Merano 2011 | Assaggi seriali e Sauternes

di Fiorenzo Sartore

Ci facciamo i Sauternes? E’ andata così, con queste testuali parole: io e Antonio a Merano, in quella specie di parco giochi per bambini cresciuti ed enofili compulsivi che è il Merano Wine Festival. Decidiamo di buttarci in modo parossistico e bulimico su una riga di assaggi tra i più difficili, se fatti in sequenza ravvicinata: il maestoso Sauternes, il vino dolce da uve ammuffite, che è il genere di presentazione utile ad inorridire quelli fuori dal cerchio magico – poi però lo assaggiano e ne vogliono ancora. Insomma diciamo quella cosa brutta e ci mettiamo al lavoro. Facciamoci i Sauternes.

Château Bastor – Lamontagne. 2009: grande pienezza in bocca, si fa perdonare la pungenza al naso. La traccia solfitosa, e quella del sauvignon, che si annunciano comuni a quasi tutti gli assaggi, da qui in avanti, sono evidenti. 88/100. Il 2007 è più composto al naso ed infatti invita ad indugiare nel bicchiere per godere meglio la maggiore complessità. In bocca la dolcezza intensa è segnata da una curiosa vaniglia. 90/100

Château Coutet. 2009 largo e spalmato. Gli aromi sono imperiosi, il miele prevale sui solfiti (evviva). Bocca decisa e lunga, bene così, 89/100. Col 2004 si va sulla serietà, eccoci già a declinare le iperboli: naso stratificato di miele finissimo, in bocca appare serio, la compostezza della maggiore età toglie ogni ammiccamento. E’ retto da un’acidità affilata, reinvita alla beva, ottimo, 92/100.

Château de Fargues. Un 2008 di grande soddisfazione sia olfattiva che gustativa: la pienezza sembra la cifra di questo Sauternes, che schiera le note tipiche del genere con forza: punte riferibili alla muffa nobile mixate ai ricordi di foglia di pomodoro, 92/100. Il 2007 è totalmente seduttivo, cominciamo a vacillare sotto i colpi di miele/muffa/vegetale (il solito sauvignon?). Davvero gnoccolone, dolcezza infinita eppure senza stanchezze, 93/100.

Château de Rayne Vigneau. Il serial test diventa impegnativo. Il 2008 sembra appena meno esorbitante al naso rispetto a quanto sentito finora: sto andando in saturazione? Forse ha solo una fase evolutiva meno sparata, quasi lo perdono. Certo si riprende in bocca alla grande. Allargatissimo ed imperioso, 91/100. Sul 2007 ho gli appunti più contraddittori e pieni di cancellature: o ero in saturazione, oppure è davvero un’interpretazione appena meno riuscita: al naso appare meno significante, ma mi piace l’ottima freschezza di bocca, 89/100.

Château Doisy Daëne. Cominciano le allucinazioni? Mi intestardisco a rilevare note lievi e piacevoli che ricordano il cacao, finissimo. Certo qui non sembra la pungenza a farla da padrone, e questa release mi piace molto, 92/100. Il produttore presenta un 1997 (e vai, arriva qualcosa di maturo) che parte benissimo, con un naso finalmente stratificato e concettuoso, e mi cade (ahi) sulla bocca appena troppo lieve. Peccato, ero già pronto ad intonare il peana. Comunque un 89/100, insomma, mica male.

Château Guiraud. Finiamo in bellezza? Oddio, non posso dire che fin qui sia stato malissimo. Però il rischio lingua asfaltata ormai è imminente, eppure Guiraud stordisce lo stesso con la sua classe sovrumana, stupisce perché evoca note inedite (cera d’api) che riescono a ridestare i miei recettori olfattivi così violentemente abusati. Insomma tutti zitti in adorazione del 2003, stilosissimo, 94/100. Poi arriva il 2001 e ti accorgi di aver esaurito la terminologia disponibile. E’ solenne, molto impegnativo, capisci che forse non andrebbe bevuto in piedi, durante una specie di orgia degustativa-compulsiva. E che ci possiamo fare, è andata così, non volevo essere irrispettoso. 95/100

Finita l’esperienza memorabile, rimane il cavo palatale invaso dal miele. Un miele acido, che infila una persistenza interdentale ineliminabile per un bel po’. Dopo un simile abuso dei nostri sensi serve un’ora di calma e un litro d’acqua nella speranza di resettare le papille. Nell’attesa, abbiamo tempo per meditare (allegria) sugli effetti della ferocissima solfitazione che, come è noto, viene inflitta ai Sauternes. Che ne sarà di noi? Aspettiamo di venire colti dal feroce mal di testa ma, alla fine, non accadrà. Ci pare d’aver superato una prova. Voi, comunque, non rifatelo a casa.

avatar

Fiorenzo Sartore

Vinaio. Pressoché da sempre nell'enomondo, offline e online.

17 Commenti

avatar

lurkerologo

circa 13 anni fa - Link

Buongiorno Fiorenzo. Devo assolutamente farti una domanda. Avendo assaggiato diversi Sauternes e non avendo trovato alcunchè di speciale ti chiedo se è indispensabile superare una certa soglia di prezzo per trovarne di decorosi (oltre i 100 euro) oppure ne esistono al di sotto di questi prezzi che vale la pena assaggiare. Se si quali? Ho una passionaccia per i passiti nostrani e confrontandoli con questi vini dolci francesi trovo che i nostri siano di gran lunga superiori. Chiaro che non sono gli stessi vini ma lo scopo che hanno nella vita è identico (a mio modesto parere). Anche i vini ghiacciosi (austriaci o canadesi e anche qualche italiano) sono oltre la sofglia dei francesi. Non è che che come per gli champagne bisogna fare un mutuo per bere in modo soddisfaciente (diciamo 450 euro a boccia)? Ho come l'impressione che i cugini transalpini ci vendano piombo per oro. Con profonda stima e affetto

Rispondi
avatar

Fiorenzo Sartore

circa 13 anni fa - Link

nel ricambiare i sensi della stima e dell'affetto, ti diro' quel che mi disse una volta un importatore, e a questo ancora mi attengo: i sauternes "da prezzo" sono deludenti perche' ci vanno giu' pesante con lo zuccheraggio (consentito). credo che sia un problema di finzione: "fingere" la dolcezza con un espediente non e' la stessa cosa che ottenere quella dolcezza con la vendemmia acino-per-acino (che, a parte yquem, pare non faccia ormai quasi nessuno) - questo perche' la botrytis cinerea, la muffa che disidrata le uve per il sauternes, non aggredisce l'intero grappolo, ma solo alcuni acini. questi, e solo questi, andrebbero vendemmiati. la muffa poi appare nell'arco di una-due settimane, in modo randomizzato: per questo si fanno svariati passaggi in vigna, ed ogni volta si porta in cantina una piccola partita di uva cosi' conciata. ad ogni microvendemmia si effettua una vinificazione, definita "tri" se ricordo bene, e questi numerosi tri andranno assemblati alla fine, a seconda di come appariranno soddisfacenti. significa anche che certi tri sono scartati. in alternativa puoi vendemmiare un po' quel che trovi, poi via con lo zucchero. il significato generale della storiella e' che nel vino chi cerca scorciatoie spesso fornisce prestazioni molto minori. tuttavia la vinificazione per tri e' orrendamente onerosa. ecco spiegato (anche) il motivo di alcuni prezzi. certe vinificazioni da ghiaccio, come molte vendemmie tardive alsaziane, hanno maggiore eleganza rispetto all'esondante possanza dei sauternes, e molti amici miei li preferiscono di gran lunga. pero', anche qui, se vai sui prezzi stellari hai prestazioni indimenticabili.

Rispondi
avatar

lurkerologo

circa 13 anni fa - Link

ho come l'impressione che Torquemada si sia infiltrato nella redazione di IV. Oppure qualche sarto. Il taglia e cuci che sta imperando qui diventa uno stucchevole esercizio di potere. Ziliani certe cose non le fa

Rispondi
avatar

Fiorenzo Sartore

circa 13 anni fa - Link

cioe' non la risposta non andava bene? e che deve fare uno per intrattenervi, uff

Rispondi
avatar

lurkerologo

circa 13 anni fa - Link

la risposta è perfetta grazie. il tuo comportamento da veterocomunista un po' meno

Rispondi
avatar

lurkerologo

circa 13 anni fa - Link

dimenticanza: ma perchè costano un patrimonio visto che ne producono a ettolitrate?

Rispondi
avatar

lurkerologo

circa 13 anni fa - Link

soddisfacente pardon oggi che il milan ha vinto scrivo come un albanese

Rispondi
avatar

bacillus

circa 13 anni fa - Link

Cacchio, che invidia...

Rispondi
avatar

Nic Marsèl

circa 13 anni fa - Link

Completamente fuori argomento. "Governo vicinissimo alle dimissioni". Ci sono gli estremi per un post dedicato. Personalmente mi preparo a stappare un "Capo di Stato" 2004 di Loredan Gasparini :-)

Rispondi
avatar

lurkerologo

circa 13 anni fa - Link

e io berrò champagne. la dipartita delle schifezze va festeggiata con altrettante schifezze

Rispondi
avatar

she-wolf sweet tooth

circa 13 anni fa - Link

Fiore e Tomax, dal racconto sembrate due Grizzly che hanno trovato un favo di miele. Io non mi preoccuperei troppo delle conseguenze della solfitazione sui vostri fisici rocciosi.

Rispondi
avatar

Nelle Nuvole

circa 13 anni fa - Link

Sbaglierò, ma ho l'impressione che i Sauternes siano o buoni-ottimi, cioé complessi, persistenti, equilibrati, speciali, in alcuni casi unici, in grado di regalare emozioni persino a due irsuti degustatori in piedi nella calca, o pessimi. In entrambi i casi fra il costoso e il costosissimo. Se rientrano nella prima categoria non sono mai pronti quando vengono commercializzati ed è quindi molto facile liquidarli come dolci-dolciastri-pesanti. Se rientrano nella seconda categoria fanno felice lurkologo e la sua granitica convinzione che al di là delle Alpi son più bravi a vendere il vino che a farlo.

Rispondi
avatar

bacillus

circa 13 anni fa - Link

Questa ragazza è una dei più raffinati ed incisivi psicologi della degustazione del vino che esistano. Fa persino paura in questa sua capacità di elaborare razionalmente e sinteticamente ambiente, contesto, emozioni, pregiudizi, biases. Micidiale.

Rispondi
avatar

Fabio Cagnetti

circa 13 anni fa - Link

Sui prezzi secondo me ci sono troppi luoghi comuni; tenendo ben presente quali siano le rese (in media 9 q/Ha per Yquem, tra 12 e 20 per le altre proprietà) e le problematiche tecniche e tecnologiche connesse alla vinificazione dei Sauternes, e ricordando che in ogni caso il prezzo lo fa il mercato, se si considera che si riescono a trovare vini eccellenti nella fascia dei 25 euro per la mezza bottiglia si può convenire che si tratti di cifra tutt'altro che astronomica. Cifra che peraltro viene superata agilmente da non pochi dei migliori vini dolci italiani. Poi è chiaro che per Yquem vale la dinamica del prodotto scarso, di lusso, come per Lafite o Romanée-Conti. In ogni caso è ben difficile che possa non essere il miglior Sauternes della sua annata, certo che quando con una bottiglia di Yquem si può comprare una cassa di un Sauternes valido è sacrosanto farsi due conti in tasca.

Rispondi
avatar

Dr_Swampo

circa 13 anni fa - Link

Assaggiato recentemente : Chateau Villefranche' Sauternes Barsac Aoc Costosetto ma Ottimo. Certo evviva i passiti che son meno cari...però il sapore è un altro...una categoria non sostituisce l'altra!!!

Rispondi
avatar

vinogodi

circa 13 anni fa - Link

..CITO da Cagnetti:"Poi è chiaro che per Yquem vale la dinamica del prodotto scarso, di lusso, come per Lafite o Romanée-Conti" RISPONDO:Non ritengo coerente la similitudine dal punto di vista qualitativo, seppur lo consenta in termini di storia e blasone. Salvo rarissime eccezioni,Yquem non ha mai raggiunto né i picchi qualitativi dei due suddetti, né quelli economici. Se i due , appunto suddettim, sono ai vertici delle loro categorie , Yquem, salvo annate straordinarie, non lo è quasi mai e difficilmente lo sarà. C'è ben altro di emozionante , in giro per l'Europa, fra le soluzioni idroalcooliche enoaltozuccherine...

Rispondi

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.