Ho finalmente visto Luca Maroni “live” e niente sarà più come prima. Diffondete il verbo
di Alice in WonderlandRoma, 6 febbraio 2014, il Foyer dell’Auditorium di Via della Conciliazione non smette di riempirsi di varia e variopinta umanità: qualche cariatide impellicciata, un paio di residui del cinema muto in scarpe a punta, separate da un naturale frac, forse per scrupolo, forse per mancanza di taglie al noleggio, chiome in impalcatura ispirate a Marge Simpson, tanti, tantissimi tacchi a spillo, molti più lunghi dei polpacci su di essi arrampicati.
Tanti Wine-and-Food-lover, Masterdrinker e aspiranti Enoscientologist, in attesa dell’apertura delle porte e dell’inizio della serata di gala ideata, condotta e interpretata dal Principe dell’Aggettivo in Corsivo, Grassetto e Sottolineato, Signore del Polposo Avverbio e — l’ha detto lui, più volte — vincitore del Premio Carciofino d’oro (trofeo linguistico conferito a chi l’ha sparata più grossa).
Mentre prendo posto e osservo le poltroncine di velluto, non posso fare a meno di pensare che, no, cioè, qui ci ha cantato gente tipo David Sylvian. E ci ha diretto gente tipo Zubin Metha. Tanto per dirne due. Ora, nel momento di riflessiva attesa, persa nell’osservazione del parterre, penso che Luca Maroni “live” non l’ho ancora mai visto, che l’ho solo letto ma mai l’ho sentito parlare. Mi guardo intorno e, nonostante i lustrini di cui sopra, in fondo l’atmosfera non mi sembra quella di un pre-teatro a Parigi. E’ più, in un certo senso, “chiesastica”, da gruppo di associazione cattolica in gita ad applaudire e cantare gioiosamente davanti a qualche futuro santo.
Ore 20:05, lo Show ha inizio, buio in sala, viene proiettato un video a tema uva, sfondo musicale Ennio Morricone. Poi entra lui, spumeggiante, entusiasta, e per un attimo sembra davvero di essere all’Ariston. “…illuminarmi sull’onda della vostra luce… voi disegnate emozioni…” Così accoglie produttori, amici e affezionati e gli applausi sgorgano spontanei. Dietro di me sento: “Mamma mia amò, comunque è proprio bravo!” “… profumo senza rete e senza fondo. Io vi donerei ogni stilla del mio cuore…”
Applauso a scena aperta.
“Che Dio vi benedica!” Ecco, la sensazione dell’entusiasmo chiesastico comincia a dimostrarsi non del tutto infondata. Per poi diventare quasi realistica. “Il miracolo del vino. Questa bacca che sugge e si ingrossa come mammella. E poi in cantina avviene la transustanziazione. E diventa spirito. E, entrando nell’uomo, genera altro spirito” Sono immobile, attentissima, ipnotizzata. Non voglio perdermi neppure una sillaba. Non posso credere che veramente stia dicendo quello che sta dicendo. Si muove, gesticola, accompagna con i movimenti del corpo ogni parola, il tono mi ricorda Alberto Angela quando svela misteri tipo la doppia vita di Nefertari, la movenza un po’ il mago Silvan e un po’ Josè Luis Moreno. “Continuate a rifulgere del vostro ardore. Che Dio vi benedica.”
Poi arriva la parte tecnica, che mi sarebbe piaciuto avesse ascoltato mia mamma, così si sarebbe tranquillizzata nel sentire che bere fa bene. Perché “il vino non è alcool. Non è mica un superalcolico. Non è che se uno beve due bicchieri di vino bianco leggero a pasto poi va in giro ubriaco a molestare” (sic). Arrivano le consegne dei riconoscimenti e ogni produttore premiato riceve in diretta una pillola descrittiva dedicata al proprio vino (qui non riporto gli entusiastici commenti della fanciulla di prima, ma, per par condicio, riporto un “ma che sta’ addì” che mi raggiunge da destra): “Un blob di frutti bluastri”, “Una piuma lamponeggiante”, “Un drappeggio di sensualissima suadenza”.
Lo Show, però, non è fatto solo di parole, è spettacolo puro, una prima serata su Rai Uno degli anni Ottanta: prima un balletto, poi un video su un monaco del monte Athos (perché la comunicazione è tutto), poi la consegna del Premio Speciale “Vino e Natura” e il produttore premiato se ne va col trofeo consegnatogli: una bicicletta, una bicicletta vera, non un soprammobile a forma di bicicletta; poi arriva Giampiero Mughini per la rubrica “Giampiero Mughini legge i pensieri dei produttori” e “da’ voce alla vostra voce”, e poi ancora il direttore del TG2 che viene ringraziato per l’impegno nella divulgazione del vino, e poi il Premio Speciale … Federazione Italiana Pensionati… (ma questo forse è stato un parto della mia mente ormai decisamente offuscata…).
E a questo punto, il punto del non ritorno: già completamente travolta da inspiegabili sussulti e suadenti emozioni, mi rendo conto che la sensazione di atmosfera da raduno d’associazione religiosa è assolutamente riduttiva. Qui, man mano che scorrono i minuti e le immagini e le parole, io mi sento sempre più risucchiata in un momento topico da Monty Python e il senso della vita, precisamente quando la nave approda davanti al grattacielo. Per dire, tutto è possibile, che piume siano lamponeggianti, che bacche crescano come mammelle, che il licoroso manto nel suono mineralico effettivamente evochi sinuosi drappeggi e, dunque, anche che le navi approdino davanti ai grattacieli.
Lascio la sala con due certezze: devo prenotare una visita dall’otorino. E, se dovesse dire che l’organo funziona, passare al gradino successivo: prenotare una chiacchierata dall’analista. Dove forse incontrerò la fanciulla seduta dietro di me. Che è uscita, anche lei, con dubbi esistenziali, dubbiosa sulla sua capacità di cogliere i messaggi: “Amò, ma tu hai capito suadenza in che senso?”.
Già, amò, tu hai capito?
26 Commenti
Manilo
circa 11 anni fa - LinkConoscerti e poi leggerti è sempre bello. Ieri c'ero anch'io, grazie a Biancaneve senza i nani,premessa non avrei speso un centesimo per entrare, poi ho incontrato anch'io Luis Moreno incrociato con un spermatozoo, c'è stato un momento che gli avrei detto" ma te rendi conto che vini premi" poi il mio buon senso mi ha fermato. Tanti produttori con cui ho scambiato pareri, non amavano i loro vini premiati, e quando ho assaggiato i vini Maroniani definiti da me "puttanaio" sto mischiume per esempio assaggi un verdicchio con moscato e sauvignon, Fendi sicuramente potrà apprezzare, oppure togli il verdicchio e ci metti un trebbiano d'abruzzo non è che cambia molto. Poi rimanendo in Abruzzo, assaggi un Montepulciano in purezza e mi complimento, e poi lo cazzio quando il Montepulciano è in blend con il Merlot, e strana cosa è un vino premiato. Poi una bella sorpresa un primitivo, con una bella acidità e non marmellatoso.
Rispondimauro
circa 11 anni fa - LinkForse una manifestazione in un mondo parallelo dove tutto è possibile e tutto è ammesso, dove per comprenderla dovremmo svuotare la memoria storica cosicchè i fantasiosi sentori e i nuovi punti di vista risulteranno a noi familiari.
RispondiPippuz
circa 11 anni fa - LinkChe cosa trash !
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 11 anni fa - LinkDai ragazzi basta, questo è overkilling! Maroni è un onesto lavoratore dello spettacolo come Otelma o il Mago Anubi, e ha il diritto al rispetto come ogni buon comico che cerca di portare il pane a casa. Occhio, che se insistete lui chiama la Camusso.
RispondiEmanuele
circa 11 anni fa - LinkCiao Stefano, 1) overkilling o overkidding? 2) io sogno un paese nel quale, anche e soprattutto parlando di vino, un retore chiami Comisso e non Camusso. Guarda, ognuno ha lo stile che si merita. Infatti, più ancora dell'eloquio idiosincratico, quel che mi ha lasciato molto perplesso è stata la qualità media del vino spacciato come bestia trionfante. Ne parliamo, se avanzerà tempo, a Montalcino. Ci si vede 21-22. Emanuele
RispondiGiovanni Corazzol
circa 11 anni fa - Linkla citazione di Comisso è encomiabile
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 11 anni fa - LinkCome dicono la Dandini e Dieudonné, che ahimè non sono Nadine Gordimer né Dannunzio, un comico può dire tutto ciò che vuole. Chiamasi libertà di satira, l'importante è non scambiarla per giornalismo. O enologia.
RispondiEmanuele
circa 11 anni fa - LinkTento un compromesso conveniente: facciamo che in questo caso, tra satira ed enologia, abbiamo a che fare con la satirologia?
RispondiGiampiero Pulcini
circa 11 anni fa - LinkBravissima. :-)
Rispondifrancesco vettori
circa 11 anni fa - Link"Ogni poesia presuppone che il poeta abbia interrogato saggiamente e a lungo l'esperienza e che questa abbia esaurientemente risposto senza fornigli spiegazione alcuna. La poesia viene dopo [...]. E' soltanto una forma dei pensieri rimuginati o impreveduti (che visitano il poeta nell'atto del comporre), è uno scioglilingua della tensione accumulata in milioni di neuroni". Alfredo Giuliani, Le droghe di Marsiglia, Adelphi, 1997
RispondiRossano Ferrazzano
circa 11 anni fa - LinkChe Maroni sia ridotto oggi a palestra satirica per buone penne in erba mi pare un segno di maturità del settore. Sono sicuro che non me ne vorrà Luca Maroni, è certo perfettamente consapevole di avere scambiato tanti anni fa la passione per il vino - e con esso anche la considerazione verace degli appassionati - con il successo e tanti bei dané.
RispondiNelle Nuvole
circa 11 anni fa - LinkDobbiamo continuare a vivere e lavorare anche pensando a questo. A questo genere di linguaggio e di spettacolo. A questo uomo che si è costruito e rafforzato professionalmente così. Lo spernacchiamo certo, è così facile. Ma spernacchiamo anche il TG5 e le fiction RAI e Amici e XFactor e i cuochi, pardon, chef nudi. Sono decenni che spernacchiamo. Noi, i duri e puri, gli austeri, i raffinati, gli amanti del bello e semplice. Eppure niente cambia. O, se qualcosa cambia, lo fa lentamente. Troppo lentamente. Lo show continues to go on. A Roma più che mai. La Grande Bruttezza.
Rispondisuslov
circa 11 anni fa - Linkmaroni sta all'enofighetto come il berlusca sta al piddino. nulla si puo' contro le ossessioni.
RispondiEmanuele
circa 11 anni fa - LinkQuindi in mezzo c'è un eno-pierferdi? E noi siamo tutti extraparlamentari?
Rispondisuslov
circa 11 anni fa - Linkqui non si parla di politica. qui si parla di psichiatria clinica.
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 11 anni fa - LinkPer curare l'ossessione da vino (o da Maroni) gli psicofarmaci mi sembrano un po' troppo, non potrebbe bastare un buon psicologo? Magari junghiano.
Rispondisuslov
circa 11 anni fa - Linkquoto. sicuramente esiste un archetipo arcano alchemico dietro la bacca che sugge e si ingrossa come mammella ...
RispondiAndrea Pagliantini
circa 11 anni fa - LinkAlice.... la citazione delle scarpe a punta collegate al mondo del vino l'ho già risentita da qualche parte. Fa il paio con una guarnizione di antani.
RispondiFederico
circa 11 anni fa - LinkPercepisci dei diritti per le volte che usi "antani" nei tuoi commenti? ;-)
RispondiAndrea Pagliantini
circa 11 anni fa - LinkPer carità!!! Antani è un termine da spiriti liberi che molti pensano quando si parla di vino (ma non necessariamente) però pochi si avventurano a dirlo. E nel mondo del vino non mancano le scarpe a punta, Luca Maroni è uno di loro.... un antanista.
RispondiArmando Castagno
circa 11 anni fa - LinkBrava Alice, grazie del bel report; tuttavia gioire non riesco, perché la presenza di un grande e colto bibliofilo come Giampiero Mughini a legittimare letterariamente questo happening neodada fuori tempo massimo mi getta nello sconforto. E' finita - da leggere con la voce di Bruno Pizzul.
RispondiL'agendina@wordpress
circa 11 anni fa - LinkA me la presenza di Mughini non stupisce più di tanto, ché di comparsate a sproposito ormai non se ne perde una. E qui poi un filo rosso c'è: con Maroni sono colleghi di sussiego e magniloquenza.
RispondiAzzurra
circa 11 anni fa - LinkAlice in Wonderland descrive con umorismo pungente e pieno di intelligenza un evento, una situazione, un personaggio e un pubblico che lo segue... ummmm, questo imperare della mediocrità come in molti altri settori professionali
RispondiFabio
circa 11 anni fa - LinkSemplicemente geniale!
Rispondivittorio cavaliere
circa 11 anni fa - LinkDa cotanta dottrina ho smesso di abbeverarmi da tempo.
Rispondinicola
circa 11 anni fa - Linkluca......... impareggiabile
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