Atacama, il vigneto alla deriva nel cosmo
di Nicola Cereda“Cosa sarà? La bottiglia che ti ubriaca anche se non l’hai bevuta”
A-TA-CA-MA. Un nome, una striscia, un punto, un suono. Passato, presente e futuro fusi insieme. Il deserto sulla cordigliera andina dove non piove a memoria d’uomo. Dove è ubicato l’osservatorio astronomico filmato da Patricio Guzmán nell’extra-ordinario documentario Nostalgia de la luz. Atacama, luogo privilegiato per accogliere la luce delle stelle da un tempo infinitamente lontano. Atacama testimone silenzioso che restituisce intatte mummie precolombiane e terribili resti degli orrori del regime di Pinochet. Atacama-nostalgia-della-luce, sguardo sulla memoria, sopra-sotto, prima-dopo, antenati e discendenza riuniti in un flusso poetico-ipnotico alla deriva nel cosmo.
Può una bottiglia di vino competere con la potenza evocativa di un’opera d’arte di tanta bellezza? La risposta è semplice: no. Eppure, mentre tra le mura domestiche si diffonde il folk-prog-psichedelic-minimalista di Tim Buckley, le quattro sillabe stampate sull’etichetta della bottiglia che ho tra le mani mi trascinano altrove. Con lo sguardo perso nel vuoto sussurro, un po’ idiota, “A-TA-CA-MA”.
“Quando c’è vino nella tua pancia
E il ritmo dell’amore è sulla tua lingua […]
Sono venuto ad abbracciare e farmi abbracciare per un po’
Sono stato alla deriva come un sogno sul mare
Sono stato alla deriva, in mezzo, tra me e te”
(Driftin’, Tim Buckley, 1970)
Lorca di Tim Buckley è un’ode al vuoto. “Musica che fluttua in spazi immensi, senza confini e senza forma: una nebulosa di note che si rivolge senza posa in un vuoto infinito” come ebbe a scrivere a suo tempo l’onnisciente e controverso Piero Scaruffi in “Storia del Rock” volume secondo. Un vuoto vertiginoso e affascinante come il richiamo delle sirene che Tim Buckley affronterà di lì a poco in Starsailor.
“In basso
In fondo
Giù
La
Mia
Testa
Tagliata
Porge
Uno sguardo
Fisso
Immutabile ormai
[…]
Replay
Vuoto
Replay
Vuoto”
(Memorie di una testa tagliata, Giovanni Lindo Ferretti)
Ascolto, ricordo, brindo.
Brindo all’immensità del cielo, ai cicli, alla vita. Brindo alla meraviglia senza effetti speciali, senza filtri. Brindo a Nazarin e ai crolli che non abbiamo udito. Brindo a chi, senza un perché, è sparito. Brindo alle grandi tragedie dell’umanità che accadono sempre all’alba o giù di lì per cui, come Alex-il-filosofo-di-Heimat-2, forse è meglio la sveglia a mezzodì. Brindo agli angeli che hanno smesso di parlarmi, ai cavalli che regalano corse a briglia sciolta, all’energia che rotola, alla mia anima travolta. Brindo alla coperta corta della nostra atavica sete, alla tua gioia innata che mi sorprende, spiazza, commuove. Brindo ai miei cupi pensieri, ai miei vestiti scuri, ai buchi neri. Brindo a un nipote astrofisico, ai suoi Fast Radio Burst e al tempo delle mele.
Brindo ai gas serra e alle zanzare della notte novembrina, brindo a me che succhio caparbio il sangue della terra. Brindo alla prima brina. Brindo ai figli che non ho avuto e ai figli-non-ancora-figli che brinderanno quando sarò polvere, soffio e concetto. Brindo al nuovo anno e non aspetto. Brindo al bollettino dei naviganti, agli autostoppisti dell’autostrada galattica, ai marinai delle stelle, ai viandanti, ai perdenti più adatti ai mutamenti, brindo ad improbabili nomi di cantanti di tango in un vasto programma di eternità. Brindo alla vostra salute, a sazietà.
- – “A cosa stai pensando? La vuoi aprire o no questa bottiglia?”
- – “Ah già! La bottiglia… passami il cavatappi”
Red Wine N°2 2016, Viña Ventisquero Tara (Syrah 100%)
Ande, Cile, regione di Atacama. Da un appezzamento di 1,98 ettari situato a 22 km dall’Oceano Pacifico (i vigneti più a nord dell’intera nazione). Le viti provengono da cloni adatti ai terreni aridi della zona e sono irrigate a goccia con l’acqua del fiume Huasco. La nebbia densa detta “camanchaca” che giunge dal Pacifico coprendo la terra ogni giorno, fornisce un piccolo ma significativo apporto in termini di umidità. In assenza di nemici naturali per via del particolare microclima, in vigna vengono effettuati soltanto sporadici trattamenti a base di zolfo contro l’oidio. Vendemmia manuale, trasporto in celle frigorifere per 800 Km (12 ore) fino alla cantina. Fermentazione spontanea in tini aperti da 500 litri, nessuna addizione al mosto, nessuna filtrazione o chiarifica. Un’unica piccola aggiunta di SO2 a fine malolattica. Affinamento di 24 mesi in barriques francesi di quinto passaggio. Produzione totale 5.500 bottiglie nell’annata 2016. Qui si tira il collo alla numero 2624.
28 Commenti
marcow
circa 3 anni fa - LinkMi è piaciuto molto. __ Ho ascoltato - - - Nessuna Utilità Pratica - - - e letto alcune interviste di Nic Marsél. Complimenti
RispondiNic Marsél
circa 3 anni fa - LinkCiao Marco, grazie del tempo e dell'attenzione che hai dedicato alla ricerca e all'ascolto. Merce rara. Felicissimo poi che NUP ti sia piaciuto :-)
RispondiNelle Nuvole
circa 3 anni fa - LinkSì, tutto bene, ma il vino di che sa? Quanto costa? Perdona la prosaicità, ma dopo averci lanciato ben oltre la Via Lattea con le tue parole, aiutaci ad atterrare su un terreno sicuro e verificabile.
RispondiNic Marsél
circa 3 anni fa - LinkSe la parolina magica "atacama" non ti dice nulla, lascia perdere. A volte preferisco essere bevitore di sogni che di bottiglie da sogno. Di solito il prezzo lo metto (anche perchè le bottiglie le compro tutte), in questo caso ho fatto un'eccezione. Comunque anche quando indico il prezzo rappresento un'eccezione... A benvenuto Brunello hai chiesto il listino? ;-)
RispondiGurit
circa 3 anni fa - LinkQuesto vino è un'insulto alla natura. L'agricoltura sta cercando di andare in un senso, questi sono in contromano a 200 all'ora. Si ricerca la vitalità nel suolo, persa dopo anni di chimica e questi coltivano fondamentalmente su un substrato inerte. Se non piove mai, la sostanza organica sarà 0 tondo. Quindi quei tubi porteranno tutt'altro che acqua di fiume. Però usano solo zolfo.. Poi per carità, ognuno fa ciò che vuole, ma il pianeta è di tutti e questo mi sembra proprio uno spreco di risorse.
RispondiVignadelmar
circa 3 anni fa - Link@Gurit: se guardassimo con attenzione all'impatto ambientale di certa enologia, dovremmo vietare di far vino a gran parte dell'Australia. Hanno un consumo di acqua, poco o non presente, e di corrente elettrica per crearla e/o portarcela, a dir poco spaventosi. Questo piccolissimo vigneto a confronto è una goccia nell'oceano.
RispondiNic Marsél
circa 3 anni fa - LinkPotresti anche avere ragione, se tutta la viticoltura si poggiasse su queste basi. In realtà si tratta di un appezzamento davvero minuscolo per un progetto unico. Può anche essere che consumi più risorse la piscina e il codizionatore della villa dei tuoi vicini di casa.
RispondiVignadelmar
circa 3 anni fa - LinkAd agosto del 2000 sono andato nel Deserto di Atacama per circa una settimana. Posto di incredibile bellezza ed unicità. Non ho bevuto questo vino ma anche fosse solamente e normalmente buono, mi piacerebbe averlo a tavola, per ricordare e ritornare, anche solo con la mente ed il gusto. Ciao
RispondiNic Marsél
circa 3 anni fa - LinkGrazie del commento che coglie in pieno lo spirito del post!
RispondiLanegano
circa 3 anni fa - LinkGrandissimo Tim Buckley !
RispondiHazel
circa 3 anni fa - LinkE dunque il tuo nickname discende dal grande Mark?
RispondiLanegano
circa 3 anni fa - LinkOh yes
RispondiLanegano
circa 3 anni fa - Linkhttps://www.youtube.com/watch?v=I08UAqxEyP4&ab_channel=jeffscott
RispondiFrancesco Romanazzi
circa 3 anni fa - LinkSpero tu conosca "tono metallico standard" di Offlaga Disco Pax, che contiene un omaggio a Lanegan grosso così :)
RispondiNic Marsél
circa 3 anni fa - LinkE dunque il tuo dal grande Lee?
RispondiHazel
circa 3 anni fa - LinkIn realtà è il protagonista di un libro di Flannery O'Connor altrimenti da una canzone di Dylan
Rispondilandmax
circa 3 anni fa - LinkPersonalmente, pur da amante della buona musica (tra cui Buckley... figlio), le recensioni che abbinano cibo e musica mi hanno veramente "sfrantumato i maroni" (detta alla bolognese). Totalmente d'accordo con Nelle Nuvole.
RispondiNic Marsél
circa 3 anni fa - LinkInfatti non è un post su abbinamento cibo-vino-musica. Si parla del potere evocativo di una parola, di un toponimo, e del fascino che un luogo lontano e mitico può suscitare in taluni. Sono certo che ti "sfrantumeresti i maroni" anche guardando "Nostalgia della luce", che quindi non ti consiglio.
Rispondilandmax
circa 3 anni fa - LinkChe spocchia, però! Non hai neppure risposto a una semplice domanda di Nelle Nuvole: il vino com'era? Non guarderò "Nostaglia della luce", però ti suggerisco di riguardarti qualche film (e intervista) di Pasolini.
RispondiGianluca Zucco
circa 3 anni fa - LinkOk, ma la poesia di un vino estremo fatto in Atacama, mezza dozzina di bottiglie prodotte e compagnia bella, per va a sbattere con la Viña Ventisquero: 1.000 ettari vitati, 3.6 milioni di bottiglie, un catalogo più ampio di quello di Rinascente sotto Natale. Mi suona come una stravaganza alla "famolo strano” di qualche Bezos del vino come ce ne sono fin troppi qui in Sud America. Saluti
RispondiNic Marsél
circa 3 anni fa - LinkPuò essere che tu abbia ragione, ma questo progetto mi ha colpito particolarmente. In realtà avevo anche scritto all'azienda per avere alcuni ragguagli tecnici e soddisfare qualche mia curiosità. Mai avuta risposta...
RispondiGianluca Zucco
circa 3 anni fa - LinkAd ogni modo, Nostalgia de la Luz è di una bellezza immane.
RispondiFausto
circa 3 anni fa - LinkEro li da Vina Ventisquero febbraio 2016 ( tirocinio) , ho assistito alla trasformazione a vino dell'uva che viene dal deserto, tra cui un grandissimo Sauvignon , progetto incredibile che sfrutta il trasporto in camion refrigerati, l'uva si mantiene benissimo.
RispondiNic Marsél
circa 3 anni fa - LinkWow! Grazie della testimonianza diretta :-)
RispondiVinologista
circa 3 anni fa - LinkFa sempre molta scenza indicare il "passaggio" della barrique.....
RispondiNicola Cereda
circa 3 anni fa - LinkE' l'azienda stessa a farlo notare sul proprio sito, probabilmente per fugare a priori ogni dubbio riferito alle note "boisé" tanto care e ricorrenti nell'enologia del nuovo mondo.
RispondiVinologista
circa 3 anni fa - LinkCerto ma ritengo inutile scrivere di quinto passaggio ...gia' al terzo il legno non ha grandi cessioni di note boise' o altre note derivanti dal tipo di legno usato....ma fa parte del gioco/marketing..
RispondiVignadelmar
circa 3 anni fa - LinkInvece trovo sia utilissimo. Aborro gran parte della contemporanea enologia in quanto non pratica l'utilizzo del doppio passaggio in barrique nuove, come nel mio amatissimo Kurni.....
Rispondi