Poesia del vino e vita vera
di Alessandro Morichetti«Qui siamo nel West, dove se la leggenda diventa realtà, vince la leggenda» è una frase passata alla storia con L’uomo che uccise Liberty Valance, uno dei migliori western di John Ford, e torna utile in tante situazioni. Anche nel vino.
Ho sentito qualche giorno fa un amico consulente in giro per l’Italia, un terzista molto esperto di prosa e poco di poesia. Parlando del più e del meno, mi dice che negli ultimi anni, sempre più cantine fanno ricorso all’osmosi inversa con un’apposita membrana che può togliere un po’ di volatile ai vini. In passato, era una cosa molto sporadica e soprattutto per i vini da invecchiamento (dove dopo 1 anno in legno può salire la volatile), mentre oggi invece sono sempre di più quelli che devono “aggiustare” anche vini giovani.
E qui la domanda sorge spontanea… Perché?
Perché con le fermentazioni spontanee, o partendo da uve con carenza di sostanze azotate in annate calde e siccitose, l’innalzamento della volatile è una naturale conseguenza. Non sempre deleteria ma talvolta problematica. E qui interviene il “filtro magico”, che lavora da un minino di 65 bar fino ad un massimo di 100+ bar. Ovviamente per fare un bel lavoro bisogna stare bassi (65 bar) perché altrimenti il vino esce malconcio e stravolto nelle sue componenti. A quelle atmosfere, la temperatura arriva anche a 30 gradi e il difficile è proprio filtrare bene senza alzare troppo i bar: salendo troppo il vino si “cuoce” mentre stando troppo bassi viene tolta una percentuale poco significativa di volatile e si deve rifare tutto.
La macchina gira a 3/4 ettolitri l’ora e per fare una vasca da 50 hl non basta una nottata. Non solo: non è detto che un giro solo basti, magari occorre filtrare la stessa vasca due volte per avere un risultato accettabile.
Conversando poi di fermentazioni spontanee, uve poco sane, trattamenti in vigna e quant’altro, questo aspetto della questione – se mai ce ne fosse bisogno – ha aggiunto un tono di sano pragmatismo ad una dialettica spesso polarizzata tra buoni e cattivi, bianchi e neri, kimikoni e naturisti. Poi invece c’è chi corre a filtrare in modo molto peggiore di una filtrazione sterile da Tavernello, a 0,35/0,45 euro per litro.
Nel vino non rimane traccia di nulla, non si usano coadiuvanti o altro, c’è la macchina che “meccanicamente” toglie il problema. In alcune zone, la usano davvero in molti, anche tra gli insospettabili: l’amico non ha fatto nomi, io non ho chiesto, non avrebbe aggiunto granché al discorso e il concetto mi sembra chiarissimo.
Ah, questa pratica molto diffusa non è legale.
20 Commenti
Leone Zot
circa 1 anno fa - LinkInteressante grazie! Credo sia consentita per concentrare i mosti o sbaglio?
RispondiAlessandro Morichetti
circa 1 anno fa - LinkSì esatto, consentita sui mosti ma non sul vino.
RispondiGabriele
circa 1 anno fa - LinkMa mi sembra una notizia gravissima! perchè è illegale? si tratta di una adulterazione?
Rispondimarcow
circa 1 anno fa - LinkE se questa tecnica la usassero i produttori di vino cd naturale e biodinamico? Specialmente nelle annate difficili? Ci sono altre tecniche in cantina ... che non lasciano tracce ... e che alcuni disciplinari non prevedono?
RispondiTommaso Ciuffoletti
circa 1 anno fa - LinkPuntuale e preciso. Bravo Ale.
RispondiLorenzo Marotti Campi
circa 1 anno fa - LinkLeggere commenti di utenti stupiti e se leggono Intravino non sono nemmeno consumatori base, mi da una misura di quanto questo mondo sia avvolto da mistero e di quanto la poesia, la retorica e il fumo siano stati abusati nella comunicazione o non comunicazione. Parlando di osmosi inversa non è macchinario solitamente alla portata della microcantina ma ci sono strade alternative per diminuire volatile non ultima comprare vino con volatile bassa per abbassare la media della massa che poi è la strada più semplice ed economica eh sì e se sei "naturale" lo fai "sottobanco". Per me sono dettagli poco rilevanti perché so che anche il vino più lavorato o manipolato rimane comunque prodotto meno elaborato del 90% degli altri prodotti che ci mangiamo o beviamo e comunque non saprei quale manipolazione o aggiunta sarebbe più nociva dello stesso Alcol che ci beviamo senza battere ciglio. A me da consumare evoluto interesserebbe molto di più aver chiara la distinzione tra vino figlio di una vigne e di un produttore certi rispetto ad un vino di madre e padre ignoti.....invece continuiamo a buttarla in caciara tra Kimici e Naturals. Ci deve essere un premio per chi fa il vino con le proprie uve invece tutto il mercato é pesantemente sbilanciato a favore della speculazione su masse in eccesso.
Rispondimarcow
circa 1 anno fa - LinkLa questione che solleva lei è rilevante ... ma non esclude che anche l'argomento del dibattito è rilevante. Sulla RETORICA ... mi trova d'accordo: uso spesso questa parola nei commenti. Si dovrebbe studiare a scuola almeno negli ultimi 3 anni prima dell'esame di maturità. Perché è POTENTE la retorica nell'arte della PERSUASIONE(e spesso della manipolazione). Intravino è forse l'unico, tra i grandi wine blog italiani, a squarciare il velo di retorica che avvolge la comunicazione sul vino in Italia. Gli ALTRI(?) se ne stanno in silenzio, accucciati.
RispondiNic Marsél
circa 1 anno fa - LinkPrima di tutto è necessario fare una distinzione tra ciò che è legale e ciò che non lo è. Per quanto riguarda le pratiche che non sono consentite, esistono i relativi enti di controllo. Per tutto il resto, nell'ambito della legalità, l'importante non è quello che si fa ma la completezza, la trasparenza e la veridicità delle informazioni che giungono al consumatore e in base alle quali il consumatore stesso può scegliere un prodotto invece di un altro.
RispondiMichele
circa 1 anno fa - Link"Questo determinerebbe un ulteriore, e sottovalutato nel post precedente, elemento di disparità fra piccoli produttori (tipicamente, la base della FIVI) e grandi produttori, con numeri capaci di ammortizzare i costi enormi delle attrezzature: il piccolo produttore che riducesse l’acidità o l’aumentasse usando bicarbonato di magnesio o, rispettivamente, acido tartarico, dovrebbe giustamente indicarlo in etichetta. Il grande produttore che facesse lo stesso con l’osmosi inversa, non dovrebbe modificare l’elenco ingredienti." 7 anni fa qui. https://www.intravino.com/primo-piano/ancora-sulle-etichette-e-gli-ingredienti-del-vino-precisazioni-risposte-e-qualche-nuova-prospettiva/ E siamo andati avanti in bel po'...
RispondiPaolo Cianferoni
circa 1 anno fa - LinkSiccome il mondo di vino, anche a causa del successo del marketing in questo settore, si è ridotto a comunicare leggende, inviterei le persone a venire in vigna, lavorare mentre piove, con le viti bagnate tutto il giorno, oppure a lavorare a 43 gradi all’ombra o al gelo, mentre con giacchette e cravatta o gonne svolazzanti si comunica il vino. La pratica dell’osmosi inversa è diffusa come l’uso di acido solforico o dealcolizzatori o centinaia di pratiche più o meno ammesse che in fondo fanno comodo a tutti perché ormai è l’apparenza che vince in questo mondo sempre più falso e ipocrita. Mi scuso per lo sfogo ma questa è una annata difficilissima che sta mettendo a dura prova il fisico e il cervello.
RispondiNic Marsél
circa 1 anno fa - LinkPer quanto mi riguarda i produttori possono fare quello che gli pare (nei limiti imposti dalla legge) ma sarebbe bello se lo dichiarassero in tutta trasparenza. Trovo assurdo che tra le cose lecite ci sia la possibilità di omettere informazioni base quali ingredienti e coadiuvanti. Se solo si obbligasse a menzionare il "CON" o il "COME" invece di certificare il "SENZA" ...
RispondiMichele Antonio Fino
circa 1 anno fa - LinkDal 8 dicembre 2023 il vino sarà l'unico alcolico ad avere l'etichettatura con gli ingredienti e gli additivi. Siccome i coadiuvanti non si indicano poiché non rimangono nel prodotto finito in nessun tipo di alimento, pretenderli nell'indicazione sui vini equivale a fare del vino una eccezione discriminatoria. E naturalmente resta valido tutto il discorso circa il fatto che esiste quasi sempre un processo fisico con cui si può skippare tranquillamente un processo chimico e poiché si tratta di un processo fisico, naturalmente, non si indica poiché non è possibile dimostrare che ci sia stato oppure no. L'esempio più banale in questo senso è la filtrazione, infatti, Basta avere minimi rudimenti di enologia per sapere che non è vero che un vino limpido è stato necessariamente filtrato così come non è affatto vero che un vino velato non sia stato filtrato.
RispondiGurit
circa 1 anno fa - LinkQuest'anno si vedono pero e oidio dappertutto, anche nei vigneti convenzionali e trattati a botte di sistemici, non voglio immaginare voi bio che salti mortali state facendo. Un grande in bocca al lupo.
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 1 anno fa - LinkCerto che l'apparecchiatura per l'osmosi inversa può togliere un pò di acidità volatile ai vini, ma non è quello il suo impiego prevalente. Può togliere acqua, aumentando la concentrazione del vino anche di molto. E può togliere alcol. In pratica può prendere un vinello privo di difetti ma scarso di struttura e concentrarlo, poi si vede che viene fuori. Magari ne esce una di quelle marmellate che piacciono ad alcuni critici. Per questo è proibita sui vini (giustamente), è ammessa solo sui mosti ma questo equivale a proibirla; i mosti non sono limpidi, e la loro torbidezza intasa subito il filtro. Ragazzi, ma dite davvero che non sapete cosa è la macchina magica usata da un bel pò per fare i vinoni? Sai, quelli belli densi, quelli che qualche ingenuo pensa che siano frutto di concentrazione naturale? Dai, non scherziamo, lo sa anche il gatto. Meno male che l'eleganza non è concentrabile, quella si fa solo in natura!
RispondiGaetano
circa 1 anno fa - Link@ Stefano, mi pareva strano che ancora nessuno avesse puntualizzato la cosa!!! Lo si faceva dalla Sicilia alla Valtellina, passando per il Veneto (dove sto io) @ Michele Antonio, la cosa non la sapevo e mi sorprende assai!. Tieni però presente che qualsiasi sostanza mantenga una propria funzione nel prodotto finito va dichiarata. E sono tante, veramente tante. Un enzima potrebbe essere un coadiuvante tecnologico. Tartarico, tannini, glicerina e vattelapesca sono ingredienti.
RispondiVinogodi
circa 1 anno fa - Link...Stefano, io l'osmosi inversa la utilizzerei in numerosi pipponi...ahem...articoli per condensarli e concentrarne i contenuti. Quando l'ho utilizzata per scrivere su Intravino , ne ho tratto grande giovamento ( soprattutto per chi legge)...
RispondiGaetano
circa 1 anno fa - Link@ Nic Marsel, hai centrato l'obbiettivo. Il vino gode di una incomprensibile immunità. Ed è quella di non sottostare al Reg 1169/11 sull'etichettatura dei prodotti alimentari. Se sull'etichetta si dovessero riportare come giusto gli ingredienti INGREDIENTI: ........ Ne vedremo delle belle. Con buona pace di chi è convinto che "....il vino più lavorato o manipolato rimane comunque prodotto meno elaborato del 90% degli altri prodotti che ci mangiamo o beviamo..." Ve lo dice uno che di lavoro gira ad auditare/ispezionare aziende alimentari. Tanto per la cronaca ora in Malesia a fare proprio questo.
Rispondifranco
circa 1 anno fa - Linksarebbe bello sapere che vacche o maiali utilizza la knorz, di che provenienza e stato di salute :)
Rispondimarcow
circa 1 anno fa - LinkSul fatto che alcuni "non sanno" alcune semplici nozioni di enotecnica. ____ Secondo me, i bevitori, i consumatori di vino non sono una categoria omogenea ma composta da diversi gruppi con caratteristiche diverse: in un continuum si va dal semplice bevitore all'ultra appassionato che sa "quasi tutto". Questa schematizzazione vale per qualsiasi settore eno-gastronomico. Per chi ama, per esempio, la pizza, il panettone, la mozzarella ecc... E, attenzione, si può essere un buon o ottimo degustatore senza avere la minima idea di come si fa un panettone, una mozzarella, una pizza ecc... Questo lo posso provare perché conosco a fondo questi prodotti come appassionato e conosco amici che li sanno degustare e valutare organoletticamente ma non hanno nessuna voglia di comprendere alcune nozioni di base per la loro produzione. Quindi, per concludere, il discorso vale se consideriamo i lettori di Intravino come una categoria omogenea composta soltanto da ultra-appassionati. Ma così non è. E, attenzione, non per questo un bevitore si deve sentire sminuito perché prima di tutto c'è il piacere che da un vino e che prescinde da certe conoscenze. __ Sui coadiuvanti in etichetta. È vero che non c'è l'obbligo ma è anche vero che sul web, anche all'estero, ci sono molti articoli di esperti che trattano criticamente questo argomento. Sulla posizione di Nic M condivido lo spirito delle sue proposte ma andrebbero formulate con più chiarezza e precisione.
RispondiTeddywine
circa 1 anno fa - LinkBell'argomento, interessante thread: eppure basterebbe un semplice comportamento, un semplice concetto, una semplice parola, per mettere tutti d'accordo: RISPETTO. Che deve partire dall'alto, cioè dal produttore, dal vignaiolo. Per fare in modo che il consumatore, constatando tale comportamento, provi altrettanto RISPETTO nei confronti di chi fa il vino. Un esempio del produttore che rispetta il consumatore è dato dalla completezza delle informazioni che inserisce in controetichetta. Mi sono capitate delle etichette che sembravano vere e proprie "schede tecniche", quasi ridondanti di informazioni. AMMA, questa è la via.
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