Il 6 maggio esce il nuovo album di Vinicio Capossela. C’è un vino con cui ascoltarlo (il Poliphemo 2008 di Luigi Tecce)
di Giovanni CorazzolGuido sulla E45, piove, tempo freddo. Si è rotta la primavera: leggo di gelate, di annata a rischio, vedo immagini di bruciatori accesi in vigna come fossero fuochi fatui. Accendo la radio, Rai Radio 1, in onda Radio1 Music Club. Si presenta in anteprima il nuovo lavoro di Vinicio Capossela: Canzoni della Cupa (podcast). Ascolto musiche bellissime, popolari, struggenti. Il linguaggio affonda le mani nella terra, nei racconti, nelle storie.
Ho rivisto Luigi Tecce poche settimane fa, durante Campania Stories. Sedeva a un tavolo lontano dal mio, parlando, gesticolando. Non potevo non guardarlo: era in piena foga, muoveva le grandi mani sopra la testa grigia; raccontava, scosso in tutto il corpo; spiegava, con quell’energia febbrile che pare consumarlo. In quella cena c’erano anche i suoi vini. C’era il Poliphemo 2008. Un vino semplicemente enorme, stordente, così intimamente legato a chi lo produce da sembrarne estensione liquida; sangue mischiato alla terra, alla tensione, alla frenesia, a quelle mani che affondano nella terra di Paternopoli e che quando parlano, volano sopra la testa. Fa spavento Luigi Tecce. Pare posseduto, sempre irrequieto, il vino pare divorarselo. Qui non c’è il rischio infatuazione per il vignaiolo, le parole scritte non eccedono, non tratteggiano una figura irreale, idealizzata. Quelle mani, quel volto scavato, quegli occhi liquidi e grandi che sembrano sul punto di spezzarsi in pianto, sono veri. Vero è il vino, vera la fatica per farlo.
Dalla radio esce Capossela, suona “La lontananza”:
Voglio bere senza bicchiere, il carro non va su una ruota sola.
Capossela e Tecce sono amici. Hanno bevuto assieme, in qualche modo avranno fatto musica assieme; del Poliphemo Capossela ha disegnato l’occhio sanguinolento in etichetta. Fuori piove, il tempo è gelido, la primavera è rotta. Il 6 maggio esce il nuovo album di Vinicio Capossela. Se c’è un vino con cui ascoltarlo, per me è il Poliphemo 2008 di Luigi Tecce.
4 Commenti
Maurizio Rusconi
circa 9 anni fa - LinkVinicio nel cuore dal lontano '90 (All'una e trentatcinque circa). Complimenti a Giovanni per il bel post, che segue quello non meno bello su Sicilia En Primeur. Joe Vignola e Music Club momenti di bella radio. Buona giornata.
RispondiSilvia
circa 9 anni fa - LinkL'abbinamento Vinicio (nel cuore) - vino mi mancava. Grazie del consiglio e complimenti per il pezzo.
RispondiAndrea
circa 9 anni fa - LinkNell'incantevole percorso di Vinicio dai sentimenti del giovane musicista ai racconti metropolitani, arrivando per mari e mitologie, il vino è stato spesso compagno e dannazione, da Pongo Sbronzo all' Accolita dei rancorosi,a Nutless e i concerti a Barolo, alle poesie lette a Cerea. Assaggero' volentieri il Poliphemo di Tecce, immaginando il Polifemo narrato in Vinum Vinocolum che brinda alla sua. E io brindo a Vinicio, l' artista del mio cuor!
RispondiStefano
circa 9 anni fa - LinkChe bel pezzo ragazzi, emozionante. Mi ha fatto venire voglia di ascoltare il nuovo lavoro di Vinicione ma soprattutto... di assaggiare questo Poliphemo 2008! Grazie!
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