Da Fukuoka a Frescobaldi. Il vino del carcere di Gorgona profuma di rieducazione e libertà
di Andrea Gori“Servi la natura e tutto andrà bene”. La frase di Fukuoka campeggia sui cartelloni che spiegano il progetto di rieducazione in atto nel Carcere di Gorgona. Un progetto simbolo di quanto può fare il lavoro agricolo sull’animo inquieto e sulle menti in attesa di un reinserimento in società. E aspettando quel momento, ecco che in bottiglia (2700 per la precisione) arriva il loro messaggio sotto forma di un vino: Ansonica e Vermentino prodotto nella vigna de Il Campone, su terre piritiche ferrose, esposte in maniera mirabile ad est e protette dalla macchia mediterranea.
I 50 detenuti che attualmente risiedono sull’isola di Gorgona (dove il carcere naque nel 1859) sono quasi tutti impiegati in attività agricole e di allevamento e producono olio, formaggio, ortaggi e vino grazie ad una vigna piantata nel 1999 con l’aiuto di ARSIA Toscana. Quasi 3mila bottiglie all’anno di vino, formaggi da capre, mucche e pecore con 3-4 caciotte al giorno e alcune provole (squisite). Lavori e attività propedeutiche al loro inserimento lavorativo ma dal grande impatto psicologico e riabilitativo nel recupero del senso delle cose, del tempo, delle stagioni, del costruire poco a poco, del non accontentarsi di quello che ci circonda. Dicevamo del vino: viene prodotto dal 2001 ma è solo nel 2009 che un carcerato siciliano, Giuseppe, fa nascere la voglia di un vino di qualità che non fosse confinato all’isola, ai suoi pochi turisti e alle guardie carcerarie (i detenuti ovviamente non possono assumere alcol).
Dal 2011 il carcere, nella figura della Dott. ssa Maria Grazia Giampiccolo, cerca di individuare un partner enoico che voglia sponsorizzare il progetto fornendo know how, attrezzature e consulenza per la produzione di un vino di alta qualità. Si innamora del progetto Lamberto Frescobaldi che coinvolge Simonetta Doni come designer dell’etichetta, mette a disposizione agronomo ed enologo (Niccolò d’Afflitto) e convince la famiglia Morra a fornire al Carcere un trattore Landini nuovo di zecca per i lavori.
Il luogo è selvaggio, imponente nella sua compattezza (in una giornata si può quasi esplorare ogni sentiero dell’isola). E’ affascinante anche senza la presenza del carcere che però è ineludibile in qualsiasi luogo ti trovi nell’isola, come fosse un vulcano posto nel mezzo, magnetico e rabbioso. Dal carcere è venuta negli anni tutta la manodopera per la sistemazione delle strade e dei sentieri, dei campi, delle piazze, dei giardini per un insieme che risulta bellissimo ed emozionante, come un paradiso in ostaggio.
Un approdo presso il quale centinaia di detenuti chiedono ogni anno il trasferimento. Ma qui si arriva solo verso la fine della pena, oppure sotto art. 21 in un regime di semilibertà, che rende possibile il lavoro all’aria aperta per quasi tutta la giornata. Fuggire non sarebbe difficile ma solo molto stupido: quando restano 24 o 36 mesi di carcere pensi solo a stare buono e a non litigare con nessuno. Ma prima di questo paradiso hai attraversato la tranquillità di Fossombrone, gli orrori di Brescia e Como, lo squallore di Pesaro e tante altre situazioni che spesso affiorano sui giornali. Posti dove con un sottofondo di malcelato compiacimento siamo contenti di veder marcire assassini e criminali.
In confronto a quelli, i carcerati di Gorgona sono privilegiati due volte. La prima per il posto meraviglioso, e la seconda per una serie di percorsi di inserimento lavorativo efficienti e quasi modello per il sistema carcerario italiano in una sinergia privato-pubblico che ha pochi eguali in Europa.
Eppure parlando con i detenuti non avverti che voglia di libertà, di avere una vita, di tornare nel mondo. Gorgona è un paradiso, ma un paradiso blindato, comunque una prigione da cui si sogna ogni giorno la libertà. Certo il trattore, gli animali, la vigna aiutano a far passare il tempo e ad adattarsi alle stagioni ma non illude che il mondo sia questo. Così nel frattempo mentre si contano le ore sfornando il pane, pescando, allevando animali, zappando l’orto e curando la vigna ecco che arriva Gorgona IGT, un vino che smette di essere un prodotto isolano ma che si apre al mondo e comincia a viaggiare tra tavole stellate (Enoteca Pinchiorri tra i primi a costruirci un menù attorno, poi La Pergola di Heinz Beck e altri). Un viaggio nel quale porta attorno una pergamena che racconta vita sogni speranze dell’isola, della sua unica abitante, la signora Luisa Citti, dei suoi 50 carcerati e delle altrettante guardie che ogni giorno rendono questa lucida follia di Gorgona una splendida realtà.
Forse potevamo anche non commentare il vino. Ma sarebbe un peccato perché è davvero straordinario e struggente: Gorgona Igt 2012 Frescobaldi sa di Gorgona in ogni sua goccia, sa di elicriso e salsedine, arancio e ginestra, rosmarino dolce, pesca e salvia, e ha una bocca carnosa e succulenta ma leggera e minerale, con un finale marino e incantevole, appena dolce, struggente come un tramonto lento in un’isola toscana. Incredibile l’equilibrio e la freschezza di questo vino da un’annata particolare come la 2012; sembra davvero un piccolo miracolo. 91
Dopo il pranzo in mezzo a guardie, direttori, magistrati e invitati è tempo di ripartire in motovedetta con un ovosodo in gola, schiacciati da tanta bellezza e umanità, un lavoro in cui uomo e natura si integrano e si ritrovano dopo essersi a lungo rincorsi e selvaggiamente affrontati. Per noi turisti e gitanti un’esperienza straordinaria, per loro una palestra di vita che speriamo il più possibile propedeutica ad un nuovo inizio, per il vino un’altra grande e intima storia da raccontare.
15 Commenti
Fabrizio
circa 11 anni fa - LinkSenza offesa, ma guardando alle date di pubblicazione non mi sembra proprio originalissimo come articolo... http://www.doctorwine.it/det_articolo.php?id_articolo=754
RispondiAndrea Gori
circa 11 anni fa - Linkin che senso non originalissimo? E' un articolo che racconta la stessa giornata e ne trovi altri a giro tra Financial Times, La Nazione, Corriere della Sera più altri che usciranno su altre testate italiane e internazionali presenti sull'isola quel giorno
RispondiFabrizio
circa 11 anni fa - LinkIn effetti è vero, ho visto che sul sole 24 ore e winenews ce n'erano anche a fine maggio sull'argomento. Non originalissimo nel senso che di solito su questo blog (anche grazie a lei) ci sono articoli diversi o non datati due settimane. Ma senza rancore, Fabrizio.
RispondiAndrea Gori
circa 11 anni fa - Linktranquillo Fabrizio! è che semplicemente in certi casi (e anche sul web) essere i primi a raccontare una storia non è la componente più importante di un evento o una notizia
Rispondijacomot
circa 11 anni fa - LinkMi piace quando dietro una bottiglia si nascondono delle storie autentiche. Googlando scopro che la bottiglia costa circa 30 €: non poco. Ma i carcerati ci guadagnano qualcosa o ci mettono solo manodopera gratuita? Graze per questo bel post!
RispondiAndrea Gori
circa 11 anni fa - Linkin realtà 30 euro è il costo compresa iva franco cantina, in enoteca si troverà attorno ai 45 euro. Credo che in parte il ricavato vada a finanziare il carcere. I carcerati guadagnano dal loro lavoro circa 350 euro nette al mese a seconda delle mansioni.
RispondiBante
circa 11 anni fa - LinkConosco bene questa faccenda delle superfici vitate della Gorgona. Quando ho saputo che ci mettevano le mani i Frescobaldi ho temuto che ne sarebbe uscita una cosa noiosa. Un gigante industriale che mette le mani su una fragile fanciulla (azzurrovenata), anche per farsi bello di una dimensione che poco gli appartiene: quella delle piccolo, artigianale e a basso impatto. E specie nell'anno in cui nel salone centrale della Biennale di Venezia di Gioni espone Rudolf Steiner . Ma almeno l'etichetta è bella. Gutemberghiana. Senza dorature né seghe Frescobaldiane. L'isola è stata, e spero lo sia ancora, grazie anche al lavoro del Dott. Marco Verdone ('Ogni specie di libertà' Altr'economia edizioni), un'oasi libera dalla chimica: nessuna traccia di antibiotici nelle feci degli animali, per intenderci, curati tutti con metodi omeopatici. Poi il carcere, ed il mare: non puoi fare un vino banale in un posto così. Nemmeno Frescobaldi ci riuscirebbe.
RispondiAndrea Gori
circa 11 anni fa - LinkNon sarei così tranchant ma in effetti Frescobaldi ogni tanto manca di sensibilità in certi approcci ma in questo caso direi che l'aspetto umano ha prevalso su tutto. Non so se dal video traspare ma la commozione e la partecipazione del Marchese Lamberto erano autentiche e scevre da ogni interesse commerciale il che non è sempre possibile ma quando succede i risultati nel bicchiere si vedono eccome.
RispondiFabio C.
circa 11 anni fa - LinkBella iniziativa, non c'è che dire. Peccato che in Italia si proceda sempre a macchia di leopardo e in base alle "persone" piuttosto che ai progetti... Questo in effetti non è il primo vino che nasce in un carcere, ad esempio a Velletri (40 km a sud di Roma) alcuni anni fa partì un progetto che portò sulle tavole, e negli scaffali della grande distribuzione, etichette come Il Fuggiasco, Sette Mandate e Il Recluso con una modalità, quella della cooperativa composta da detenuti e non detenuti, tutto sommato anche più interessante in prospettiva. Purtroppo in quel caso non c’erano big come Frescobaldi o Elisabetta Doni a sponsorizzare l’operazione, che credo sia ormai esaurita, ma il valore sociale ed etico dell’iniziativa era assolutamente identico. Anzi, forse ce n'era anche di più... Meno spettacolo ma più sostanza.
RispondiAntonio Brindisi
circa 11 anni fa - LinkRimaniamo allibiti, come abitanti civili dell'isola di Gorgona, che si parli di un'isola senza parlare del suo paese e dei suoi abitanti. Come sempre, la costosissima ed inutile colonia penale presente sull'isola, vi ha fatto credere che non ci fossero 67 residenti gorgonesi e, naturalmente, non vi ha messo in contatto con loro. Del vostro vino non ci importa niente se le varie iniziative non avvengono con la nostra collaborazione. Ma come si fa a venire in un posto senza conoscerne le origini? La direttrice in questione è alla ricerca solo di iniziative ad effetto per farsi della pubblicità con i soldi dei contribuenti e nulla fa per salvare il paese di Gorgona e i suoi abitanti da una sicura scomparsa, come è già successo per Pianosa. Anzi sull'isola questa signora non c'è mai pur percependo doppio stipendio dallo Stato. Il carcere di Gorgona versa in condizioni pietose, non c'è acqua potabile, non c'è luce senza enormi spese e con difficoltà, non ci sono trasporti, non c'è nessuna attività economica e i detenuti non hanno più lavoro. I soldi del vino (30-45 euro per un vino da sempre schifoso, che viene fatto qui da sempre, fa veramente ridere ed è per i polli e non ritorna certo al carcere!). Ma in che mondo vivete, in quello dei marchesi estinti da tempo?
RispondiAndrea Gori
circa 11 anni fa - LinkAntonio, a me non risulta che ci siano 67 residenti a Gorgona. L'unica che abbiamo incontrato è stata la signora ultraottantenne che ci ha confermato che è l'unica. Sinceramente non l'abbiamo torchiata a fondo, ci è bastata la sua parola, a quanto pare dovremo chiedere al Comune di Livorno quanti residenti risultino a Gorgona. Sul carcere e sulla pubblicità a noi è parso che la direttrice in realtà abbia trovato un modo per trovare fondi per gestire meglio il carcere e le attività di recupero dei detenuti. Sulle attività economiche dell'isola e sulle sue condizioni non credo che il carcere possa fare qualcosa, sul vino non credo tu l'abbia assaggiato però se lo hai fatto mi farebbe piacere confrontarmi in maniera un minimo più costruttiva perchè dire che è "schifoso" non è proprio possibile. Ma è probabile che stiamo parlando di due prodotti diversi.
RispondiAntonio Brindisi
circa 11 anni fa - LinkI residenti sono 67. Stabilmente ci vivono 10 persone, tra cui la mia famiglia di 6. Come abitanti siamo continuamente minacciati dalla colonia penale, proprio da questa Giampiccolo che qui non c'è mai. Addirittura si è arrivati al mio personale impedimento di accedere alle nostre case! Il vino si fa da sempre a Gorgona con i detenuti, spesso con pessimi risultati. Spero che quest'ultimo sia migliore, ma io non lo comprerò mai a 35 euro alla bottiglia e comunque i soldi non torneranno ai detenuti. Se vuole più informazioni vada sul blog www.ilgorgon.blogspot.com. Il sito sulla Gorgona, una vera enciclopedia, ce lo ha fatto chiudere sempre la Giampiccolo, usando cavilli di legge ad hoc che contrasteremo in tribunale per abuso di autorità, così come per altri aspetti molto discutibili. Questo è quello che succede a Gorgona, oltre gli sprechi e la mediocrità ministeriale mascherata da carcere modello... .
RispondiLascitta
circa 11 anni fa - Linkanch'io lo definirei schifoso quel vino, visto che è proprio sotto l'effetto del vino che vengono spesso commessi reati. Corretta l'affermazione del signor Brindisi. Vergognoso che si voglia dare a quel carcere parvenza di carcere modello con i costi che ha per il Ministero (quanto costa il carburante per la motovedetta? quanto il personale - educatore, direttrice - che riceve un'indennità maggiore per stare negli uffici di Livorno invece di occuparsi dei detenuti e conoscere la loro realtà e loro effettive esigenze). Che mi si spieghi inoltre perché non si fa altro che pubblicizzare questo carcere? Perché se ne scrive? Ovviamente c'è chi teme possa chiudere. Dare un'immagine di carcere modello serve e serve tanto... ma non a 50 detenuti che potrebbero fare lo stesso lavoro nella penisola e con minori costi
RispondiLascitta
circa 11 anni fa - LinkMa è da intendere come un "serviti della natura" o "tieniti al servizio della natura"? Qualsiasi frase ad effetto viene utilizzata per dare a questo carcere la parvenza di carcere modello. Si produce vino affermando che farlo è rieducativo. Mi piacerebbe sapere a quale pedagogia si ispirano gli educatori! Al detenuto si passa il messaggio che il vino fa bene e rieduca ed è facile che si generalizzi. Per il momento si può dire che quella natura è al servizio di chi vuole che quel carcere resti aperto perché lì il personale penitenziario e amministrativo guadagna punteggio e ha un'indennità maggiore perché zona disagiata. Mi farebbe piacere inoltre sapere perché il personale non sta sull'isola e sta imboscato negli uffici di Livorno mentre i detenuti aspettano la vera rieducazione, che non si ottiene tenendo occupati i detenuti ma facendoli riflettere sul reato, sul valore del lavoro, quello produttivo e creativo, e sulle conseguenze di scelte ben ponderate. Si è mai parlato ai detenuti delle conseguenze dell'abuso dell'alcol? Molti dei loro reati sono stati commessi sotto l'effetto dell'alcol... Il provveditorato prima di approvare certi progetti dovrebbe riflettere un po' di più, tenendo conto soprattutto dei costi che questa struttura ha per il ministero. Struttura destinata a soli 50 detenuti. Uno spreco. Un grande spreco per tenere aperto quel carcere. Complimenti a Brindisi, che quell'isola ritorni ai legittimi abitanti
RispondiAntonio Brindisi
circa 11 anni fa - LinkLa ringrazio. Ma qui ormai l'ipocrisia e la malainformazione in mano a dei burocrati imcompetenti che usano i soldi delo Stato per farsi belli con iniziative ad alto impatto mediatico è la prassi. Hanno desertificato Pianosa e ora vogliono farlo con Gorgona, imposessandosi di due isole bellissime senza pagare un euro, spopolandolo dei loro abitanti originari, privandole della loro vera anima. Poi si usano i detenuti per farsi belli, come fossero marionette in mano al burrattinaio di turno. La prima cosa da fare a Gorgona è proprio far rivivere il paese e, in collaborazione con gli abitanti, che hanno sempre vissuto insieme ai detenuti in libertà, fare iniziative concordate, tese al miglioramento del consesso civile e al futuro reinserimento dei detenuti. Qui invece si uccide un paese e non si reinserisce proprio nessuno.
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