Modus Bibendi, il grillo siciliano al quadrato
di Giorgio MichielettoPunti tutto sul vitigno grillo? Prendi un enologo che si chiama Guido Grillo. Nomen omen. Succede in Sicilia in una piccola azienda che sta crescendo: Elios, 10 ettari fra Alcamo e Camporeale. Quando nel 2015 Nicola Adamo e il fratello prendono in mano i terreni di famiglia per fare vino biologico ingaggiano un amico enologo che si chiama come il vitigno che vogliono rilanciare. Qualcuno (noi!) li ha già soprannominati “i grillini” e loro parlano di “onestà”.
«Quando abbiamo deciso di credere nel grillo, vuoi per il cognome che mi ritrovo, vuoi perché in vigna i parametri erano molto interessanti, abbiamo deciso di vinificarlo per quello che è: grillo!», spiega Guido. «Negli anni passati spesso quest’uva è stata trattata un po’ male: raccolta surmatura oppure vinificata in riduzione per inseguire un gusto internazionale “sauvignoneggiante”».
«Per noi il grillo potrà rinascere davvero solo quando verrà vinificato per quello che è: ha una sua precisa identità», fa eco Nicola.
Vediamola. Modus Bibendi Grillo Terre siciliane Igp. 6400 bottiglie. Grillo 100% coltivato a un’altezza di 300 metri nei terreni di Camporeale. Vendemmia manuale, prima settimana di settembre. Affina in acciaio per 7 mesi sur lies. Bella freschezza e sapidità, alcol equilibrato: agrumi, pesca bianca, biancospino, tè verde, note balsamiche, timo e menta, ortica. In etichetta spunta una citazione di Bukowski: “Lo stile è una differenza, una maniera di fare, un modo di essere”.
Ma “i grillini” vogliono di più e dimostrare la versatilità del grillo è nel “programma”. Così ecco che nasce Modus Bibendi Bianco Macerato non filtrato terre siciliane Igp 2016, un esperimento in 350 bottiglie. Dell’annata 2017 ce ne saranno circa 3000 che dovrebbero essere pronte da metà aprile. Ecco il blend: «Il catarratto dà la spalla acida, lo zibibbo la parte aromatica, il grillo la struttura e complessità e gioca un ruolo fondamentale nel legare il tutto». Vendemmia manuale secondo i tempi di maturazione delle diverse varietà . Macerazione sulle bucce per 20 giorni, solo acciaio. «Il trend degli “orange wine” non c’entra: cerchiamo di costruire una nostra identità interpretando il territorio e le nostre uve autoctone», spiegano.
Il 2016 ha bisogno di una grande ossigenazione, poi parla di agrumi, frutta candita, scorza d’arancia e albicocca essicata, melone bianco, fiori gialli. Grande freschezza e bella persistenza; leggera nota tannica. Lo stile ce l’ha. Sull’abbinamento in casa scatta il dibattito: Nicola lo vede bene con una tartare di tonno spolverata di scorza d’arancia; Guido lo propone a 14 gradi, da solo oppure a fine pasto magari dopo un secondo di pesce in agrodolce. Nella famiglia dei “grillini” c’è anche un nero d’Avola, ma ora si sentirà messo da parte e pare che stia già minacciando di fondare una propria corrente.
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