Piano di Indirizzo Territoriale (PIT) toscano e Brunello di Montalcino. Solo una domanda: perché?
di Stefano Cinelli ColombiniLa mia Fattoria dei Barbi, con più di trecento altre aziende, fa agricoltura a Montalcino. Grazie al lavoro di tanti come noi si è formato quello straordinario paesaggio vivo che è la Toscana; questa meraviglia non è stata donata dal cielo, è splendida perché è stata plasmata dall’uomo in ogni dettaglio e modificata mille volte per adattarsi alle sue necessità. In ogni bosco si trovano manufatti e pezzi di ceramiche etrusche o medioevali perché l’uomo ha arato quelle terre, le ha abbandonate e magari domani le recupererà. L’ultimo cambiamento è stato drammatico: negli anni ’50 del secolo scorso è arrivata la meccanizzazione agraria e all’improvviso tutta la maglia fitta di piccoli campi, filari promiscui e pascoli che esisteva dal medioevo è divenuta obsoleta; coltivare in quel reticolo di campetti lavorabili solo con i buoi costava il doppio rispetto ai grandi campi arati dai trattori. Fu una catastrofe, in poco più di un decennio metà della popolazione della Toscana rurale fu costretta all’emigrazione. Un esodo biblico, solo guerre o calamità naturali terrificanti hanno causato fughe di massa così massicce e così rapide.
I montalcinesi furono i primi a reagire, e inventarono un modello di economia mai visto prima basato su un grande vino, nuove grandi vigne specializzate e nuove cantine belle per attirare i clienti. Nuovi agriturismi, nuove enoteche e nuovi negozietti e ristoranti per favorire il turismo. Nuovi oliveti specializzati e grandi campi per produrre a prezzo competitivo e fermare la fuga dalle campagne. È stata un’ordalia, ma ne è uscita comunità nuova; il benessere è molto distribuito, e più dei due terzi del Brunello è prodotto da aziende piccole o piccolissime ma molto vitali. Abbiamo i nostri guai e si può migliorare ma siamo una società sana, non c’è disoccupazione e i giovani hanno un futuro. L’ambiente è integro e la selvaggina di ogni tipo è in aumento. La campagna è cambiata molto, ma è così bella e così Toscana da essere stata proclamata “Patrimonio dell’Umanità” dall’Unesco nel 2004; da allora quasi nulla è cambiato, perché la crisi ha bloccato ogni novità.
Fino a luglio ciò che forma la nuova agricoltura che ci ha portato fuori dalla catastrofe andava bene, poi è uscito il PIT (Piano di Indirizzo Territoriale) e la Regione ha stabilito che tutte quelle cose erano dannose per il paesaggio, e il modello auspicabile in futuro sarà quello dei campetti intervallati da pascoli. Quelli della fuga per fame, che hanno già dimostrato di essere incompatibili con l’economia del territorio. La motivazione sta nell’Ambito 17 del PIT, scaricabile in PDF dal sito della Regione. Ecco qualche citazione; “estese superfici a vigneti specializzati costituiscono in gran parte un elemento detrattore del valore naturalistico del paesaggio agricolo”, “le modificazioni indotte dalla specializzazione viticola hanno in gran parte alterato i caratteri del paesaggio tradizionale con effetti di banalizzazione e omogeneizzazione”, le vigne portano a “rischio erosivo e di dilavamento dei versanti”, “In alcuni casi sussiste anche il rischio di inquinamento della falda acquifera” e sono una “dominante monocoltura” che riduce la “permeabilità ecologica”.
Non ha senso perdere tempo a ribattere pareri assurdi e palesemente fuori dalla realtà, ma è su queste basi che si impongono norme vincolanti per il Comune che portano al blocco di ogni reimpianto e impianto di vigna, oliveto e frutteto, come a ogni nuova cantina, agriturismo e termalismo. Ci sono già state licenze edilizie rigettate a causa di questo PIT.
Questa ostilità verso il modo moderno (e redditizio) di fare agricoltura si estende a tutto il territorio regionale, anche se nell’Ambito 17 si nota di più. Probabilmente perché Montalcino e gli altri paesi della zona sono quelli che hanno realizzato con più successo un nuovo modello economico che ha dato benessere. Ma sono anche quelli in cui le tante trasformazioni hanno realizzato un paesaggio nuovo ma tipicamente toscano, bellissimo e fotografato da milioni di persone; così amato da tutti che viene continuamente pubblicato su ogni rivista del mondo. Questo nuovo modo di essere Toscana ha permesso il successo mondiale di tanti prodotti come il Brunello, il pecorino di Pienza, l’olio di oliva di Trequanda, Montisi e Castelmuzio, il termalismo di Bagno Vignoni o l’agriturismo in Val d’Orcia che nel vecchio mondo chiuso in se stesso dei campetti bucolici e dell’aratura con i buoi non avrebbero mai avuto i mercati mondiali che ora hanno. Ha attirato i milioni di turisti che portano vita alle piccole attività economiche dei paesi, che senza di loro sarebbero morte privando la gente che abita qui di ogni servizio.
Per chi, come me, ha passato una vita a cercare di far vivere e di difendere la terra in cui è nato la situazione creata da questo nuovo PIT è kafkiana e frustrante. Il lavoro di tutta una vita viene disprezzato e messo sotto accusa: veniamo trattati come assassini del nostro ambiente e tutto ciò che abbiamo realizzato viene messo in discussione. Ma pensate a come si possono sentire i nostri Sindaci ed ex Sindaci, gente che si è battuta al nostro fianco per far crescere questa terra e che ora si sente accusata di aver permesso lo scempio! Se fossero stati con le mani in mano sarebbero proclamati eroi dal PIT, ma qui non ci sarebbe più nessuno a festeggiarli; la fame avrebbe già cacciato tutti.
Non so più che dire, so solo che sono avvilito e scoraggiato.
54 Commenti
gianpaolo
circa 10 anni fa - Linkio dico solo una cosa: aboliamo le Regioni, come organo che abbia potere legislativo. Sono uno spreco enorme di soldi e di tempo.
RispondiMG
circa 10 anni fa - LinkGiusto, dovrebbero solo amministrare
RispondiAG
circa 10 anni fa - LinkE Rossi poi che fa nella vita? :-)
RispondiMG
circa 10 anni fa - LinkE' scioccante quello che stanno facendo, e potrei capirlo se fosse solo riferito a vigne nuove in parti non paricolarmente vocate, ma su tutto il territorio e' semplicemente scioccante.
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 10 anni fa - LinkIn realtà la scusa è anche quella, ma le zonizzazioni fatte con la mappa 1:2.500.000 non è che vengano tanto bene. Tra le zone poco vocate sono incluse molte tra le aziende più premiate al mondo.
Rispondigp
circa 10 anni fa - LinkQuesto non dimostra che la zonazione (sarebbe interessante saperne di più) sia fatta male. Buona parte dei premi va -- e soprattutto andava fino a qualche anno fa -- a vini vicini al c.d. “gusto internazionale”: non sono necessarie vigne particolarmente vocate per produrre questo tipo di vini, che vengono realizzati prevalentemente in cantina seguendo specifici protocolli, facilmente applicabili da parte di aziende grandi e medie. Per quanto riguarda le aziende con la superficie più estesa, mettiamoci anche che i premi si possono ottenere con selezioni basate su una piccola parte del vigneto aziendale, che non è rappresentativa della vocazione del resto delle vigne.
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 10 anni fa - LinkParlavo venerdì con un ruspista, uno che lavora da trent'anni a Montalcino. Mi diceva che per lui lavorare qui è una dannazione, perché non c'è un ettaro che non abbia tre o quattro suoli diversi. Su una bella mappina sembra tutto facile, ma sul terreno è un'altro paio di maniche; a parità di terreni altitudine, esposizione, microclima e intervento dell'uomo danno mille risultati diversi. Per non parlare di questo clima pazzo. Vorrei essere capace di fare una zonazione credibile, ma in coscienza non credo che a Montalcino esista qualcuno in grado di farla.
Rispondiserena
circa 10 anni fa - LinkLa cosa assurda è che venga criminalizzata l'agricoltura moderna come "scempio del paesaggio" e non i vari centri commerciali che sorgono in ogni dove...o i vari tunnel, ampliamenti di corsie ecc ecc di cui nessuno sente il bisogno.
Rispondimaurizio gily
circa 10 anni fa - LinkConcordo in senso generale, il paesaggio agrario è da sempre un ambiente in continua trasformazione e si plasma sulla base delle esigenze economiche della fase storica: la pretesa di imbalsamarlo o addirittura di farlo tornare indietro è insensata. Però voglio dire anche che certe opere di disboscamento e rimodellamento totale dei versanti che si sono fatte in alcune zone viticole hanno lasciato un segno negativo sotto vari punti di vista, compreso quello della qualità del prodotto. Porsi il problema, almeno per il futuro, senza voler per questo tornare al paesaggio della mezzadria e alla vite consociata agli alberi, e farlo parlando con i produttori anziché calando norme dall'alto, non mi parrebbe sbagliato.
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 10 anni fa - LinkCome si fa a non essere d'accordo con una affermazione così piena di buon senso? Infatti il Piano Strutturale di Montalcino proibisce interventi di quel tipo. Ma anche qui il PIT è ineffabile; il Governatore Rossi ha dichiarato che "riapre" alle colture 200.000 ettari dove ora è tornato il bosco togliendo alcuni limiti della Galasso, per cui grazie al PIT può davvero capitare quello che tu temi. Meraviglie dell'ecologismo!
Rispondimaurizio gily
circa 10 anni fa - LinkStefano mi ci gioco le scarpe nuove (di più non merita): dietro queste aberrrazioni c'è sicuramente un architetto, o più di uno. Sia smascherato. Senza offesa per la categoria.
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 10 anni fa - LinkProf.ssa assessore Marson, laurea in urbanistica a Venezia nel 1982, con il massimo dei voti e la lode. Dottore di ricerca in Pianificazione territoriale.
RispondiPaolo
circa 10 anni fa - LinkOOOPSSS! giuro che ho scritto il mio pippone PRIMA che tu esplicitassi i titoli del responsabile massimo. Ecco, allora le mie tristi esperienze passate non erravano: una genìa funesta di persone che dal fondo del proprio imbuto crede di sovvertire i destini del mondo. E' una manìa compulsiva di tutti gli accademici: anche nel mio campo
RispondiPaolo
circa 10 anni fa - LinkConosco, oimè, la genesi di codesti scempi. Si tratta di una insana alleanza che prevede la figura cehtrale dell'"architetto del paesaggio", funesto funzionario o consulente (ah, questi piani sono parto di studi appaltati a consulenti esterni, secondo le maggioranze pro tempore) che pontifica per laqualunque, spesso senza saper di cosa sta blaterando. Me ne accorsi molto tempo fa, quando un piano redatto epr un piccolo parco appenninico in zona molto molto periferica prevedeva... la mobilità tramite costruzione di ferrovia locale! E qui ritrovo in una delle citazioni che il gentile Stefano ci riporta una perla non da poco: E qui davvero cascano le braccia, o meglio, l'ignorantezza cola dai muri come lo strutto fuso. In un territorio come il ns. appennino (fino all'Emilia), caratterizzato da una struttura estremamente fragile ai fenomeni di erosione idraulica e idrogeologica, il sistema di coltivazione a filari delle viti è proprio quello che ha permesso di tenere in piedi interi versanti che altrimenti sarebbero nelle carte regionali come "frane attive". Sulla monocoltura e il ridicolo richiamo alla permeabilità ecologica nemmeno vi è da perdere tempo. Oimè, hai tutta la possibile solidarietà, gentile Cinelli Colombini, se questo potesse servire a qualcosa!
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 10 anni fa - LinkChi ha scritto questo PIT non manca di competenza e titoli accademici, non sono né pazzi né professionisti mediocri. E' il metodo che è sbagliato; ogni buon professionista ha necessariamente una visione parziale della realtà, per questo i grandi progetti legislativi nascono sempre dal confronto di tutti quelli che operano a diverso titolo nel settore. Se noi agricoltori avessimo scritto il PIT da soli avremmo fatto un testo diverso, ma probabilmente altrettanto sbilanciato dalla nostra parte per cui comunque errato. Il guaio del PIT è che la parte politica avrebbe dovuto imporre una mediazione tra i vari esperti che hanno scritto il PIT e noi agricoltori PRIMA di dare valore attuativo alla legge. Questo non è accaduto, e ora il testo è così concettualmente sbilanciato da essere non correggibile.
Rispondiarmin kobler
circa 10 anni fa - Linkcaro stefano, bellissimo riassunto della situzione questo commento che spiega le vere cause ed è per nulla polemico ma costruttivo. da assessore all'urbanistica del mio piccolo paese abbiamo rielaborato ultimamente il nostro piano paesaggistico e devo osservare che certe cause ma anche possibili soluzioni sono dappertutto le stesse. da autonomista convinto non concordo nello scetticismo che traspare da altri commenti nei confronti delle regioni. se gestite bene, le decisioni prese vicino alla gente sono migliori di quelle prese in lontananza, ignorando le specifiche locali. Non è un caso che in linea di massima più uno stato è progredito, più è decentralizzato e non viceversa.
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 10 anni fa - LinkCaro Armin sono assolutamente d'accordo con te, in un sistema sano uno Stato dovrebbe delegare la gestione del territorio a Comuni e Regioni. Ma purtroppo nel PIT siamo arrivati a un concetto di autonomia molto meno sano di quello che tu auspicheresti, senti qui; Documento di Piano del PIT, pagina 19 "i beni territoriali sono comunque beni comuni e come tali si depauperano se lasciati al solo confronto competitivo tra i particolarismi sia dell’interesse privato e delle sue visioni auto-referenziali, sia del municipalismo e delle sue illusorie autarchie". Da quando la Costituzione è stata cambiata per trasformare la proprietà privata in Bene Comune?
Rispondiarmin kobler
circa 10 anni fa - Linkattenzione: la proprietà privata è sempre in una certa misura bene comune: perché anche il piano urbanistico comunale (puc) per esempio limita le decisioni privati nell'edilizia (posso costruire in quella mia proprietà e se sì, come?) o anche la tutela delle belle arti.
RispondiPaolo
circa 10 anni fa - LinkInfatti, Stefano, usano una espressione anodina "beni territoriali", non il termine "proprietà" o "beni" privati. Ma nella furbizia della espressione usata nel PIT si cade nella vuotezza del termine. Esistono infatti i beni paesaggistici, i beni culturali, sottoposti appunto a specifiche norme. Ma il codice non conosce i "beni territoriali": E pure l'espressione "beni comuni" è impropria, usata da un tecnico di settore che prende a prestito erroneamente un termine di altro settore. I beni comuni, di cui abbiamo mille esempi nel nostro paese (le Comunalia, le Regole, i pascoli collettivi, ecc.) sono realtà ben normate e chiaramente definite dal codice. Nulla a che fare con quanto viene richiamato in quel testo.
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 10 anni fa - LinkLoro usano l'espressione Bene Comune nell'accezione teoria ripresa anche dalla premio Nobel Ostrom, se leggete il Documento di Piano del PIT constaterete che l'intera norma è basata su quella teoria. Il piccolo problema è che il sistema giuridico italiano, Costituzione compresa, prevede la proprietà in modo del tutto diverso. Ma se quel concetto "bene comunista" non è (in Italia) legale l'intera struttura del PIT cade, perché i limiti all'esercizio della proprietà privata che impone sono basati appunto su quello.
RispondiPaolo
circa 10 anni fa - LinkInfatti nella legislazione italiana "bene comune" è tutt'altra cosa. Così come nella letteratura economica da cui prendono a prestito l'espressione.
Rispondiarmin kobler
circa 10 anni fa - Linka questo punto sarebbe veramente bello se intervenisse l'autrice del piano. editori di intravino: non potete invitarla?
RispondiPaolo
circa 10 anni fa - LinkArmin, con il massimo rispetto, anche no. Lo dico ovviamente da assoluto esterno, da utente della burocrazia. Nel senso: uno mi scrive un pippone da millemila pagine, con i capitoli introduttivi, esplicativi, ragionativi, e tutti gli "ivi" che ti pare. E poi dovrebbe pure fare la esegesi e le note esplicative del testo? Vi sono modi migliori per farsi del male, fidati :) Proprio di recente, nel mio lavoro, ho ricevuto la nuova modulistica di una particolare procedura, che prima era composta di UN foglio corredato da 4 firme+timbri. Orbene, i _medesimi_ dati e informazioni ora sono composti da 9 pagine + 4 pagine di note esplicative per spiegare finanche cosa significhi "nome e cognome del responsabile". Ecco, io gente che lavora così, la procedura per la procedura, non la voglio vedere neppure in foto. Ultimissima: il sogno della pianificazione, della pianificazione territoriale, era finito, morto, sepolto, quando l'autrice di questo piano prendeva il dottorato. Messo agli atti ufficiali di convegno dei dirigenti urbanisti della regione Emilia-Romagna, primi anni '90. In una regione che la pianificazione qualche buon risultato l'aveva pur avuto. "La pianificazione ha fallito" fu l'incipit dell'intervento introduttivo. Per questo sono assolutamente alllineato alle giuste lamentele di Cinelli Colombini
Rispondigianpaolo
circa 10 anni fa - LinkCiao Armin, io invece non sono d'accordo. In un paese come l'Italia la moltiplicazione dei centri decisionali, e quindi di spesa e di potere, ha dimostrato ampiamente di portare a spese fuori controllo, corruzione, inefficenza. Le regioni, piu' delle province, sono responsabili di gran parte degli sprechi e della giungla di normative che rendono impossibile fare impresa in Italia. Ci sono eccezioni? Certo, una è quella della regione dove abiti. Ma ho l'impressione che li' funzionerebbe quasi ogni forma di governo del territorio. Il problema è tutto il resto, come purtroppo si vede. Aggiungo che paesi democratici e centralisti ce ne sono diversi esempi: Francia e Inghilterra. Io credo che da noi il decentramento non funzioni.
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 10 anni fa - LinkNo Armin, per te che sei di madre lingua tedesca può apparire una distinzione sottile, ma ma proprietà non è mai bene comune. Assolutamente. La proprietà è talvolta soggetta a limiti se contrasta con un interesse pubblico. È una cosa molto diversa. E, Gianpaolo, dire che da noi il decentramento non può funzionare è come dire che gli arabi non potranno mai avere una democrazia; magari c'è anche un fondo di verità, ma nell'Inghilterra dove cresci i tuoi figli direbbero che è una dichiarazione razzista inconcepibile in un paese civile. O no?
Rispondiarmin kobler
circa 10 anni fa - Linkl'intensità democratica di un paese non centra con il fatto che sia centralizzato o meno, questi concetti sono indipendenti tra di loro. autonomia e libertà pressuppungo in ogni caso un aumentato grado di responsabilità. peccato che non sempre vanno a pari passo, da come scrivi. la francia non va male nel suo complesso. però anche lì si nota che il centralismo parigino non è più al passo dei tempi e si cerca di ovviare. poi dal punto di vista delle minoranze etniche vedi bene a che cosa ha portato. inoltre le differenze socio-economiche all'interno della francia sono meno percepibili che in altri stati. circa l'inghilterra non posso dire niente, c'ero solo una volta e poi adirittura solo come turista. cmq non voglio che dopo i miei interventi si pensi che io abbia problemi con le superfici vitate. solo che il mio piccolissimo contributo politico a livello locale mi fa capire (non condividere) anche l'altro punto di vista.
Rispondiarmin kobler
circa 10 anni fa - Linkcerto stefano, hai ragione, non ho distinto in modo appropriato i termini bene e proprietà. per cui sul contenuto siamo daccordo.
Rispondigianpaolo
circa 10 anni fa - Linkguardate che la posta in gioco e' molto piu' alta di qualche ettaro di vigna. Qui si vuol far passare il concetto che ogni cosa sia nella disponibilita' dello stato. Il paesaggio e' di tutti? e quindi lo amministra lo stato (e per suo conto, la regione in questo caso), dal quale si deve andare per chiedere il permesso di ogni cosa. E dove finisce questo concetto di "bene indisponibile"? In teoria ogni cosa che faccio a casa mia puo' impattare con il resto del mondo. Se metto un nanetto da giardino mi verranno a chiedere se ho il permesso? se pianto delle petunie invece che dei garofani? O, sveglia. Lo stato, specialmente da noi, ha la tendenza a fagocitare ogni cosa - ed e' facile capire perche'.
Rispondiarmin kobler
circa 10 anni fa - Linkcerto, questa è l'eterna domanda: fin dove si può/deve spingere l'intervento dell'amministratore pubblico ad ogni livello?
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 10 anni fa - LinkEh Gianpaolo, hai ragione; la domanda base sul PIT è proprio quella sui limiti del diritto di proprietà. Se si accetta l'impostazione di questo PIT ispirato a filosofie "bene comuniste" il funzionario della Regione potrà impormi cosa, quanto e dove coltivare usando la scusa del paesaggio; se ciò che vorrei fare secondo lui è incoerente con il paesaggio, me lo vieta. E potrò piantare solo ciò che a suo giudizio è corretto. Però il rischio d'impresa resta a carico mio, per cui se la coltura che la Regione tramite il funzionario mi ha imposto non rende a pagare sono io. È evidente che se passasse un principio simile sarebbe la fine del concetto stesso di impresa, e con essa del modello di società che è fissato nella nostra Costituzione. Io sono un convinto democratico e sono disposto ad accettare anche questo, ma solo se i "bene comunisti" si presentano con il loro programma di abolizione di fatto della proprietà privata e vincono. Ad oggi non mi risulta che lo abbiano fatto.
RispondiPaolo
circa 10 anni fa - LinkChiedo scusa, è caduto, colpa del mio editing, il punto che volevo sottolineare. Riprovo, per farmi capire meglio:poco dopo la metà del mio pezzo, e' saltata una intera riga: ... una delle citazioni che il gentile Stefano ci riporta una perla non da poco: [tagliato] le vigne portano a “rischio erosivo e di dilavamento dei versanti”, [tagliato] E qui davvero cascano le braccia, o meglio, l’ignorantezza cola dai muri come lo strutto fuso.... ecc. ecc.
Rispondicharlotte horton
circa 10 anni fa - Linkhttp://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2014-08-25/la-toscana-punta-geotermia-20-via-entro-2015-impianto-pilota-194532.shtml?uuid=AB1tYJnB ecco perché
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 10 anni fa - LinkPurtroppo è vero anche questo, sono già state autorizzate trivellazioni di prova per la geotermia in zona Montenero - Sant'Angelo (ovvero dove c'è Poggione, Col d'Orcia e Banfi) ed è in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale qualcosa di analogo per la zona di Torrenieri. Francamente cascano le braccia, da un lato esce una norma iperconservativa dell'ambiente al limite della paralisi e dall'altra, e dalla stessa fonte, si ipotizza di mettere centrali geotermiche. Oltretutto non in una zona in discesa come a Santa Fiora, dove la puzza di uova marce cala e si disperde, ma in due conche dove l'odore stagnerebbe; questo è un bis di Montelandi, quando volevano metterci la discarica unica del centro Italia tra le vigne.
RispondiFrancesco
circa 10 anni fa - LinkPerchè, non vi piace il paesaggio di Larfderello? Purtroppo finchè questi signori della regione non la piantano di pontificare senza mai aver messo un piede fuori dai loro uffci partoriranno sempre i soliti mostri, vedi l'ultimo psr e la sua omica gestione. vediamo cosa faranno per il prossimo...
RispondiFrancesco Paolo Valentini
circa 10 anni fa - LinkHo letto con molta attenzione e non le nascondo, anche con tristezza e amarezza nel cuore quanto da Lei scritto. Tuttavia, purtroppo, non mi meraviglio più di tanto. Non per voler essere il solito italiano disfattista, ma siamo alle solite. In qualunque altra nazione che si definisce civile, cose del genere è impensabile che accadano. Qui tutto è permesso e lecito... soprattutto se cose assurde, prive di senso e dannose. Invece il costruire autostrade, cementificare fiumi, costruire megaedifici, capannoni ecc..., è lecito ed utile al paesaggio e alla natura. La verità è un'altra. Il nostro settore da sempre è stato considerato il "capro espiatorio" di un sistema inefficiente e fallimentare. L'agricoltura è il "mostro di turno", invero da tempo. Quello che inquina il terreno, le falde acquifere, il mare, il cielo, distrugge la morfologia del terreno ed è la responsabile dell'effetto serra. L'industria invece no!!! Non ha alcuna responsabilità di sorta, solo meriti. Mi viene da sorridere nel pensare che l'agricoltura è definita da sempre il "settore primario". Solo mi chiedo primario in cosa.. forse nell'essere penalizzati ed ostacolati. E' sempre stato cosi, non è una novità. Però, voglio ricordare, che questo settore, in questo periodo di profonda crisi, è uno dei pochi che è rimasto sul territorio a garantire lavoro, rispetto a molte altre attività (industriali) che hanno preferito spostarsi all'estero per avere maggiori utili. Caro collega, credo che l'unica cosa che ci resta da fare è gridare la nostra rabbia e delusione, come ha fatto Lei ed il sottoscritto nel... post affianco. Con stima e solidarietà.
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 10 anni fa - LinkGrazie, la solidarietà di chi ha fatto tanto per il vino fa capire che non siamo dalla parte sbagliata.
RispondiAndrea Pagliantini
circa 10 anni fa - LinkNon più di tre mattine fa, ho ascoltato un'intervista del presidente Rossi rilasciata a Canale 3 Toscana (emittente televisiva senese) in cui spiegava la linea che vuole adottare la regione sul recupero di 200.000 ettari di pregio abbandonati a partire dagli anni '60 di fatto aggirando la legge Galasso per farvi ripiantare le viti e dare il via libera agli agricoltori per costruire nuovi annessi. Mi parrebbe illogico rinfoltire ancora la Toscana di uva, considerando che tutta questa richiesta di vino non mi pare proprio che ci sia. Poi esiste anche un altro piccolo problema: ovvero che una percentuale stratosferica di aziende agrarie esistono solo sulla carta (parole di funzionari di associazioni di categoria) e servono solo o per attrarre contributi o per dare la possibilità a facoltosi babbi di coltivatrici dirette con i tacchi a spillo di farsi la villetta (annesso agricolo) in campagna. Alla regione forse non si rendono conto della quantità di terreni incolti lasciati alle erbacce invece di essere coltivati. Non so cosa ci sia dietro, ma mi auguro che alle regioni venga tolto il potere legislativo e ritornino ad essere delle normali amministrazioni.
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 10 anni fa - LinkNessuno smette di coltivare terreni produttivi, ma tutti (come me) hanno abbandonato i piccoli appezzamenti in mezzo ai boschi o le porzioni di campi troppo sassose, troppo ripide o troppo franose. Somma tanti di questi in tutta la Toscana, ed ecco i famosi 200.000 ettari; nulla di recuperabile, come ognuno che fa agricoltura sa. È l'ennesimo esempio di differenza tra la teoria e la pratica o, se vogliamo, tra la carta e il campo. Di cose così il PIT è pieno.
RispondiAndrea Pagliantini
circa 10 anni fa - LinkOsservazione giustissima. I terreni tornati ad essere bosco hanno un motivo pratico per essere così. Questi appezzamenti potrebbero essere spianati e livellati con le macchine moderne, ma chi se ne accolla l'onere? Che senso ha? Per metterci ancora viti? Per fare il grano sulle terrazze? O si vuole tornare all'agricoltura a dorso di mulo e carro di bovi?
RispondiFrancesco
circa 10 anni fa - Linkl'ultima che hai detto, fa tanto quadro di Giovanni Fattori
Rispondigianpaolo
circa 10 anni fa - Linkio avrei anche qualche osservazione da fare sul fatto che sia lo Stato, o peggio come in questo caso la Regione, a decidere quanta vigna debba essere piantata e dove, e non piuttosto i leggittimi proprietari dei suddetti campi, sempreché in possesso dei già onerosi e burocraticamente appaganti - dal punto di vista statale - requisiti. Ma so già che canto un vangelo che non trova adepti in queste paese alla canna del gas per un misto di iperlegislazione e dirigismo, da una parte, e illegalità piu' sfrenata da un altra.
RispondiMontosoli
circa 10 anni fa - LinkQuesto si collega ai tanti problemi che il paese ha.......creare solo burocrazia per dare falso lavoro ai ratti d'ufficio ......che o volere o volare scaldano la sedia per rimanere nella mischia dei mangia-franchi. Finche il paese marcia con questa mentalita' vecchia e pensoperme ....dove uno produce e 5 cercano di fermarlo....non ci sara sbocco ....sia in agricoltura, edilizia, manifattura, etc. Porgo la mia solidarieta e dico di spingere e non mollare mai ...
RispondiFrancesco Miari Fulcis
circa 10 anni fa - LinkCaro Stefano, il 15 Agosto in risposta all'intervento fatto dalla professoressa Marson ho scritto al direttore del Corriere Fiorentino ciò che segue. Naturalmente se né guardato bene dal pubblicare per paura di andare contro il "regime". Per fortuna qualche passo sto sta facendo. Non è solo il vino sotto attacco ma tutto un sistema produttivo di assoluta qualità che ci vede da secoli attori di un paesaggio e di produzioni uniche al mondo. A presto Francesco Miari FulcisA proposito di Paesaggio ( e burocrazia) SPERIAMO... Speriamo che le recenti intenzioni espresse dall’assessore All’agricoltura Salvadori e le affermazioni del prof. Scaramuzzi, riguardo al Piano paesaggistico, di prossimo passaggio al consiglio Regionale, siano propedeutiche ad una reale rivisitazione ed impostazione del documento che oggi è intriso di demagogia universitaria lontana mille miglia dalla realtà. Nel Piano per chi non lo sapesse, vengono analizzati gli ambiti del paesaggio toscano - rifacendosi da Adamo ed Eva- dando “suggerimenti” alle amministrazioni locali su come devono rapportarsi con le attività sul territorio in termini di conservazione o, peggio, “ripristino” del paesaggio. (….). L’affermazione dell’assessore Marson nell’articolo apparso recentemente su Corriere Fiorentino è chiara: “ si tratta di prescrizioni, sono state formulate nella maggior parte dei casi non in forma di divieti assoluti, bensì come condizioni poste alle trasformazioni al fine di migliorare la qualità paesaggistica complessiva” Tutto ciò passa oltre alla realtà che è fatta di aziende agricole che hanno contribuito a realizzare quello che è universalmente riconosciuto come un paesaggio per le attività agricole spettacoloso, dove l'ingegno e la capacità di adattamento degli Agricoltori ha permesso di mantenere, pur nell’evoluzione indispensabile per tutelare imprese e lavoratori, un territorio di per sé assai fragile. Il PSR –piano di sviluppo Rurale - è strumento di crescita, di occupazione, di miglioramento delle condizioni di lavoro, di miglioramento dell'ambiente... non di conservazione o addirittura di "ripristino". Ripristino di cosa? di quale periodo storico? Riproponiamo il paesaggio della Cappella dei Magi? Ma gli ideatori di tale documento, che in tre anni è stato solo occasionalmente raccontato agli interessati ma nella realtà nascosto a tutti,... (neanche sotto il fascismo veniva fatto ciò) sono disposti a riprendere la zappa in mano? a condurre un carro di buoi? Come spesso succede c’è chi vuol affermare le proprie idee spiegando al mondo come si deve fare, ignorando le più banali leggi economiche e di salvaguardia della sicurezza sui posti di lavoro e dell’occupazione, tanto cara al nostro presidente Rossi. Ci si erge a paladini di un sistema agricolo oggi invidiato da tutto il mondo senza la minima conoscenza o confronto con chi lo ha sviluppato, costruendo un mondo migliore che oggi è riconosciuto universalmente per qualità uniche di produzioni e paesaggio. Noi agricoltori stiamo lavorando per dare un futuro ed un mondo sempre più bello ai nostri figli, a chi lavora con noi. Il sistema Fattoria, con le sue specificità e multifunzionalità, ci viene copiato in ogni angolo dell’emisfero ed ora.... ce lo vogliono insegnare a fronte di quali esperienze? Caro Assessore Marson il vostro mondo ha gestito negli ultimi decenni il territorio urbano con i suoi obbrobri, con le sue aree commerciali, industriali eccetera, e siccome oramai non è più di moda, oggi pretendete di "gestire" le imprese agricole spiegandoci cosa sia il bello e cosa sia l'attività e l’impresa agricola... a fronte di quale conoscenze? L'aspettiamo con tutti i suoi illustri colleghi che hanno partecipato alla realizzazione del piano, fatto di tremila pagine e costato alla comunità svariate centinaia di migliaia di euro, alle 7 della mattina, che piova o che ci sia il sole, nei nostri orti, nei nostri vigneti, oliveti, vivai, stalle per condividere qualche mese di lavoro e di burocrazia a fianco a noi... poi ne riparliamo
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 10 anni fa - LinkCaro Francesco, che aggiungere? Magari solo che è bizzarro che un lavoro così vasto come il PIT, che (da quanto è scritto nei suoi documenti programmatici) aspira ad essere il quadro di riferimento di ciò che i privati e gli Enti potranno fare nei prossimi venti anni non contenga alcuno studio sulle ricadute economiche, occupazionali e sociali delle azioni previste. Non una riga su tremila pagine. Curioso, non è vero?
RispondiAlessandro Morichetti
circa 10 anni fa - LinkPiù scandaloso che curioso, temo.
RispondiPietro Frigeni
circa 10 anni fa - LinkGentile Stefano, probabilmente andrò un po' "off topic" come dicono quelli che in queste acque virtuali ci navigano molto, considerato che io sono un agricoltore, un minuscolo agricoltore invero, un apicoltore per la precisione e non un vignaiolo e per di più scrivo dal Lago d'Iseo, realtà territoriale piuttosto diversa da quella del senese Credo, d'altro canto, che il problema sia estendibile a contesti diversi tra cui il mio, seppure con queste diversità sostanziali ed è una questione a monte, ovvero lo scollamento ormai irreversibile delle istituzioni dalle reali problematiche del territorio, quello degli architetti del paesaggio che varano piani territoriali senza capo nè coda, come giustamente da Voi stigmatizzato prima, è certamente un esempio, uno dei tanti, ma è una situazione che parte dagli uffici nazionali, dal Ministero del signor Martina, fino ad arrivare alle realtà più vicine e piccole, nel mio caso la Comunità Montana. Questo a mio modesto avviso accade per l'ormai irrecuperabile autoreferenzialità delle istituzioni, interessate solo a giustificare la propria esistenza, come è lampante a tutti. Tuttavia credo, sempre con il beneficio del dubbio e della particolarità di ogni situazione, che una parte di responsabilità l'abbia anche la nostra categoria, mi spiego, io trovo che ci sia una frammentazione eccessiva e una tensione spasmodica al "guardare il proprio orticello" da parte di molti, rendendo difficile il proporsi compattamente ai tavoli istituzionali e non parlo di Coldiretti, CIA, Confagricoltura o quant'altro, ma di una rappresentanza organica, credibile e soprattutto non politicamente compromessa,della nostra realtà. Grazie per l'attenzione e per lo stimolo alla discussione, una discussione seria e argomentata.
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 10 anni fa - LinkLo diciamo in tanti e da sempre, se noi agricoltori riuscissimo a parlare con una voce unica saremmo più forti. In Francia accade da sempre, e i risultati si vedono.
RispondiFrancesco Garzon
circa 10 anni fa - LinkVedendo la situazione dall'esterno, da uomo della strada che tramite il proprio semplice vuole partecipare alla vita del paese, mi viene da chiedermi ma perché spesso si deve combattere contro chi ci governa. Ma non dovrebbero avere sempre bene il polso della situazione e capire quello che realmente è necessario fare? Porgo la mia solidarietà.
RispondiFrancesco Garzon
circa 10 anni fa - Linkscusate refuso da smartphone: "... tramite il proprio semplice voto vuole..."
RispondiRoberto Panizza
circa 10 anni fa - LinkÈ questo il vero problema che emerge tra le righe. Alla fine di tutto decide "il funzionario". Che se in perfetta buonafede decide che il frumento è dannoso, mai consentirà alka sua coltivazione, magari sulla base del fatto che è celiaco.... oppure decide che è opportuno puntare sui bianchi....
Rispondiangelo bertacchini
circa 10 anni fa - LinkAngelo Bertacchini Il fatto è che è inconcepibile che sia un architetto paesaggista a discutere di paesaggio e non un agronomo. Mi spiego. Poiché il paesaggio è determinato dall'insieme delle attività produttive su un territorio, va da se che la selezione delle attività svolte in un territorio le faccia il mercato e la figura professionale che garantisce all'impresa di stare sul mercato ( modulando il rapporto tra produzione e costi ) si l'agronomo. Quindi il paesaggio non può che essere modellato dalle esigenze produttive, poiché siamo su un mercato internazionale, è la redditività dell'azienda che garantisce la tutela del paesaggio, altrimenti si ha l'abbandono dei terreni. Far gestire il territorio agricolo ad un architetto paesaggista è come far gestire il governo della nazione ad uno storico, che ha conoscenza solo del passato ma gli manca la visione del futuro.
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 10 anni fa - LinkIn Toscana non può esistere paesaggio senza l'uomo, e non ci può essere l'uomo senza le attività economiche che gli permettono di vivere. È ovvio per me, per lei e per il 99,9% dei Toscani, ma non per la prof. arch. assessore Marson.
RispondiClaudio
circa 9 anni fa - LinkA parte il discorso sul l'esodo e sulla stupidaggine introdotta dal PIT, come ben spiegato dall'autore di questo articolo,mai ho sentito una sequela di baggianate come questa! Non c'è disoccupazione??? Ma state scherzando?? Le persone sono costrette ad andarsene perché non trovano lavoro, e si trovano più montalcinesi andando in Australia, o in Canada, o anche più semplicemente e Firenze e Bologna di quanti se ne trovino a Montalcino. Il bello è che ora le aziende preferiscono assumere le cooperative di extracomunitari ad un Italiano, perché con pochissimo ad ettaro se la cavano (anche se sono solite giustificarlo con la scusa che i giovani non vogliono più fare quel lavoro etc. Etc.), ovvio che con quello che danno a codeste persone un italiano non vive.... Quindi in ultima analisi a chi questa economia ha portato benessere ?? A chi produce! Solo a quei pochi che producono vino e agli extracomunitari che vi lavorano, e forse a qualche montalcinese (specie oramai rara).
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