Ancora su Sassicaia 2021 (stavolta però niente 100 centesimi)

Ancora su Sassicaia 2021 (stavolta però niente 100 centesimi)

di Alessandro Morichetti

I’m not primarily a wine critic” è stata la premessa di Jamie Goode, e nel mio caso serve una versione estesa.

Non sono un wine critic, non punteggio vini di mestiere, non assaggio in batteria per piacere (solo raramente per dovere), vendo vino in proprio e sono immischiato in commerci vari. Stante tutto questo, ho anche dei pregi: naso e bocca funzionano, bevo con costanza e buona coscienza, ho un discreto storico e sono in terapia per girare alla larga dai pregiudizi. Mi piace parimenti apprezzare big brands o mazzolarli quando serve.

Jamie Goode ha recentemente dedicato una riflessione ai wines beyond criticism, cioè vini che sono talmente “oltre”, così famosi e così celebrati, da non essere criticabili, e l’ho letta grazie a Massimiliano Ferrari su Intrawine #27. Perché, ad ormai tre giorni dai 15 anni di Intravino, qui abbiamo chiarissimo il concetto di “cortocircuito, vicolo cieco in cui un punteggio basso o una valutazione negativa di un grande vino non porta benefici a nessuno: il giornalista non otterrà nulla dalla pubblicazione e rischierà di mancare successivi assaggi mentre la maggior parte dei lettori guarderà con diffidenza chi mette in dubbio il prestigio di un vino acclamato“.

Serve una seconda premessa.
Parlo pochissimo di vini specifici, proprio a causa del groviglio personale-professionale di cui sopra, ma farlo ogni tanto, circoscrivendo bene il campo, è buona cosa, e allora ecco che due parole su Sassicaia 2021 vanno spese.

I 100 punti Parker sono sempre un campanello, ma è stato quel “capolavoro assoluto” di Daniel Barbagallo qui su Intravino a mettermi una curiosità bestiale. Due indizi così sono una pistola fumante, prova inconfutabile di bontà e acquisto sicuro.

E invece.

Contesto di bevuta tra i migliori. Trimestrale “Cena dei russi” tra amici, il pranzo di Babette a San Rocco Seno d’Elvio. Beviamo di tutto e non siamo quel genere di compagnia in cui qualcuno domina il gusto degli altri per ruolo o autorevolezza. E se uno porta un vinone costoso, molto spesso è il primo a criticarlo ove necessario. Un enologo, un paio di cuochi, sommelier vari di nome e di fatto, insomma personalmente parlerei di panel ben assortito che scannerizza i vini con pochi appelli possibili.

Per esempio, chi volesse un parere molto autorevole sui Barolo Giuseppe Rinaldi vecchi e nuovi, dovrebbe chiederlo a noi. Costiamo parecchio, ma rendiamo altrettanto: trust me.

(Cannubi 2007 era funky come i vini di Citrico e ci ha fatto molto divertire e discutere, Brunate 2017 è stato il vino più buono della serata.)

Rinaldi

Sassicaia 2021, dicevamo. Comprato online, pagato più di 300 euro, stappato con alcune aspettative.
Risultato abbastanza immediato e unanime: una discretamente cocente delusione.

Ci sono primi nasi da aspettare, quelli diretti come un cazzotto, altri da decifrare o magari all’opposto da abbracciare velocemente. Qui siamo rimasti in silenzio per qualche secondo tutti quanti, ma non era un silenzio di quelli belli, contemplativi . Quando il primo sniff ha qualcosa di buono, magari anche tanto, si vede un po’ dagli occhi e le stesse labbra prendono una forma quasi sorridente.

Non è successo. Ha parlato per primo l’acquirente della boccia, accennando un “latte di cocco”, con la faccia non troppo soddisfatta. Roteando un po’, è uscito un “cappuccino con latte di soia”, perché l’impianto olfattivo rilevato da tutti è stata una dolcezza monocorde, quasi caramella mou alternata a fave di cacao e buccia d’anguria, con un finale sulla ciliegia confit che è uscito dopo una bella permanenza del vino nel bicchiere.

Nessuno wow in sala, solo un po’ di cupezza. Nitidezza e precisione da vendere ma non troppo appeal. Ventaglio aromatico un po’ bloccato. Il bel rubino poco impenetrabile è passato in secondo piano, come un sorso di bella polpa, per nulla grasso, ma con un allungo molto misurato e un finale poco grintoso, accomodante e senza quella trazione che ci saremmo aspettati da un vino di questo livello.

Solo a questo punto, ormai disilluso, sono andato a rileggermi Daniel, perché di lui mi fido molto e davvero non mi capacito che si sia bevuto lo stesso vino con la stessa etichetta pur da due bottiglie distanti nello spazio-tempo:

La sua più grande qualità però è il dinamismo, ha una mobilità olfattiva e gustativa fuori scala dove un naso di grande raffinatezza e definizione parte più timido a dispetto di un sorso che è gioia pura. Poi, come su di un’altalena, i profumi escono a palla, su macchia, frutto di mora dolcissimo, tabacco biondo e fiori viola. A seguire, resine pungenti, sfumature orientali ed un tocco agrumato.

La bocca, pur crescendo di intensità, si fa più affusolata come a voler bilanciare l’esuberanza olfattiva sembra volerti trafiggere senza ferirti, lasciandoti appagato come non mai. Me lo coccolo per tre ore, siamo solo io e lui e mi trovo isolato dal mondo dentro ad una bolla in cui tutto sa di Sassicaia. Che viaggio.

Ora qui ci si si potrebbe confrontare a lungo, e la cosa peggiore sarebbe forzare, distorcere o interpretare capziosamente il giudizio del mio panel. Come sono certo che il vino bevuto da Daniel fosse esattamente come descritto da lui – “Sassicaia 2021 è un capolavoro assoluto” – così sono altrettanto certo che il nostro non avesse lontanamente quel profilo. Bottiglia integra e tappo perfetto inclusi.

Non dandomi pace, ho parlato privatamente di questa cosa con professionisti di alto livello per un feedback e ho intercettato pareri altrettanto discordanti: una bella espressione per alcuni, verde e sbilanciato da uve non perfettamente mature per altri, insomma non quella idea granitica di unanime entusiasmo veicolato dalla critica di settore. In piccolo, un esempio tra tanti, proprio il discorso sui vini incriticabili sviluppato da Jamie Goode.

Io, che critico non sono, alzo il ditino e segnalo la cosa.
E conto di ritrovare presto la mia Michelle Pfeiffer.

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

24 Commenti

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vinogodi

circa 2 settimane fa - Link

...Sassicaia 2021 era meglio all'uscita , più aperto ed interpretabile , posso confermarlo , pure a me aveva fatto grande impressione .Attualmente , però, in momento di chiusura: bevuto 20 gg fa in buona fase di mutismo espressivo, soprattutto relativo a variabilità e intensità al naso ,. Buona , però, la bocca : ora le rimanenti rimarranno ferme fino alla verticalina di Novembre, 20 annate dal 1968 alla , appunto, 2021. Presi da curiosità furiosa, siamo alla terza apertura 2021 con effetti discordanti, ma mai l'iperbole Barbagalliana , forse perchè lo seguo dalla prima annata e ho sentito, come impatto all'uscita in commercio , versioni migliori ( triade 1977-1978-1979 - 1985 - 1988 - 1998 e 2016) . Comunque fidatevi, grande versione , anche se un poco pompata mediaticamente ( forse ce n'era bisogno commercialmente, dopo i disastri sensoriali di 2014 , 2017 e 2018 e le poco esaltanti , nonostante le annate apparentemente solenni, 2019 e 2020 ) ...

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Leonardo

circa 2 settimane fa - Link

Reduce da due assaggi in due giorni di Sassicaia 2021 e con una certa storicità nel seguirne le annate credo che siamo di fronte ad un’ottima annata. Può esprimersi in maniera più o meno profonda ma chi lo consuma deve sempre avere la percezione precisa della qualità, che ritengo sia ben presente sia in una parte tannica molto ben articolata che nei profumi

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Diego

circa 2 settimane fa - Link

Che bello tornare a confrontarsi sul vino bevuto e non sull'idea che uno ha di quel vino senza averlo bevuto. Due pareri opposti e discordanti? Evviva, questa è critica vera, dialogo forse fruttuoso, sempre consapevoli che la soggettività del gusto è a farla da padrona (se siamo tutti d'accordo sul vino c'è qualcosa che non va ed anzi puzza di conformismo). L'unica cosa che non torna è la parte descrittiva (meno soggettiva di quella valutativa) che non dovrebbe differire così tanto. Come far convivere la "macchia, frutto di mora dolcissimo, tabacco biondo e fiori viola" con il vostro "cappuccino di soia"? Ma tant'è, non è la prima nè sarà l'ultima volta che capita.

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Bisso Wine

circa 2 settimane fa - Link

"Cena dei russi"?!?

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Alessandro Morichetti

circa 2 settimane fa - Link

Sì Bisso espressione gergale storicamente nefasta ma mi sembra chiaro non trattarsi di un testo di geopolitica, porta pazienza.

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vinogodi

circa 2 settimane fa - Link

...io c'ho riso per parecchi minuti...

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Andrea

circa 2 settimane fa - Link

Ma non sarà che magari su centinaia di migliaia di bottiglie qualcuna è un po' diversa?

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vinogodi

circa 2 settimane fa - Link

...effettivamente, Andrea, quelle da assegnazione diretta da Meregalli si sono differenziate abbastanza da quelle comprate in offerta al mercatino di Acerra ...

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laccendiamo?

circa 2 settimane fa - Link

Queste non sono bottiglie da comprare online, girano troppi falsi, ergo voglio vedere bene in faccia chi me le vende. Detto questo rimane un dato di fatto che a Bordeaux, in una fascia di prezzo compresa tra i 40 e i 100 euro, si riesca a bere molto ma moooolto meglio, basta avere pazienza, un minimo di esperienza e saper cercare...

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Alessandro Morichetti

circa 2 settimane fa - Link

Comprata e pagata su Bernabei, non l'ultimo degli sconosciuti. Il tema di altre zone e altri vini in questo contesto è poco pertinente, non si parlava di quello.

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Omikelet

circa 2 settimane fa - Link

A me è successo con altre bottiglie (di calibro minore a Sassicaia 2021 ma comunque nella fascia alta italiana) , alla seconda/terza bevuta (stesso vino, stessa annata) ne ricavavo una sensazione totalmente diversa dalla prima, a volte quasi confondente e con mille dubbi da parte mia (ho preso un abbaglio la prima volta? Ero di pessimo umore alla seconda? ). Sassicaia 2021 bevuto poco dopo l’uscita e ne ho avuto una ottima sensazione comunque. Per la mia esperienza questo fenomeno tende a verificarsi con alcune cantine e meno con altre, al netto di annate buone o cattive. Mi chiedo se la capacità di mantenere una costanza nel tempo da parte di un vino non sia un fattore un po’ negletto ultimamente. Comunque ho dirottato i miei acquisti anche in base a questi episodi .

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Andrea

circa 2 settimane fa - Link

Siete troppo maliziosi. A parte che l' ultima (?) volta i Rolex tarocchi non erano prodotti a Napoli ma in Svizzera ( l' imbottigliatore creativo era di Empoli se non sbaglio), mi chiedevo molto più semplicemente se dato il numero piuttosto elevato di barrique per riempire 250000 bottiglie, anche solo limitandomi alla variabile barrique, il taglio potesse essere così meravigliosamente perfetto da far si che in ogni bottiglia fosse sempre uguale. Riduco, se trovo variabilità anche in un cru da 5000 bottiglie, perché non in 250000? E che , un' industria del vino che produce 250000 bottiglie al prezzo di cui sopra non e' in grado di standardizzare la qualità? Avete ragione anche voi. A proposito, ma di Kurniawan che fa più soldi di prima ( e legalmente) realizzando bottiglie più vere del vero per cieche circensi di danarosi anfitrioni? A seconda di come la si vede si presta ad un bel po' di considerazioni.

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thomas pennazzi

circa 1 settimana fa - Link

Banale: andrebbero versate tutte in un gigantesco tino di 2.000 hl - ammesso che esista - per poi attendere un paio di mesi il cosiddetto mariage, come si fa col cognac. In quel caso i lotti sarebbero assai più uniformi. Ma la vedo difficile, con quei volumi.

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marco

circa 2 settimane fa - Link

L'articolo è denso di argomenti che mi appassionano da tempo. Jamie Goode è un editore, comunicatore e critico, anche se dice all'inizio dell'articolo che la sua attività di critico non è quella che lo assorbe di più. Quando lessi il suo articolo sulla rubrica di Massimiliano Ferrari rimasi positivamente sorpreso e, sinceramente, pensai che Alessandro Morichetti avesse le caratteristiche di editore, comunicatore e critico simili a quelle di Jamie Goode. Penso che, con questo articolo, Alessandro M lo abbia, in un certo senso, superato. ---------------------- Così si concludeva l'articolo superbo di Jamie Goode: "The very top wines are treated with reverence. The last thing the proprietors or owners of ‘A’ list wines is for them to be tasted blind in a long line-up of wines. Stage managing the experience preserves the mystery. By all means taste these wines (it’s so interesting to benchmark) and by all means be critical, but if your score is low, then you will gain nothing publishing your results, your readers will gain nothing either, and you could end up never getting the chance to taste these sorts of wines again" (Jamie Goode)

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vinogodi

circa 1 settimana fa - Link

...Marco , sembra abbia letto un mio recente intervento ...

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vinogodi

circa 1 settimana fa - Link

...lo riporto ...; " ... discettendo , invece seriamente, della critica asservita alla grande etichetta , come ci fossero schiere di genuflettenti questuanti pronti a tessere le lodi di questo e quello pur di accedere al privilegio raro di bere queste chicche inarrivabili, mi sembra ci si addentri in ovvietà palesi : sappiamo bene che la critica enologica è un mondo di "troie e ballerine" , parlo di quella apparentemente seria , non quella molto più remunerativa dell'influencer da quattro soldi che spopola sul web e seguito da stormi di asini raglianti e di incapaci di intendere e volere: d'altronde Wanna Marchi e la Ferragni ci hanno abbondantemente insegnato la via di monetizzare sui coglioni . Il critico fa fatica o , tantomeno, ha grosse difficoltà a permettersi bottiglie che sono oggetto del loro sapere e lavoro , quindi per lui indispensabile raggiungere compromessi discutibili ma realistici, per avere accesso a cotanti gioielli, tenuto conto che a parlare di Monfortino o Romanée Conti si ha più audience che parlare di Ortrugo dei colli piacentini o Spergola di Reggio Emilia . Quindi mettiamoci nei panni di quei poveri cristi e immaginiamo quanti piccioni con una fava si prendono parlando bene delle enoicone : gratitudine dei produttori, più audience, la possibilità di bere vini ormai inaccessibili, conoscenza più vasta del fenomeno dei fine wines e non solo con parziale orizzonte locale , finalizzazione di un mestiere per lo più nato da passione ( se sono un meccanico il mio sogno è guidare una Lamborghini , non una Panda 4X4) . Fatevene una ragione . Volete un giudizio critico e indipendente sui grandi vini ? Scrivetemi e vi risponderò...

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marco

circa 1 settimana fa - Link

"Volete un giudizio critico e indipendente sui grandi vini ? Scrivetemi e vi risponderò…" ----------- C'è anche un'altra possibilità: che tu scriva, per tutti e pubblicamente, le tue valutazioni su Intravisto. E scrivi anche su argomenti interessanti che scegli tu. Puoi continuare, comunque, a commentare, come fanno Stefano Cinelli Colombini e Nicola Cereda. Alessandro Morichetti ti ha invitato a scrivere e, con la grande libertà che c'è su Intravino, potresti toglierti qualche soddisfazione. Anche perché penso che hai molto da raccontare. Saluti

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Paolo

circa 1 settimana fa - Link

Si gira intorno, Marco, ad un tema che non è gradevole e non si vuole per definizione trattare: l'economia delle chiacchiere quanto vale, quanto costa, quanto muove? Cioè, a parte l'ammissione "se non ne parlo bene poi non m'invitano più agli assaggi e non posso più incontrare la gente che piace alla gente che piace", tutto questo profluvio di scrittura, pagine, selfie, QUANTO FA VENDERE? Perché il marketing nacque per questo, per promuovere (boost, in lingua di chi fa "engagement") le vendite. E i produttori di questo hanno bisogno. Mentre qui, sotto sotto si sta dicendo un'amara verità: il marketing è diventato la propria merce, vende solo sé stesso, e del prodotto gliene "***" zero. Gli esempi apicali, lo anticipio ai miei lettori, valgono perché stanno sulle dita di una mano, e non sono rappresentativi di un bel niente. Marcell JAcobs è uno stupendo atleta, Chituru Ali lo vogliamo vedere battere i superman giamaicani, ma non sono certo rappresentativi di una nazione che corre e si dà alla performance atletica. Quindi, è più vero il solito articolo che attribuice 100 al Sassicaia di turno, anzi 110, anzi la lode e il privilegio di stampa, o l'onesto articolo di chi ha speso i suoi onesti soldi per una super bottiglia e guardandosi in faccia con gli amici ha un grande punto interrogativo sul capo?

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marco

circa 1 settimana fa - Link

Paolo scrive: "Quindi, è più vero il solito articolo [...] o l'onesto articolo ..." L'onesto articolo. Mi chiedo soltanto che valore ha nell'Italia Contemporanea l'onestà. Saluti, Paolo.

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Luca Miraglia

circa 1 settimana fa - Link

Da piccolo produttore di Syrah, appena esperto di altri vitigni internazionali (ma il Cabernet Sauvignon lo utilizzo in uvaggio e ne ho, quindi, approfondito la conoscenza), mi sono sempre chiesto, anche alla luce dei ripetuti assaggi nel corso dei molti anni di partecipazione alla manifestazione "Terre di Toscana", dove per tradizione viene presentata la nuova annata di Sassicaia, come si potesse giudicare "pronto" per il consumo un vino così spigoloso e squilibrato: uno degli esempi più lampanti del vino "da aspettare"! L'ultima riprova la ebbi alcuni anni fa, laddove all'assaggio, francamente deludente, della 2017 appena presentata, fece da contraltare, nell'ambito di una masterclass dedicata ai "supertuscan" del millesimo 2000, uno splendido ed appagante assaggio di Sassicaia di quell'annata, che ritenni di gran lunga la migliore bevuta della degustazione (e sì che c'erano bei campioni della Toscana "internazionale", a cominciare dal Tignanello! Poi, certo, nulla da discutere sul fascino del brand, ma da qui ad esaltare tout court un vino assolutamente (e direi ampelograficamente) "in fieri" ce ne corre...

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Vinogodi

circa 1 settimana fa - Link

...Luca, allora chi giudica all'uscita Bordeaux che fa?

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Vinologista

circa 7 giorni fa - Link

Ma quanti vini più buoni del Sassicaia ci sono e che costano molto meno? Tanti, tanti,tanti ....punto

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vinogodi

circa 6 giorni fa - Link

...Vinologista , cerca di essere più preciso : spara il numero giusto ...

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Vinologista

circa 5 giorni fa - Link

Vinogodi....per la precisione 666 e sono tutti vini naturali 😜😈😤

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