche modeste , meno di 23.000 - 28.000 Euro non riuscivi a bertelo . Oggi con 13.000 - 15.000 Euro te lo porgono su un piatto d'argento. Lo stesso Musigny di Domaine Leroy , che spuntò all'asta Pandolfini 5 anni fa la bellezza di 82.000 Euro (tra l'altro in annata non eccelsa, come la 2008) , oggi si scambia a 25.000 - 35.000 Euro senza colpo ferire , è solo un pò difficilotto da reperire , ma è il momento per approfittarne, spero che i lettori di Intravino saranno entusiasti della soffiata . Purtroppo , gli unici in controtendenza i vini del Domaine D'Auvenay , quelli sì che sono ancora carotti , come quelli di Rounier ... Bordeaux? Qui , ormai , siamo a prezzi da hard discount...
RispondiBranch
circa 2 settimane fa - LinkLungi da me scoraggiare gli appassionati dall'acquisto di vini di eccellenza, tantomeno mettere in dubbio la contrazione del mercato del bere alto. Molto interessanti, per me, i dati che hai fornito. Non dubito delle tue parole e perciò penso che per chi ne ha la possibilità, questo sia il momento di spendere. È anche vero però che hai scritto che lo Chambertin di Leroy in 20 anni è passato da 660 a 15.000 euro a bottiglia, ovvero un prezzo - per quanto elevato - da "non impossibile" per la maggioranza delle persone con un normale stipendio, a "improponibile" alle stesse. In questo senso interpretavo il dato, anche tenendo conto della contrazione del mercato. Il bere alto, cioè, resta per molti un orizzonte comunque lontano; il mio timore è che proseguendo questo trend, anche il semplice e banale bere quotidiano diventi un lusso. L' articolo infatti parla di calo delle vendite, e la mia sensazione è che molto banalmente ciò sia dovuto all'incessante aumento dei prezzi. Solo che se continua così, è un attimo passare dal Montefalco Rosso al Freschello della Coop ;)
RispondiVinogodi
circa 2 settimane fa - Link...Branch, hai chiaramente ragione tu. Il mio gusto per il paradosso e' dato proprio...dal paradosso dei prezzi del vino di fascia alta, quella anelata dai veri, grandi appassionati, quelli dal percorso decennale dove le emozioni fanno fatica ad essere percepite dal vino di uso comune da desco. Come l'appassionato di motori quarantenne o cinquantenne dove legge piu' volentieri delle prove su pista di Bugatti e Mc Laren, ma anche Ferrari e Porsche, Pagani o Mercedes, rispetto all'ultimo modello di Panda ibrida oppure Renault o Opel analoghe. Per cui del mercato del vino da desco, non piu' elemento nutritivo calorico facente parte integrante della dieta del lavoratore agricolo, forse il grande appassionato, edonista convinto, se ne sb***e leggermente ... tanto , soprattutto se l'aumento, economicamente sconsiderato del 40% medio in 3 anni , e' passato da 2,4 Euro a 3,5 Euro per il vino della Lidl o Eurospin. Te l'assicuro che per quanto ci si ammanti ideologicamente di Eskimo e falce martello , chi davvero e' bruciato dalla passione enoica, dei dati economici dell'esportazione in riduzione o dell' aumento di 50 centesimi al litro dello sfuso, non gliene puo' fregar di meno. In tutta sincerita' e senza ipocrisie...
RispondiBranch
circa 2 settimane fa - LinkUn bell'intervento il tuo, senza inutili morbidezze. Passione, emozione, percorso: come non condividere! "vino da desco, non piu’ elemento nutritivo calorico facente parte integrante della dieta del lavoratore": è una constatazione fondamentale. Per me significa che chi più, chi meno, siamo tutti edonisti. Alla mia veneranda età ho iniziato il mio percorso, con soddisfazioni, delusioni e anche qualche emozione. Per ora è un bel viaggio. Ho ancora un mondo intero da scoprire, tempo permettendo, ma di una cosa sono sicuro: nonostante i prezzi sempre più alti, il freschello non mi avrà mai!
RispondiBranch
circa 2 settimane fa - LinkUn bell’intervento il tuo, senza inutili morbidezze. Ti ringrazio. Passione, emozione, percorso: come non condividere! “vino da desco, non piu’ elemento nutritivo calorico facente parte integrante della dieta del lavoratore”: è una constatazione fondamentale. Per me significa anche che - chi più, chi meno - siamo tutti edonisti. Alla mia veneranda età ho iniziato il mio percorso, con soddisfazioni, delusioni e anche qualche emozione. Per ora è un bel viaggio. Ho ancora un mondo intero da scoprire, tempo permettendo, ma di una cosa sono sicuro: nonostante i prezzi sempre più alti, il Freschello non mi avrà mai! ;) Rispondi
RispondiBT
circa 2 settimane fa - Linkio ricordo lo shop online dei vignerons independent francesj. per me uno sturbo totale. tuttavia io non disdegno chi fa opera di selezione per mio conto sulle cantine e vini italiani, anzi. la trovo una cosa utile per non bere sempre gli stessi vini della gdo che hanno rotto le palle (esselunga parlo a te).
RispondiInvernomuto
circa 6 giorni fa - LinkIl consumo del vino è in calo continuativo dal 2007, basta questo dato. L'online è tornato ai dati vendita pre pandemia, ma questo anno è calato (come tutto il comparto HORECA) per via di inflazione e poca volontà di spesa, anche nella fascia premium (che negli ultimi anni ha spinto forte sui rincari con ovvio rinculo). Il livello di spesa si è abbassato a strascico un po' ovunque e un po' per tutti. E il 2025 non si prevede migliore
Rispondi